Confermati anche in appello i 30 anni di galera per il killer di Stefano Leo
Respinta la richiesta di perizia per l'imputato che ha ucciso la prima persona felice che gli è passata davanti.
Confermati anche in appello i 30 anni di galera per il killer di Stefano Leo.
Pena a 30 anni
E’ stata confermata anche in appello la pena a 30 anni di reclusione per omicidio nei confronti di Said Mechaquat, 27 anni, origini marocchine, accusato d’aver assassinato per futili motivi il biellese Stefano Leo, 33 anni, commesso della K-Way sgozzato con un affilato coltello in ceramica ai Murazzi a fine febbraio 2019.
Perizia psichiatrica respinta
La sentenza, che conferma il verdetto di primo grado, è stata emessa ieri mattina dalla corte d’Assise d’appello di Torino. Il legale dell’imputato, avvocato Basilio Foti, aveva chiesto l’esecuzione di una nuova perizia psichiatrica al fine di vedersi riconosciuto almeno un parziale vizio di mente. I giudici hanno però respinto l’istanza.
Come un terrorista privato
Per il sostituto procuratore generale Giancarlo Avenati Bassi - che rappresentava l’accusa - l’assassino (nella foto) ha agito come un «terrorista privato» e - confermato una delle tesi emerse nel corso dei mesi -ha ucciso Stefano Leo come estremo passaggio di un prolungato stalking alla ex fidanzata che lo aveva lasciato e che abita con il suo nuovo compagno (che a detta di molti assomiglia moltissimo al commesso biellese) a poca distanza dal luogo dell’omicidio. Una ricostruzione che ha parzialmente riscritto il delitto. Con quell’omicidio, l’imputato avrebbe forse voluto terrorizzate ulteriormente a ex.
La mamma: "Resta l'immenso dolore"
All’uscita dall’aula della Corte d’Assise d’appello, Mariagrazia Chiri, madre della vittima, ha così commentato la decisione dei giudici: «E’ la risposta alla domanda di giustizia che avevamo avanzato. Resta l’immenso dolore».
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