Condannato per usura
E’ stata confermata anche dalla Superma Corte di Cassazione la sentenza di condanna a tre anni e mezzo di reclusione più 8.500 euro di multa, nei confronti di Roberto Ceresa, 59 anni, mediatore finanziario di Biella, accusato di usura ai danni di una commerciante quarantenne di Varese Ligure, ma da qualche anno residente a Bedonia (nella foto della Gazzetta di Parma). La pena era stata ridotta in Appello di sei mesi rispetto al processo di primo grado che si era svolto due anni fa di fronte ai giudici del Tribunale di Chiavari. Il tutto confermato in Cassazione. La Corte ha infine riconosciuto il diritto della parte lesa a ottenere un risarcimento pari a 100 mila euro.
Il caso è dunque arrivato al capolinea dopo cinque anni di battaglie legali da parte della commerciante, Raffaelle Delpoio, titolare dell’omonimo negozio di piante e fiori e collaboratrice di una azienda di prodotti biologici a Strela di Compiano, che dal 2006 lottava per aver ragione sugli sconcertanti fatti che l’avevano coinvolta trascinandola nel vortice dei debiti e della disperazione.
Una donna coraggio, Raffaella Delpoio (nella foto della Gazzetta di Parma), che nel momento della disperazione ha tirato fuori la grinta e la rabbia contro chi l’aveva messa nell’angolo con cinismo e spregiudicatezza. Il caso risale al 2006 quando Ceresa prestò alla commerciante spezzina oltre 383 mila euro in varie tranche con la promessa di riceverne 472 mila pochi mesi a un tasso evidentemente a strozzo addirittura del 147 per cento. La commerciante per un po’ riuscì a far fronte al debito, ma quando la situazione divenne insostenibile denunciò tutto alla Guardia di finanza. Intercettazioni telefoniche e ambientali, filmati e documentazione cartacea incastrarono poco alla volta Roberto Ceresa, che, alla fine, venne arrestato.
«E’ stata un’esperienza terribile che non auguro a nessuno - racconta -. L’ho descritta tutta in un libro che ho deciso di pubblicare, dalle mie esperienze alla descrizione nel dettaglio del reato di usura. Ero titolare dell’attività commerciale nel centro della valle del biologico, a Varese Ligure e mi sono trovata in difficoltà. Ho incontrato una persona che, fingendosi amica, si è proposta di aiutarmi. Non era un amico. Creò invece un giro vorticoso di assegni con interessi alle stelle. Ho trascorso due anni a cercare di uscire da questo vortice finché una mattina ho preso coraggio e mi sono rivolta alla Guardia di finanza e ho raccontato tutto ciò che mi stava accadendo. Ho avuto paura. Tanta paura. Ho dovuto relazionarmi molte volte per dimostrare l’usura, le minacce velate, raccontare, spiegare, documentare, ma oramai non c’era più nulla da nascondere. Posso dare un consiglio a tutti? Denunciate gli strozzini...».
Valter Caneparo