Condannato ex “terrore della movida

BIELLA - Eccolo di nuovo sulla scena giudiziaria il giovane marocchino che era stato ribattezzato “terrore della movida biellese”, stavolta accusato d’aver derubato un ragazzo di un prezioso IPhone 5S e poi d’avergli estorto 80 euro per la restituzione. Un fatto per certi versi fotocopia di tanti altri casi analoghi che lo riguardano. E meno grave di tanti altri. Azzedine Boualoua, 26 anni, per l’anagrafe residente a Biella, era sparito dalla circolazione dopo che ne aveva combinata un’altra delle sue ed era finito in carcere. Pochi giorni dopo, in seguito ad un provvedimento contestato, era tornato in libertà e si era dato come si suol dire alla macchia. C’è chi sostiene che da quel giorno sia tornato in Marocco, altri giurano che abbia solamente cambiato città.
Nei giorni scorsi avrebbe dovuto comparire davanti al giudice, Paola Rava. Ma risulta latitante. In aula c’era solo il suo difensore, Cristian Conz. Per il furto c’era poco da fare anche perché l’amico del derubato aveva indicato con certezza il volto dell’imputato in mezzo ad altre otto foto segnaletiche. La condanna, l’ennesima della lunga “carriera” delinquenziale del marocchino, è dunque arrivata. Il legale è invece riuscito a far assolvere il suo cliente latitante dall’accusa di estorsione anche se il pubblico ministero, Elena Lionetti, aveva chiesto una condanna a tre anni di reclusione. Solo perché, in realtà, la trattativa per la restituzione del telefono, non era stata fatta in prima persona dall’imputato, bensì da un altro nordafricano sulla quarantina - mai identificato - che aveva spiegato al derubato e all’amico di potersi mettere in contatto con Azzedine e di poter recuperare lo smartphone della Apple. Così era stato. Il giovane aveva prelevato la cifra richiesta a uno sportello bancomat, l’aveva consegnata al nordafricano rimasto sconosciuto e aveva così riottenuto il suo telefono cellulare.
V.Ca.
BIELLA - Eccolo di nuovo sulla scena giudiziaria il giovane marocchino che era stato ribattezzato “terrore della movida biellese”, stavolta accusato d’aver derubato un ragazzo di un prezioso IPhone 5S e poi d’avergli estorto 80 euro per la restituzione. Un fatto per certi versi fotocopia di tanti altri casi analoghi che lo riguardano. E meno grave di tanti altri. Azzedine Boualoua, 26 anni, per l’anagrafe residente a Biella, era sparito dalla circolazione dopo che ne aveva combinata un’altra delle sue ed era finito in carcere. Pochi giorni dopo, in seguito ad un provvedimento contestato, era tornato in libertà e si era dato come si suol dire alla macchia. C’è chi sostiene che da quel giorno sia tornato in Marocco, altri giurano che abbia solamente cambiato città.
Nei giorni scorsi avrebbe dovuto comparire davanti al giudice, Paola Rava. Ma risulta latitante. In aula c’era solo il suo difensore, Cristian Conz. Per il furto c’era poco da fare anche perché l’amico del derubato aveva indicato con certezza il volto dell’imputato in mezzo ad altre otto foto segnaletiche. La condanna, l’ennesima della lunga “carriera” delinquenziale del marocchino, è dunque arrivata. Il legale è invece riuscito a far assolvere il suo cliente latitante dall’accusa di estorsione anche se il pubblico ministero, Elena Lionetti, aveva chiesto una condanna a tre anni di reclusione. Solo perché, in realtà, la trattativa per la restituzione del telefono, non era stata fatta in prima persona dall’imputato, bensì da un altro nordafricano sulla quarantina - mai identificato - che aveva spiegato al derubato e all’amico di potersi mettere in contatto con Azzedine e di poter recuperare lo smartphone della Apple. Così era stato. Il giovane aveva prelevato la cifra richiesta a uno sportello bancomat, l’aveva consegnata al nordafricano rimasto sconosciuto e aveva così riottenuto il suo telefono cellulare.
V.Ca.