«Cercò di uccidere il compagno: 7 anni»
BIELLA - E’ scoppiata in lacrime e si è messa a urlare a squarciagola che era innocente, Camilla Delmastro, 51 anni, di Biella, dopo che il Pubblico ministero, Giorgio Reposo, al termine di una dura requisitoria, ha chiesto nei suoi confronti una condanna a sette anni di reclusione per tentato omicidio del suo ex compagno, al termine della prima udienza del processo con rito abbreviato in corso davanti al giudice dell’udienza preliminare, Claudio Ferrero. Erano le tre di mercoledì pomeriggio quando la tranquillità del palazzo di giustizia, con gli uffici ormai chiusi da ore al pubblico e con nessun’altro processo in corso tranne quello per il tentato omicidio, peraltro a porte chiuse, è stata rotta dalle urla di una donna che stava piangendo e continuava a ripetere: «Sono innocente».
BIELLA - E’ scoppiata in lacrime e si è messa a urlare a squarciagola che era innocente, Camilla Delmastro, 51 anni, di Biella, dopo che il Pubblico ministero, Giorgio Reposo, al termine di una dura requisitoria, ha chiesto nei suoi confronti una condanna a sette anni di reclusione per tentato omicidio del suo ex compagno, al termine della prima udienza del processo con rito abbreviato in corso davanti al giudice dell’udienza preliminare, Claudio Ferrero. Erano le tre di mercoledì pomeriggio quando la tranquillità del palazzo di giustizia, con gli uffici ormai chiusi da ore al pubblico e con nessun’altro processo in corso tranne quello per il tentato omicidio, peraltro a porte chiuse, è stata rotta dalle urla di una donna che stava piangendo e continuava a ripetere: «Sono innocente».
Sottoposta a diverse perizie psichiatriche, l’imputata è stata alla fine ritenuta affetta da una parziale incapacità. La difesa, sostenuta dall’avvocato Roberta Formica di Vercelli, ha infatti chiesto l’assoluzione della sua assistita per non aver commesso il fatto come dalle dichiarazioni rilasciate dal padre della donna, presente in casa al momento del ferimento. In subordine, il legale ha chiesto la derubricazione del reato da tentato omicidio a lesioni personali e il minimo della pena.
Il giudice ha quindi rinviato il processo al 30 novembre quando si tornerà in aula per le repliche e la sentenza.
L’aggressione - stando a quanto ha ricostruito la Procura in base alle indagini della polizia - è avvenuta al culmine dell’ennesima lite. L’indagata ha ridotto in fin di vita a colpi di mannaia il convivente, Vincenzo Scerba, 57 anni, trascinata da una furia senza senso. C’è chi ci avrebbe scommesso che, prima o poi, sarebbe successo qualcosa di grave in quella palazzina di via Gorei: già troppe volte, in passato, le forze dell’ordine erano intervenute per riportare la calma in quella famiglia. Screzi pesanti e ritorsioni, c’erano stati anche con i vicini. In un’occasione, l’indagata avrebbe persino dato fuoco alla sedia a rotelle del figlio della vicina.
Quel venerdì sera era scoppiato l’inferno. «Quell’appartamento sembrava una macelleria, c’era sangue dappertutto», si era lasciato sfuggire un inquirente, schifato e cereo. Il ferito, dopo mesi trascorsi in ospedale, si era ripreso.
Camilla Del Mastro ha un curriculum giudiziario di tutto rispetto. Nel 2003, quando abitava a Vercelli, aveva addirittura cercato di uccidere un maresciallo dei carabinieri. Messa agli arresti domiciliari, era di nuovo finita nei guai per minacce al convivente di allora. Arrestata in un secondo momento per resistenza a pubblico ufficiale, era “evasa” da casa con l’intenzione, ancora una volta, di recarsi a Vercelli e di far fuori il compagno.
V.Ca.