Carceri, il sindacato OSAPP: nel manuale operativo Polizia Penitenziaria resa ancora più succube dei detenuti
Il manuale operativo è stato presentato lo scorso 5 settembre presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri dal Sottosegretario per la Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove
La maxi operazione al carcere di Biella, che ha smantellato di fatto una rete di spaccio di droga che durava da anni (i fatti e i retroscena sono raccontati su Eco di Biella in edicola oggi), ha indignato tutti. Il sindacato che rappresenta il personale della Polizia Penitenziaria, in una nota a firma di Leo Beneduci, Segretario Generale dell'OSAPP (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), ha dichiarato quanto segue:
"In questi mesi come sindacato nazionale rappresentativo del personale di Polizia Penitenziaria abbiamo auspicato e richiesto più volte la predisposizione da parte dell'amministrazione penitenziaria centrale (il Dap) di protocolli operativi di portata nazionale da utilizzare nelle operazioni di servizio nelle carceri, così da evitare problemi di legittimità e di disomogeneità legati al frazionamento delle procedure tra un istituto penitenziario e l'altro e tali da consentire che nelle azioni spesso problematiche e a rischio condotte nelle sezioni detentive, finalmente svolte da tutti nel pedissequo rispetto delle regole anche di levatura europea, potesse evitarsi qualsiasi spiacevole conseguenza persino di natura giudiziaria".
Il manuale operativo rende gli agenti ancora più succubi dei detenuti
"Purtroppo il manuale operativo presentato lo scorso 5 settembre presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri dal Sottosegretario per la Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove unitamente al Capo dell'amministrazione penitenziaria Giovanni Russo e al Vice Capo dell'amministrazione Lina Di Domenico, sulla base degli atti forniti dalla stessa amministrazione al sindacato - prosegue il sindacalista - non solo non mantiene le auspicate e valide caratteristiche che si sarebbero rese necessarie ma addirittura rappresenta un vero e proprio arretramento del ruolo e delle attribuzioni istituzionali della Polizia Penitenziaria che, in alcuni passaggi, viene posta in condizioni prossime alla sottomissione e alla deferenza nei confronti dei detenuti.
Infatti, capita di leggere in un paragrafo che il personale con i detenuti deve: '...tenere un tono basso non guardare il detenuto fisso negli occhi, adottare un linguaggio semplice con frasi brevi e adottare un atteggiamento rilassato e tranquillo.' ed in un altro ancora: '...contenere il soggetto (detenuto) mediante l'uso della forza fisica ex art.41 della Legge 354/1975 e qualora ciò non fosse possibile guadagnare la prima via di uscita (sic!)'.
Urgente quindi - conclude Beneduci - prima che le già precarie condizioni operative interne alle carceri per il personale del Corpo siano danneggiate in maniera irreparabile con grande rischio per la tenuta dell'intero sistema, che si provveda per il ritiro e l'integrale riscrittura del documento".