fermato l'altro evaso

Caccia all'uomo tra le risaie dopo la clamorosa evasione dal carcere di Vercelli

E' uno dei rapinatori arrestati nell'operazione Ice Eyes autori degli assalti nelle ville del Vercellese e Casalese tra il 2018 e il 2019

Caccia all'uomo tra le risaie dopo la clamorosa evasione dal carcere di Vercelli
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Caccia all'uomo tra le risaie e i boschi del Vecellese dopo la clamorosa evasione di due uomini dal carcere di Vercelli, avvenuta nella notte di san Silvestro. Mentre uno dei due detenuti è già stato rintracciato e riportato in cella - come sottolineano i colleghi di Primavercelli - è ancora uccel di bosco  Kristjan Mehilli, albanese, 27 anni, nella foto. Mehilli era in carcere per scontare una pena fino al 2029 per essere uno dei componenti degli “Ice Eyes”, Occhi di ghiaccio, la banda di rapinatori  che nel novembre 2018 assaltò tra le altre la villa dell’imprenditore alessandrino Riccardo Coppo a Cella Monte sulle colline di Alessandria. In carcere dal maggio 2019, grazie al lavoro investigativo dei Carabinieri di Casale Monferrato, Mehilli - all'epoca residente a Tortona - era stato condannato a una decina di anni di reclusione.

A dare notizia della clamorosa evasione "annunciata" il sindacato di polizia penitenziaria

“Adesso è prioritario catturare l’evaso”, denuncia Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria di Vercelli”. Capece evidenzia che “a compiere l’evasione sono stati due detenuti albanesi, con fine pena 2029 perché riconosciuti responsabili di rapina nelle ville del Casalese e Vercellese.

Un'evasione da film

I due si sono calati dalla cella e si sono recati nel perimetro interno del carcere. Si sono poi arrampicati sul muro di cinta e, aiutati da un complice che ha lanciato loro delle corde, si sono calati dal muro ma uno dei due è caduto, rompendosi un braccio, ed è stato bloccato dagli Agenti mentre l’altro è riuscito a fuggire con l’aiuto proprio del complice. In svariate occasioni, il SAPPe ha rappresentato e manifestato a gran voce la grave carenza di personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso l’Istituto di Vercelli e soprattutto l’inadeguatezza del muro di cinta, inagibile da anni. Vergognoso!”

"Evasione frutto si superficialità"

Per il leader del SAPPE, “questa di Vercelli è una evasione annunciata, frutto della superficialità con cui sono state trattate e gestite le molte denunce fatte dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria sulle condizioni di sicurezza dell'istituto. Se fossero state ascoltate le continue denunce del SAPPE, probabilmente tutti gli eventi critici denunciati e questa stessa evasione non sarebbe avvenuta. E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria.

Il SAPPE denuncia da tempo che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento e, come dimostra la vergogna del muro di cinta del carcere di Vercelli che è inagibile da anni nell’indifferenza dei vertici ministeriali e dipartimentali nonostante le nostre denunce. La verità è che i vertici del Ministero della Giustizia e dell’Amministrazione Penitenziaria hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali”.

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