Brucia la coperta, muore un agente

Brucia la coperta, muore un agente
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Tragedia ieri pomeriggio nella caserma della Polizia penitenziaria di viale dei Tigli, lo stabile che sorge di fianco al carcere, fuori dall’alto muro di cinta, che ospita gli alloggi di agenti e sottufficiali in servizio. Un assistente capo di 41 anni, Stefano Paba, stimato e benvoluto da tutti, è morto intossicato dal  fumo tossico che si è sprigionato dall’incendio della coperta e di parte del materasso del letto dove stava riposando in quanto influenzato.  E’ stata forse la sigaretta accesa a dar vita a quel rogo con tanto fumo e poca brace.

E’ stato un collega della vittima ad accorgersi di quel fumo che usciva dalla finestra socchiusa, spesso e acre, e a dare l’allarme. Sono accorsi in tanti, tutti con un solo obiettivo: salvare il collega e l’amico. Le finestre sono state spalancate e il rogo è stato spento con gli estintori. Ma è stato tutto inutile. Per l’assistente capo non c’è stato purtroppo più nulla da fare: era morto nel sonno, intossicato da quelle esalazioni velenose che lo hanno stroncato  dopo che si era addormentato con la sigaretta accesa.
«E’ un grande lutto per tutti noi - è il commento a caldo, con la voce rotta dall’emozione, della direttrice del carcere di viale dei Tigli, Antonella Giordano -. Stiamo parlando di un ottimo elemento, gentile, preparato e sempre disponibile. Non sento d’aver perso solo un collega, ma un importante elemento di una famiglia...».
Ancora ieri sera erano in corso gli accertamenti necessari per stabilire come si è sviluppato il rogo e quel fumo assassino. Di certezze  non ce ne sono anche se l’ipotesi della sigaretta accesa appare la più verosimile.
Stefano Paba, originario di Macomer, in provincia di Oristano, si trovava  nella sua camera. Si era disteso nel letto con il computer portatile sulle gambe e il doppio cuscino dietro la schiena per rimanere in posizione sollevata. Si è acceso una sigaretta. E si è lasciato trasportare dal silenzio e da quel momento di pace. La sigaretta è così finita sul plaid e il rogo si è ben presto sviluppato. Il fumo tossico che si è sprigionato ha in breve saturato la camera. Così,  per l’assistente capo della Polpenitenziaria non c’è stato purtroppo più nulla da fare.
Stefano Paba si era integrato molto bene nel tessuto sociale biellese. Era stimato sia dai colleghi sia dalla gente che lo conosceva. Era in servizio nel carcere di Biella da circa  diciotto anni. Dopo essersi arruolato e aver frequentato il corso di specializzazione, infatti, era stato subito trasferito nella struttura di viale dei Tigli.
  I familiari dell’assistente capo abitano in Sardegna e sono stati subito informati della tragedia. Nei prossimi giorni, dopo che il magistrato avrà concesso il nullaosta, decideranno se riportare la salma a Oristano oppure far celebrare il funerale nel Biellese.

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