Botte, insulti e sofferenze alla moglie

Botte, insulti e sofferenze alla moglie
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L’ennesima storia di maltrattamenti in famiglia è sfociata davanti ad un giudice mercoledì mattina. In questa vicenda, impressiona il tempo trascorso prima che la donna, picchiata per l’ennesima volta, trovasse il coraggio di varcare la soglia della caserma dei carabinieri di Cossato per denunciare i soprusi e raccontare di anni e anni d’infermo trascorsi in casa con un marito-padrone.  L’imputato, un marocchino di 51 anni residente nel Cossatese, ha preferito non presentarsi in aula davanti al giudice dell’udienza preliminare, Antonia Mussa, che lo ha comunque rinviato a giudizio per l’udienza del 22 marzo del prossimo anno quando inizierà il processo. Era comunque presente il difensore, avvocato Alessandra Guarini.

Stando al capo d’accusa, l’imputato avrebbe inflitto alla moglie di 36 anni (rappresentata dall’avvocato Alessandra Pizzarelli)  sofferenze fisiche e ancor più psicologiche, così da farle sopportare, per diversi anni, inaccettabili condizioni di vita. Nel capo d’imputazione si parla di privazioni assurde, dall’uscire di casa da sola al raggiungimento di normali obiettivi quali il conseguimento della patente di guida o il desiderio di proseguire negli studi. L’uomo avrebbe ostacolato anche le visite della suocera che avrebbe aiutato la moglie nello svolgimento delle faccende domestiche. In casa, l’imputato avrebbe trattato la consorte in varie occasioni come se non ci fosse, ignorandone la presenza anche per più giorni di fila, al punto da farla sentire inutile. L’avrebbe altresì criticata di continuo al punto da mortificarla. In un’occasione, avrebbe rifilato un pugno in faccia alla moglie e le avrebbe scagliato una sedia in testa.

Spesso le avrebbe riservato insulti molto pesanti e, in un caso, le avrebbe fratturato le cartilagini del naso. Tutto ciò fino al 12 luglio di due anni fa quando la donna ha trovato il coraggio di presentarsi dai carabinieri e denunciare il marito.

V.Ca.

L’ennesima storia di maltrattamenti in famiglia è sfociata davanti ad un giudice mercoledì mattina. In questa vicenda, impressiona il tempo trascorso prima che la donna, picchiata per l’ennesima volta, trovasse il coraggio di varcare la soglia della caserma dei carabinieri di Cossato per denunciare i soprusi e raccontare di anni e anni d’infermo trascorsi in casa con un marito-padrone.  L’imputato, un marocchino di 51 anni residente nel Cossatese, ha preferito non presentarsi in aula davanti al giudice dell’udienza preliminare, Antonia Mussa, che lo ha comunque rinviato a giudizio per l’udienza del 22 marzo del prossimo anno quando inizierà il processo. Era comunque presente il difensore, avvocato Alessandra Guarini.

Stando al capo d’accusa, l’imputato avrebbe inflitto alla moglie di 36 anni (rappresentata dall’avvocato Alessandra Pizzarelli)  sofferenze fisiche e ancor più psicologiche, così da farle sopportare, per diversi anni, inaccettabili condizioni di vita. Nel capo d’imputazione si parla di privazioni assurde, dall’uscire di casa da sola al raggiungimento di normali obiettivi quali il conseguimento della patente di guida o il desiderio di proseguire negli studi. L’uomo avrebbe ostacolato anche le visite della suocera che avrebbe aiutato la moglie nello svolgimento delle faccende domestiche. In casa, l’imputato avrebbe trattato la consorte in varie occasioni come se non ci fosse, ignorandone la presenza anche per più giorni di fila, al punto da farla sentire inutile. L’avrebbe altresì criticata di continuo al punto da mortificarla. In un’occasione, avrebbe rifilato un pugno in faccia alla moglie e le avrebbe scagliato una sedia in testa.

Spesso le avrebbe riservato insulti molto pesanti e, in un caso, le avrebbe fratturato le cartilagini del naso. Tutto ciò fino al 12 luglio di due anni fa quando la donna ha trovato il coraggio di presentarsi dai carabinieri e denunciare il marito.

V.Ca.

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