Botte in cella con una caffettiera

Botte in cella con una caffettiera
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Hanno patteggiato entrambi otto mesi di reclusione i due detenuti italiani che il 1° novembre scorso avrebbero aggredito nella sua cella un marocchino colpendolo con una caffettiera e con un calcio in modo così violento da provocargli delle lesioni giudicate guaribili in un mese. Accusati di lesioni personali aggravate, i due, Saul Falconetti, 28 anni, di Torino, e Umberto Prinzi, 44 anni, di Valenza (Alessandria), se la sono cavata con una pena tutto sommato mite davanti al giudice, Paola Rava.

Non sono chiari i motivi di quella che era parsa a tutti come una sorta spedizione punitiva nei confronti del detenuto marocchino da parte dei due imputati.

Tutto dovrebbe comunque essere collegato alle due clamorose proteste inscenate da detenuti nordafricani che nei giorni precedenti l’aggressione erano saliti sul tetto di uno dei padiglioni del carcere. Il marocchino aveva riportato la frattura dell’orbita destra e una contusione dello zigomo. Era stato quindi trasferito. I due imputati avevano cercato di inviare un messaggio agli altri detenuti del carcere dov’era finito lo straniero, ma il biglietto era stato intercettato dagli agenti penitenziari che avevano fatto buona guardia.

V.ca.

Hanno patteggiato entrambi otto mesi di reclusione i due detenuti italiani che il 1° novembre scorso avrebbero aggredito nella sua cella un marocchino colpendolo con una caffettiera e con un calcio in modo così violento da provocargli delle lesioni giudicate guaribili in un mese. Accusati di lesioni personali aggravate, i due, Saul Falconetti, 28 anni, di Torino, e Umberto Prinzi, 44 anni, di Valenza (Alessandria), se la sono cavata con una pena tutto sommato mite davanti al giudice, Paola Rava.

Non sono chiari i motivi di quella che era parsa a tutti come una sorta spedizione punitiva nei confronti del detenuto marocchino da parte dei due imputati.

Tutto dovrebbe comunque essere collegato alle due clamorose proteste inscenate da detenuti nordafricani che nei giorni precedenti l’aggressione erano saliti sul tetto di uno dei padiglioni del carcere. Il marocchino aveva riportato la frattura dell’orbita destra e una contusione dello zigomo. Era stato quindi trasferito. I due imputati avevano cercato di inviare un messaggio agli altri detenuti del carcere dov’era finito lo straniero, ma il biglietto era stato intercettato dagli agenti penitenziari che avevano fatto buona guardia.

V.ca.

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