Biker discriminato, si muove la Federazione

Chiesti chiarimenti sulla gara in cui un ragazzo autistico di Viverone non è stato fatto partire con gli altri.

Biker discriminato, si muove la Federazione
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Biker discriminato, si muove la Federazione. Chiesti chiarimenti sulla gara in cui un ragazzo autistico di Viverone non è stato fatto partire con gli altri.

Biker discriminato

La vicenda di Andrea, il ragazzo autistico di Viverone a cui domenica scorsa non è stato consentito di partire con gli altri concorrenti di una gara di ciclocross a Serravalle Sesia a causa di un regolamento poco chiaro, è finito sul tavolo della Federciclismo nazionale. A chiedere spiegazioni, infatti, dopo il post pubblicato su Facebook dalla sua squadra, la Flower Bike di Villareggia, e alcuni articoli sui giornali, è stato il presidente regionale della federazione, Giovanni Vietri, che, attraverso una lettera, ha chiesto chiarimenti sulla vicenda. Ad attendere una rapida risposta è anche l’allenatore del team, Cristian Peterlin: «Domenica abbiamo una gara ad Acqui Terme - spiega - e vorremmo sapere come dovremo comportarci. Restiamo dell’idea che Andrea debba partire insieme a tutti gli altri».

Sotto accusa

I giudici di gara, domenica scorsa, hanno deciso che il ragazzo doveva correre da solo, partendo trenta secondi dopo i suoi coetanei. A quel punto i compagni di squadra si sono rifiutati di partire rimanendo al suo fianco.

«Con coraggio e mettendoci la faccia, tutti e dieci vanno in riunione tecnica e lo comunicano alla giuria - ha spiegato la squadra sui social - le altre squadre non sono d'accordo, conoscono Andrea da tre anni e chiedono di farlo partire come sempre, insieme agli altri, perché lui sa correre esattamente come i suoi coetanei. Niente, proprio non si può fare, perché lui è diverso dagli altri. La squadra abbandona la gara e decide di andare a festeggiare questa vittoria, perché avere il coraggio di "metterci la faccia" a 13-17 anni va considerata come una vittoria morale, un successo nella propria esperienza di vita. Come società e come educatori non possiamo che essere soddisfatti del lavoro fatto finora ed orgogliosi di questi ragazzi».

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