Barbero “riporta” il Medioevo al Ricetto

Barbero “riporta” il Medioevo al Ricetto
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CANDELO - L’occhio della telecamera entra nell’intimità di una delle cantine, poi balza sull’asse di una rua, e si impiglia tra i carretti, la frutta e la verdura, gli orli dei gonnellonni e le pieghe delle casacche di uomini e donne d’altri tempi.  Il cantore che arricchisce le riprese con il suo racconto si ferma e, a un certo punto, provoca, chiosando che sono state uccise più streghe all’epoca di Michelangelo e di Newton che al tempo di Dante.  Basta scrivere “rua”, e subito i biellesi pensano al Ricetto di Candelo. Che, ancora una volta, torna sotto i riflettori come ambientazione per una nuova produzione televisiva.  Questa volta si tratta del programma di approfondimento “a.C.d.C.”, in onda sul canale tematico Rai Storia (da palinsesto, il giovedì alle ore 21.30), che vedrà il sito candelese tra i punti forti delle tre località scelte per il nuovo documentario, che come titolo porta “Medioevo da non credere”.Il cantore in questione è, invece, il professor Alessandro Barbero, noto storico e scrittore, che martedì è stato protagonista delle riprese tra interni ed esterni nel Ricetto. Con lui, la troupe Rai e l’autore, Davide Savelli; nonché i rievocatori dell’associazione storico culturale no profit “I Credendari del Cerro”.“Eco di Biella” è stato ospitato sul set. «“Medioevo da non credere” è una cavalcata nel Medioevo, uno dei periodi storici più lunghi, pensiamo alla sua durata di un millennio, questo già chiaro indice che qualcosa non torna - racconta Davide Savelli - Si incentrerà, infatti, sui luoghi comuni riferiti al Medioevo, tutti da sfatare. Abbiamo scelto dieci temi da sviluppare: tra questi pregiudizi, cito la servitù della gleba, l’Inquisizione, le pratiche sessuali come la cintura di castità, fino allo ius primae noctis. Diremmo oggi delle “fake news”, ovvero delle bufale, che sono quasi sempre delle descrizioni postume, sorte nei secoli successivi.  Per far questo, ci avvaliamo di un divulgatore e studioso del calibro di Alessandro Barbero, tra l’altro speciale medievalista».La messa in onda. Insomma, sulla cosiddetta “epoca buia”, etichetta affibbiata alla lunga epoca, va fatta chiarezza, spiega proprio Barbero: «Il Medioevo è il periodo più calunniato della storia, è stato inventato come contenitore nel quale ammassare le esperienze più brutte. Invece, rappresenta la gestazione della nostra modernità». Lo storico stimolerà il pubblico ribaltando i luoghi comuni. La caccia alle streghe? È cominciata solo alla fine del Medioevo, ed è proseguita ancor più sanguinosa fino al Seicento. E lo ius primae noctis? Mai esistito. A fare da sfondo, il Ricetto di Candelo, con il castello di Fénis (Aosta) e la Torino del Borgo Medievale del Valentino e dell’Armeria Reale. La messa in onda del documentario è prevista, indicativamente, per settembre. Nel mese di ottobre, invece, è fissata l’uscita di una nuova pubblicazione di Alessandro Barbero, che annuncia: «In questo caso, sono tornato alla mia metà di storico militare, essendomi occupato della battaglia di Caporetto, in occasione del suo anniversario (ndr. ottobre 1917)».Giovanna Boglietti

CANDELO - L’occhio della telecamera entra nell’intimità di una delle cantine, poi balza sull’asse di una rua, e si impiglia tra i carretti, la frutta e la verdura, gli orli dei gonnellonni e le pieghe delle casacche di uomini e donne d’altri tempi.  Il cantore che arricchisce le riprese con il suo racconto si ferma e, a un certo punto, provoca, chiosando che sono state uccise più streghe all’epoca di Michelangelo e di Newton che al tempo di Dante.  Basta scrivere “rua”, e subito i biellesi pensano al Ricetto di Candelo. Che, ancora una volta, torna sotto i riflettori come ambientazione per una nuova produzione televisiva.  Questa volta si tratta del programma di approfondimento “a.C.d.C.”, in onda sul canale tematico Rai Storia (da palinsesto, il giovedì alle ore 21.30), che vedrà il sito candelese tra i punti forti delle tre località scelte per il nuovo documentario, che come titolo porta “Medioevo da non credere”.Il cantore in questione è, invece, il professor Alessandro Barbero, noto storico e scrittore, che martedì è stato protagonista delle riprese tra interni ed esterni nel Ricetto. Con lui, la troupe Rai e l’autore, Davide Savelli; nonché i rievocatori dell’associazione storico culturale no profit “I Credendari del Cerro”.“Eco di Biella” è stato ospitato sul set. «“Medioevo da non credere” è una cavalcata nel Medioevo, uno dei periodi storici più lunghi, pensiamo alla sua durata di un millennio, questo già chiaro indice che qualcosa non torna - racconta Davide Savelli - Si incentrerà, infatti, sui luoghi comuni riferiti al Medioevo, tutti da sfatare. Abbiamo scelto dieci temi da sviluppare: tra questi pregiudizi, cito la servitù della gleba, l’Inquisizione, le pratiche sessuali come la cintura di castità, fino allo ius primae noctis. Diremmo oggi delle “fake news”, ovvero delle bufale, che sono quasi sempre delle descrizioni postume, sorte nei secoli successivi.  Per far questo, ci avvaliamo di un divulgatore e studioso del calibro di Alessandro Barbero, tra l’altro speciale medievalista».La messa in onda. Insomma, sulla cosiddetta “epoca buia”, etichetta affibbiata alla lunga epoca, va fatta chiarezza, spiega proprio Barbero: «Il Medioevo è il periodo più calunniato della storia, è stato inventato come contenitore nel quale ammassare le esperienze più brutte. Invece, rappresenta la gestazione della nostra modernità». Lo storico stimolerà il pubblico ribaltando i luoghi comuni. La caccia alle streghe? È cominciata solo alla fine del Medioevo, ed è proseguita ancor più sanguinosa fino al Seicento. E lo ius primae noctis? Mai esistito. A fare da sfondo, il Ricetto di Candelo, con il castello di Fénis (Aosta) e la Torino del Borgo Medievale del Valentino e dell’Armeria Reale. La messa in onda del documentario è prevista, indicativamente, per settembre. Nel mese di ottobre, invece, è fissata l’uscita di una nuova pubblicazione di Alessandro Barbero, che annuncia: «In questo caso, sono tornato alla mia metà di storico militare, essendomi occupato della battaglia di Caporetto, in occasione del suo anniversario (ndr. ottobre 1917)».Giovanna Boglietti

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