L'iniziativa meritoria

Associazione Pescatori Trivero: difensori dei torrenti dell'Alta Val Sessera

Immessi un milione e 740mila avannotti di trota fario mediterranea e marmorata grazie all'incubatorio della Frera.

Associazione Pescatori Trivero: difensori dei torrenti dell'Alta Val Sessera
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Sono come cavalieri templari nella difesa di un bene vitale per tutti. Grazie a loro e al grande incubatoio che con gli anni è diventato totalmente autosufficiente, dal 2002, dopo la penultima grande alluvione che distrusse ogni cosa e spazzò via anche la vita nei corsi d’acqua, tutti i torrenti piccoli e grandi dell’Alta Val Sessera hanno ripreso a vivere con trote di ceppo autoctono mediterraneo e, in talune realtà, con trote marmorate, gli esemplari (che possono raggiungere anche dieci e passa chili di peso) che nei grandi fiumi come Sesia e Dora Baltea, popolano le grosse lame del fondovalle. Sono i sessanta soci dell’Associazione Pescatori Trivero (per la storia la società è stata fondata il 15 dicembre del ‘46) che dal 2008 hanno come guida Aldo Cacciati. La loro sede si trova nella stessa costruzione che ospita l’incubatoio in località La Frera, di fianco al torrente Sessera e lungo lo sterrato che conduce alla diga delle Mischie. L’invaso accoglie le acque di Dolca e Sessera: entrambi gli stupendi torrenti, così come tutti i loro piccoli e grossi affluenti, vengono ripopolati ogni anno proprio grazie al materiale prodotto dall’incubatorio della Frera, con decine di migliaia di piccoli avannotti oppure con migliaia di trotelle.

Verso la schiusa naturale

un giovane dell'associazione con in mano un esemplare di trota marmorata

 

Un momento della spremitura delle trote per recuperare le uova

L’obiettivo per i soci dell’associazione Pescatori Trivero sin dalla realizzazione del nuovo incubatoio, è sempre stato quello di diventare totalmente indipendenti e autosufficienti come struttura e di favorire il ripopolamento con la schiusa naturale delle trote di ceppo mediterraneo immesse nel corso degli anni nei torrenti. Così è stato.
«Dal 2014 ad oggi con la produzione del nostro materiale ittico, abbiamo immesso nei vari corsi d’acqua ben un milione e 740 mila avannotti - spiega il presidente del sodalizio, Aldo Cacciati -. Solo l’anno scorso, l’incubatorio di valle ha prodotto 402 mila uova embrionate (le uova “spremute” dalle femmine vengono mescolate con estrema delicatezza con il seme “spremuto” dagli esemplari maschi, ndr). Abbiamo avuto 118.400 avanotti di trota fario mediterranea e 57.600 di marmorata.

La semina delle marmorate

Il lavoro nelle vasche dell'incubatoio dei soci dell'associazione pescatori di Trivero

Dal 2020 stiamo affrontando una nuova scommessa: abbiamo cominciato a portare avanti un progetto, cercando di seguire le nuove normative, che si pone come obiettivo la semina, dalla diga al Piancone, lungo il Sessera, solo di esemplari di marmorata. Lungo l’asta principale, infatti, esistono situazioni di abbondante acqua che ci consentono vari monitoraggi. Siamo partiti direttamente da marmorate selvatiche che sono state trattenute in incubatoio e cresciute. Il materiale che ne è stato prodotto, è stato quindi seminato a partire dal 2014 in collaborazione con la provincia di Biella».

Aiuti ad altre associazione

Ancora nel dettaglio il lavoro della spremitura per le uova

L’incredibile produzione dell’incubatoio, ha consentito di fornire parecchio materiale ittico anche ad altre realtà: «Circa 54mila avannotti di ceppo mediterraneo, sono stati seminati lungo il torrente Cervo e al Lago della Vecchia - precisa Cacciati -. A livello di semplice spremitura, inoltre, abbiamo fornito circa 50mila uova di mediterranea e 32mila di marmorata all’associazione pescatori di Coggiola che possiede uno schiuditoio. Altre 31 mila uova sono state fornite alla Valle Elvo. Stiamo avendo dei buoni risultati e grazie all’incremento della produttività delle vasche (che vengono gestite dai soci Albino Foglia Parrucin ed Eraldo Bergoglio), non abbiamo più acquistato materiale ittico dall’esterno. Tra noi e la Valle Elvo e in misura minore Camandona, riusciamo ad essere autosufficienti a livello provinciale...».

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