Allarme animalisti

Apre la caccia, Pro natura: “Alcune specie saranno condannate all’estinzione”

Duro comunicato di Pro Natura

Apre la caccia, Pro natura: “Alcune specie saranno condannate all’estinzione”
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Apre la caccia, Pro natura: “Alcune specie saranno condannate all’estinzione”.

Apre la caccia

Domenica 20 settembre apre la caccia. In un duro comunicato Pro natura denuncia: “Alcune specie saranno condannate all’estinzione”.

Nella nota si legge:

“Domenica inizierà la strage della fauna selvatica, fortemente voluta dalla Giunta guidata da Alberto Cirio. Infatti, dopo la recente approvazione delle modifiche alla legge regionale, è anche stato emanato il calendario venatorio per la corrente stagione. Quasi inutile dire che questo prevede il massimo consentito dalla legge, sia in termini di specie cacciabili che di carniere, vuoi giornaliero che stagionale. Un esempio agghiacciante su tutti: ogni cacciatore potrà abbattere 10 allodole al giorno, con un limite di 50 per l’intera stagione. Calcolando che i cacciatori piemontesi sono circa 20.000, si arriva ad un numero potenziale di 1 milione di allodole abbattibili solo in Piemonte! Un numero contro ogni logica e in grado potenzialmente di sterminare questo magnifico ed utilissimo uccello (perché insettivoro) dai nostri cieli. Ricordiamo che l’allodola è una specie in costante calo numerico in tutta Europa e che nel nostro Paese il loro numero negli ultimi venti anni si è quasi dimezzato. Eppure, per accontentare una sparuta minoranza, non si esita a sacrificare un’intera specie.

Ma in generale ai cacciatori è stato concesso di sparare sempre di più, sia in termini di giornate e orari di caccia che di prede abbattibili. Oltre all’allodola, numerose altre specie sono infatti diventate cacciabili, tra cui in particolare fischione, canapiglia, codone, marzaiola, folaga, pernice bianca. Tutte specie a rischio di estinzione, quanto meno su scala locale, e comunque presenti nella nostra Regione con numeri estremamente ridotti. La pernice bianca è specie in sofferenza su tutto l’arco alpino, dove anch’essa ha visto un dimezzamento degli individui a partire dall’inizio del secolo.
Si tratta in ogni caso di specie che non sono responsabili di danni all’agricoltura o ad altre attività antropiche: la loro uccisione, quindi, risponde soltanto a finalità di tipo ludico e nessun pretesto di riequilibrio ambientale o faunistico può essere addotto come giustificazione.
La stessa comunità scientifica ha manifestato chiaramente il proprio disaccordo su questo ampliamento di specie cacciabili. È paradossale che, in un momento storico come il presente, nel quale si guarda alla scienza come all’unica speranza in grado di risolvere il grave problema sanitario che affligge l’intera umanità, si decida di non considerare in alcun modo quanto la medesima scienza ci suggerisce e si preferisce sacrificare, per un pugno di voti, una delle più importanti ricchezze naturalistiche del Piemonte”.

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