Storie di tribunale

Alla moglie: "Hai il cancro? Devi morire": condannato il marito violento

Accusato di maltrattamenti: in un caso aveva spinto la consorte giù dalle scale, in un altro le aveva stretto le mani al collo.

Alla moglie: "Hai il cancro? Devi morire": condannato il marito violento
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Ennesimo caso di maltrattamenti tra le mura di casa con episodi di vera sofferenza che hanno visto come vittima una donna costretta a una vita d’inferno. Neppure quando a lei era stato diagnosticato un tumore alla tiroide, l’uomo avrebbe smesso di sottoporla ad angherie e maltrattamenti indescrivibili. L’uomo, ogni volta, avrebbe aggiunto, ai gesti, frasi sempre più crudeli come «devi morire e morirai di cancro, tanto non guarisci». Da rimanere senza parole. Il marito violento, 48 anni, di Mottalciata, è stato alla fine condannato lunedì mattina a una pena di due anni e tre mesi di reclusione.

Le indagini

Le indagini sono state coordinate direttamente dal procuratore capo, Teresa Angela Camelio e condotte in prima persona dal luogotenente Tindaro Gullo, comandante dell’aliquota Carabinieri della Sezione di Polizia giudiziaria. Le accuse denunciate dalla donna sono state alla fine confermate con la precisazione che, alla fine, non aveva più sopportato quella vita e aveva così deciso di scappare a casa della madre.

Spinta dalle scale

L’episodio più grave si era verificato nel corso di un litigio avvenuto il 26 marzo 2016, al termine del quale il marito aveva spinto la consorte per le scale, facendola alla fine precipitare sul pianerottolo. L’imputato - secondo il capo d’accusa - avrebbe continuato a infierire sulla donna prendendola a calci alle gambe e ai piedi. Alla fine quel vero e proprio pestaggio aveva costretto la donna a farsi ricoverare per la frattura di un piede. La prognosi era stata di un mese.

Mani al collo

In un’altra occasione l’imputato aveva finito di usare violenza nei confronti della consorte solo dopo l’intervento dei genitori di lei che lo avevano bloccato mentre le stava stringendo le mani al collo. Per intimidirla, in modo che non lo denunciasse, l’uomo avrebbe ricorso sempre più spesso alle minacce. Del tipo: «Se vai a raccontare ciò che accade tra le nostre mura domestiche, ti ammazzo...».

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