maxi blitz in 21 province

Agenti di Biella pagati da 600 a 1500 euro per ogni pacco di droga che entrava in carcere

Il procuratore Camelio: "Circa un chilo e mezzo di droga a settimana, tra hashish, cocaina, eroina e pasticche di subotex"

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"Gli agenti venivano pagati dai 600 ai 1000-1500 euro a seconda del tipo di "pacco" che facevano entrare in carcere. Circa un chilo e mezzo di droga a settimana, tra hashish, cocaina, eroina, crack e pasticche di farmaci oppioidi come subotex e contramal, sostenze anabolizzanti". Questo - secondo quanto anticipato questa mattina in conferenza stampa dal procuratore Teresa Angela Camelio - il giro dello spaccio gestito nel carcere di Biella da almeno sei agenti della polizia penitenziaria.

Agenti complici dei detenuti e dei loro familiari

Senza la complicità degli agenti (sono sei gli indagati, 3 ai domiciliari, sospesi dal servizio) - ha aggiunto il procuratore nel corso dell'incontro con i giornalisti - non sarebbe riuscito il maxi traffico.  Presenti in conferenza stampa, accanto alla dottoressa Camelio,  il questore Claudio Ciccimarra, i  Sostituti Procuratore della Repubblica Paola Francesca Ranieri e Sarah Cacciaguerra, il Dirigente della Squadra Mobile, Commissario Capo Giovanni Buda.

"Solo oggi, per le esecuzioni delle misure cautelari - ha detto il commissario Buda - hanno operato su 21 province italiane, dalla Sicilia alla Valle d'Aosta, oltre 250 uomini delle squadre mobili con l'ausilio del reparto prevenzione crimini delle questure coinvolte. Solo su Biella sono stati impiegati circa 30 equipaggi.  E' un dato numerico sicuramente impegnativo, che dà l'idea di quella che è stata un'attività i cui risultati sono sicuramente importanti".

Oltre alle 6 guardie carcerarie, sono 50 i destinatari di misure cautelari tra detenuti, ex detenuti del carcere di Biella (in totale 33) e familiari di detenuti (dodici). Altri cinque soggetti sarebbero solo indagati.

Camelio: "Dinamiche tanto più gravi perché commese in carcere"

"Sicuramente il carcere è un posto particolare - ha sottolineato il procuratore Camelio - Un luogo di lavoro per alcuni e di detenzione per altri. Ha delle regole che sono tutte sue. E' ovvio che è già difficile entrare in carcere per accertare dinamiche che sono tanto più gravi perché commesse in carcere. Abbiamo incontrato difficoltà, ma è tipico delle indagini difficili. A quanto pare il flusso di droga in carcere era enorme, in base a quanto abbiamo potuto accertare attraverso i sequestri, le dichiarazioni che hanno reso detenuti, sommarie informazioni testimoniali, di persone chiamate in correità e individuazioni fotografiche".

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