Agente fuori servizio smaschera la banda delle truffe alle casalinghe

Agente fuori servizio smaschera la banda delle truffe alle casalinghe
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Grazie a un poliziotto in borghese e fuori  servizio, avvicinato per strada da una donna, chiaramente agitata, che chiedeva indicazioni su come trovare un bancomat, gli agenti  in forza agli uffici di via Sant’Eusebio sono riusciti a risalire e a smascherare due malviventi, specializzati nelle truffe alle casalinghe. Ora F.G., 50 anni e C.T. 47 anni, entrambi residenti in Veneto, sono stati denunciati. Erano pronti a raggirare almeno una decina di donne, residenti nel Biellese e nelle province limitrofe. L’accusa della quale i due uomini dovranno rispondere è quella di truffa in concorso.

Le indagini, da parte degli inquirenti, ora proseguono per risalire a un terzo uomo, loro complice.

Il “modus operandi”, ovvero il metodo con il quale la banda agiva, era complesso ma ben architettato.

Secondo quanto ricostruito dagli agenti della Questura un primo componente della banda contattava telefonicamente la potenziale vittima della truffa. Sempre a mezzo telefono le proponeva in vendita detergenti, pentole e altri accessori per la casa, promettendole prezzi modici e prodotti di alta qualità. Poi fissava un appuntamento dimostrativo.

Qualche giorno più tardi, a casa della donna si presentava un secondo componente della banda, che asseriva di essere dipendente di un’azienda in realtà inesistente. L’uomo mostrava alla donna un catalogo, poi la invitava a sottoscrivere un documento per ottenere un extra sconto in caso di eventuali acquisti successivi. Il tutto con la promessa che non c’era alcun impegno d’acquisto.

Successivamente si recava a casa della vittima un’altra persona, anche lui complice nella truffa. L’uomo si presentava alla potenziale acquirente come “riscossore crediti”, dicendo alla vittima del raggiro che i documenti che aveva firmato prevedevano la fornitura di articoli per la casa per un valore totale di circa 10mila euro. Di fronte all’imbarazzo della donna, spaventata e preoccupata per aver contratto, a propria insaputa, un debito tanto grande, il truffatore si dimostrava conciliante. Dopo una breve (e finta) telefonata in ditta (azienda come detto inesistente), il truffatore accettava che l’ordine fosse ridotto a circa 5mila euro e proponeva alla donna la possibilità di contrarre un finanziamento. Poi le chiedeva un anticipo in contanti della somma da corrispondere.

Sempre stando aglia accertamenti degli inquirenti, qualche giorno più tardi, a casa della donna si presentava un uomo ancora diverso dagli altri due, chiedendo un altro anticipo. Ed è a quel punto che il piano della banda è andato in fumo: quando la donna biellese è scesa, con il truffatore, per prelevare soldi da consegnargli, era talmente agitata da non ricordarsi nemmeno dove trovare un dispositivo Atm. Ha chiesto indicazioni a un passante, che il caso ha voluto fosse proprio un poliziotto in forza alla squadra mobile della Questura di Biella. L’agente ha notato l’evidente agitazione della donna, e portato sia lei, sia il truffatore in Questura, dove è emersa l’intera vicenda.

Gli accertamenti successivi hanno permesso agli agenti di trovare anche il furgone usato dal truffatore. A bordo c’erano altri dieci contratti intestati ad altrettante potenziali vittime, tutte residenti fuori provincia e uno intestato ad un’altra biellese. Dalla questura giunge l’invito, rivolto a chiunque fosse stato vittima di una truffa simile, a segnalarlo all’ufficio preposto, contattando la sezione reati contro il patrimonio al numero 015.3590527.  

 

Shama Ciocchetti

 

Grazie a un poliziotto in borghese e fuori  servizio, avvicinato per strada da una donna, chiaramente agitata, che chiedeva indicazioni su come trovare un bancomat, gli agenti  in forza agli uffici di via Sant’Eusebio sono riusciti a risalire e a smascherare due malviventi, specializzati nelle truffe alle casalinghe. Ora F.G., 50 anni e C.T. 47 anni, entrambi residenti in Veneto, sono stati denunciati. Erano pronti a raggirare almeno una decina di donne, residenti nel Biellese e nelle province limitrofe. L’accusa della quale i due uomini dovranno rispondere è quella di truffa in concorso.

Le indagini, da parte degli inquirenti, ora proseguono per risalire a un terzo uomo, loro complice.

Il “modus operandi”, ovvero il metodo con il quale la banda agiva, era complesso ma ben architettato.

Secondo quanto ricostruito dagli agenti della Questura un primo componente della banda contattava telefonicamente la potenziale vittima della truffa. Sempre a mezzo telefono le proponeva in vendita detergenti, pentole e altri accessori per la casa, promettendole prezzi modici e prodotti di alta qualità. Poi fissava un appuntamento dimostrativo.

Qualche giorno più tardi, a casa della donna si presentava un secondo componente della banda, che asseriva di essere dipendente di un’azienda in realtà inesistente. L’uomo mostrava alla donna un catalogo, poi la invitava a sottoscrivere un documento per ottenere un extra sconto in caso di eventuali acquisti successivi. Il tutto con la promessa che non c’era alcun impegno d’acquisto.

Successivamente si recava a casa della vittima un’altra persona, anche lui complice nella truffa. L’uomo si presentava alla potenziale acquirente come “riscossore crediti”, dicendo alla vittima del raggiro che i documenti che aveva firmato prevedevano la fornitura di articoli per la casa per un valore totale di circa 10mila euro. Di fronte all’imbarazzo della donna, spaventata e preoccupata per aver contratto, a propria insaputa, un debito tanto grande, il truffatore si dimostrava conciliante. Dopo una breve (e finta) telefonata in ditta (azienda come detto inesistente), il truffatore accettava che l’ordine fosse ridotto a circa 5mila euro e proponeva alla donna la possibilità di contrarre un finanziamento. Poi le chiedeva un anticipo in contanti della somma da corrispondere.

Sempre stando aglia accertamenti degli inquirenti, qualche giorno più tardi, a casa della donna si presentava un uomo ancora diverso dagli altri due, chiedendo un altro anticipo. Ed è a quel punto che il piano della banda è andato in fumo: quando la donna biellese è scesa, con il truffatore, per prelevare soldi da consegnargli, era talmente agitata da non ricordarsi nemmeno dove trovare un dispositivo Atm. Ha chiesto indicazioni a un passante, che il caso ha voluto fosse proprio un poliziotto in forza alla squadra mobile della Questura di Biella. L’agente ha notato l’evidente agitazione della donna, e portato sia lei, sia il truffatore in Questura, dove è emersa l’intera vicenda.

Gli accertamenti successivi hanno permesso agli agenti di trovare anche il furgone usato dal truffatore. A bordo c’erano altri dieci contratti intestati ad altrettante potenziali vittime, tutte residenti fuori provincia e uno intestato ad un’altra biellese. Dalla questura giunge l’invito, rivolto a chiunque fosse stato vittima di una truffa simile, a segnalarlo all’ufficio preposto, contattando la sezione reati contro il patrimonio al numero 015.3590527.  

 

Shama Ciocchetti

 

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