Addio a Riccardo Ravera Chion, partigiano "terribile". A 14 anni gli bruciarono la casa
Addio a Riccardo Ravera Chion, partigiano "terribile". Il funerale, in forma privata, si terrà domani alle 10 in cimitero.
Addio a Riccardo Ravera Chion
Lutto anche nel Biellese per la morta di Riccardo Ravera Chion, il "partigiano terribile". Si è spento a 89 anni. Lascia due figli: Susi e Roberto. La benedizione, delle ceneri di Riccardo Ravera Chion si terrà in forma privata domani, venerdì 28 fe bbraio, alle 10.
A 14 anni, tornando da scuola, trovò la casa bruciata e i genitori arrestati perché il fratello più grande già era tra i "banditi" che operavano nella zona della Serra. Riccardo Ravera Chion viene ricordato come "l'ultima persona che con determinazione raccontava le atrocità della guerra e la follia dell'ideologia fascista".
Sulla pagina Facebook ANPI Ivrea e Basso Canavese si legge:
“Ciao Terribile (ricordo del Partigiano Riccardo Ravera Chion)
Ci sono momenti in cui non vorresti dire nulla, fingere che non sia successo, e continuare a pensarlo sì lontano, in una sua dimensione privata, ma ancora presente ogni volta che scorri la storia dei Partigiani e ne riguardi le immagini e rievochi le azioni. Eppure ti tocca, ancora una volta, dare un ultimo saluto ad un protagonista della Resistenza.
Terribile non ha bisogno d’essere raccontato, da quei suoi 14 anni che lo videro tornare da scuola e trovare la casa bruciata, i genitori arrestati, perché il fratello più grande già era fra i “banditi” che operavano sulla Serra. Lui stesso, tanti anni dopo, amava definirsi in tal modo, con enfasi ed orgoglio, presentandosi alle scolaresche. Quel ragazzino in lacrime che si presenta ad una zia, e lei gli offre un piatto di minestra, però lo allontana subito per non subire la stessa sorte. E Riccardino vaga sulla montagna, finché rintraccia il fratello e diventa egli stesso Partigiano.
Perché venisse sin da subito chiamato col nome di battaglia “Terribile” è facile capirlo per chi lo abbia conosciuto. Irruente, coraggioso, uomo d’azione sin da quei giorni lontani, e per sempre.
Mi è stato chiesto di parlare di lui… Lo conobbi mentre stavamo lavorando alla Sede Anpi di Chiaverano. Lui, spazientito per le mie rifiniture ad un pannello, diventò impetuoso, ma si trovò di fronte un’altrettanta decisa, seppur silenziosa, opposizione. Come due gladiatori nell’arena, bastò uno sguardo, e fummo amici per sempre. Ci eravamo reciprocamente misurati, capiti, stimati.
Mancò il vecchio Presidente Silla Cervato, e Riccardo ne prese il posto. Fui il suo “segretario” per anni. Un tirocinio prezioso.
Terribile aveva la rara capacità, pur col suo carattere “fumantino”, di ascoltarti, trattarti alla pari, dialogare con profitto. L’Anpi iniziò a crescere, ad incontrare i giovani, le scolaresche. Fu il periodo dei “Totem” in Ivrea e dintorni, mentre purtroppo diminuiva il drappello dei Testimoni. Dopo Silla, l’ing. Benedetti, Timo, Defilippi, Liano, Olmo…
Quante veglie funebri… quante volte alzammo il gonfalone a porgere gli onori ad un Caduto… Sempre lui intonava a gran voce il canto del Partigiano:
“Là sulle cime nevose
una croce sta piantà.
Non vi son fiori né rose,
è la tomba di un soldà
L'è un partigian che il nemico uccise
l'è un partigian che tra il fuoco morì;
la mamma tua lontana
ti piange sconsolata
mentre una campana
in ciel prega per te.
E noi ti ricordiamo,
o partigiano che guardi di lassù,
mentre scendiamo al piano
ti salutiamo, caro compagno.
Non pianga più la mamma
il figlio suo perduto
sull'Alpe sconosciuto
un altro eroe sta là.
Vi vedo e penso ancora
nell'ora dei tramonti,
al sorger dell'aurora,
montagne del mio cuor.
Questo dolce ricordo
mi fa sognare, mi fa cantare
tutta la melodia
che riempie il cuor di nostalgia.
Vi vedo e penso ancora
nell'ora dei tramonti
al sorger dell'aurora
montagne del mio cuor.”
E poi c’erano i momenti belli, quelli dei ricordi di un ragazzino che si conquistò “l’arme in battaglia” come cantò Calvino, puntando il dito sulla schiena d’un milite fascista che passeggiava con la morosa al lago Sirio; la raffica che si prese al bivio di Grivalin, salvandosi a nuoto nel canale; i buffi tentativi di portare il carretto tirato da un mulo recalcitrante… e poi le sue avventure africane che raccontavano di un continente duro, di piroghe sul fiume, della sua “Cilia”, Cecilia, che lo invitava a cambiar discorso. E ciò avveniva nella sua casa circondata dal prato, all’ombra degli alberi, e lui accogliente come un re dell’antica Grecia che invitava generoso a banchetto. Pomeriggi d’estate in cui il vino scorreva: freisa, bonarda per mandar giù tome e salami…
Per quei sedici anni di differenza fu un fratello maggiore, ma ancor più un amico.
Tanti aneddoti ci sarebbero, se la stanchezza e la malinconia lo consentissero…Ciao, Terribile, raggiungi anche tu la schiera degli Eroi che ti hanno preceduto. Ci avete dato libertà e democrazia.
Ti voglio salutare come avresti fatto tu, alzando il bicchiere di vino (quante volte lo hai rovesciato sulla tovaglia mentre ti sbracciavi a salutar qualcuno!) Alzo a te il bicchiere come se non fosse successo nulla, e tu fossi ancora dritto e potente e forte come un tempo, e fossimo nel tuo giardino. E’ un bel 25 Aprile, una radiosa giornata primaverile: Che non sia mai l’ultima! Mario Beiletti
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