MONGRANDO - Venticinque famiglie. Un cantone. Una manciata di case, qualche cortile. Mamme, papà, pensionati e numerosi bambini. Lungo la strada che sale al Vallino, lì nelle terre di Curanuova, la frazione che prende il nome dall’animale simbolo della vita di campagna è tutta qui. Ridotta alla sua semplicità, quasi d’altri tempi. A Canton Gallo la normalità non suona strana. Fa parte della genetica dei piccoli paesi, dei luoghi in cui tutti si conoscono e condividono la vita. Eppure, anche qui, da qualche giorno, qualcosa non va.
La voce un po’ emozionata di Corrado Venturin, uno dei residenti, spiega che le ragioni sono tutt’altro che confortanti. «Siamo preoccupati - ammette -. E la colpa è dell’acqua». Curioso pensarlo. Ma, ad ascoltare bene il racconto, pare proprio così. «I tubi dell’acquedotto qualche giorno fa hanno subito un guasto - afferma Venturin -. Ed è da quel momento che non dormiamo più sonni tranquilli». La cronaca dei fatti prende le mosse dalla scorsa settimana, quando in una delle tubazioni dell’acquedotto comunale si sono verificati i primi sintomi di una perdita. «Era sera - continua il mongrandese - quando abbiamo iniziato a notare che l’acqua usciva dal rubinetto con scarsa pressione, in modo anomalo. Lì per lì, memori di un analogo episodio accaduto qualche tempo fa, non siamo intervenuti. Al mattimo, però, la scoperta: mezzo cantone era allagato». Dal tubo, in pratica, l’acqua usciva in abbondanza, andando ad invadere non solo i cortili, ma anche le vicine cantine e i locali privati. «E’ stato immediatamente avvertito il Comune - prosegue Venturin -, il quale ha mobilitato la Sii, il gestore del servizio, per un immediato intervento di riparazione». E la cosa, in effetti, è stata fatta. Ma non tutto è andato per il verso giusto. «Ad ogni rattoppo il tubo riprendeva a perdere - fa notare ancora -. E’ accaduto tre volte. E per tre volte è stato necessario rimettere mano ai tubi, per sostemarli. Solo alla fine i tecnici sono riusciti a chiudere la falla e bloccare la perdita, rimettendo a posto ogni cosa».
Ma che la storia non potesse finire lì è sembrato a tuti evidente nel momento in cui è emersa la vera identità dell’impianto idrico. «Non sapevamo nulla delle reali condizioni delle tubazioni - precisa Venturin -. Ma la vicenda ha fatto emergere che, in pratica, stiamo bevendo acqua proveniente da un acquedotto che non solo ha delle evidenti problematiche, ma che ha cinquant’anni e, soprattutto, è costituito da tubi in eternit». Ecco, lo spettro. Un problema che potrebbe anche non avere alcuna conseguenza sulla salute dei cittadini, ma davanti al quale le preoccupazioni trovano una certa giustificazione. «Non sappiamo se ci siano rischi, ma come residenti abbiamo comunque sentito la necessità di riunirci, di parlarne e di far sentire la nostra voce».
Il risultato è l’esposto che gli abitanti di Canton Gallo hanno presentato nei giorni scorsi alla Procura, informando anche il sindaco Toni Filoni. «Non esistono in effetti normative che vietino l’uso dell’eternit nei tubi dell’acquedotto - afferma il primo cittadino -, tanto che la presenza di questa sostanza è piuttosto comune in numerosi impianti idrici. Ma le rotture, e gli interventi per la riparazione, con tanto di taglio e ripristino dei tubi, possono essere considerate sicure? Non lo sappiamo. Ecco dove si inserisce l’esposto dei miei concittadini: nel vuoto lasciato da questa domanda. E proprio per dare una risposta, sono fermamente intenzionato a organizzare nei prossimi giorni un incontro pubblico e aperto con Sii e gli abitanti del paese».
Gestore. Sii, d’altro canto, una prima risposta la offre già. In modo scritto e ufficiale. E con toni pienamente tranquillizzanti. «L’eternit diventa pericoloso solo nel momento in cui viene inalato - afferma il direttore generale Alessandro Iacopino -. Qui si tratterebbe, al più, di ingestione, cosa non considerata rischiosa per la salute umana. Ma anche su questo punto, comunque, è necessario tener presente quanto dicono i dati scientifici. L’Epa, l’agenzia americana per la protezione dell’ambiente, punto di riferimento dell’Istituto Superiore di Sanità, fissa il limite di pericolosità pari a 7 milioni fibre d’amianto per litro di acqua potabile. Noi di Sii, nel 2015, abbiamo effettuato una serie di controlli analitici su alcuni punti scelti a campione della rete acquedottistica, proprio allo scopo di rilevare l’eventuale presenza di amianto nelle acque potabili portato dalla presenza di tubazioni costituite da cemento-amianto. Uno di questi era proprio l’impianto che serve anche Canton Gallo a Mongrando». «Ebbene - puntualizza Iacopino -, sapete cosa è emerso? Ovunque, in tutti i punti analizzati, Mongrando compreso, i campioni hanno dato risultati inferiori al 1% del limite di pericolosità. In pratica, a fronte di un limite di tollerabilità di 7milioni di fibre d’amianto per litro d’acqua, a Mongrando ne sono state concretamente rilevate meno di 4mila. E’ evidente, dunque, che, secondo quanto riferito dal mondo scientifico, rischi per la salute non ve ne sono. Assolutamente». E se sarà necessario spiegarlo direttamente ai cittadini di Canton Gallo - conferma il direttore - «saremo certamente a disposisione». «Anche se - conclude - mi auguro che questi dati siano sufficienti a tranquillizzare gli animi di tutti».
Veronica Balocco
MONGRANDO - Venticinque famiglie. Un cantone. Una manciata di case, qualche cortile. Mamme, papà, pensionati e numerosi bambini. Lungo la strada che sale al Vallino, lì nelle terre di Curanuova, la frazione che prende il nome dall’animale simbolo della vita di campagna è tutta qui. Ridotta alla sua semplicità, quasi d’altri tempi. A Canton Gallo la normalità non suona strana. Fa parte della genetica dei piccoli paesi, dei luoghi in cui tutti si conoscono e condividono la vita. Eppure, anche qui, da qualche giorno, qualcosa non va.
La voce un po’ emozionata di Corrado Venturin, uno dei residenti, spiega che le ragioni sono tutt’altro che confortanti. «Siamo preoccupati - ammette -. E la colpa è dell’acqua». Curioso pensarlo. Ma, ad ascoltare bene il racconto, pare proprio così. «I tubi dell’acquedotto qualche giorno fa hanno subito un guasto - afferma Venturin -. Ed è da quel momento che non dormiamo più sonni tranquilli». La cronaca dei fatti prende le mosse dalla scorsa settimana, quando in una delle tubazioni dell’acquedotto comunale si sono verificati i primi sintomi di una perdita. «Era sera - continua il mongrandese - quando abbiamo iniziato a notare che l’acqua usciva dal rubinetto con scarsa pressione, in modo anomalo. Lì per lì, memori di un analogo episodio accaduto qualche tempo fa, non siamo intervenuti. Al mattimo, però, la scoperta: mezzo cantone era allagato». Dal tubo, in pratica, l’acqua usciva in abbondanza, andando ad invadere non solo i cortili, ma anche le vicine cantine e i locali privati. «E’ stato immediatamente avvertito il Comune - prosegue Venturin -, il quale ha mobilitato la Sii, il gestore del servizio, per un immediato intervento di riparazione». E la cosa, in effetti, è stata fatta. Ma non tutto è andato per il verso giusto. «Ad ogni rattoppo il tubo riprendeva a perdere - fa notare ancora -. E’ accaduto tre volte. E per tre volte è stato necessario rimettere mano ai tubi, per sostemarli. Solo alla fine i tecnici sono riusciti a chiudere la falla e bloccare la perdita, rimettendo a posto ogni cosa».
Ma che la storia non potesse finire lì è sembrato a tuti evidente nel momento in cui è emersa la vera identità dell’impianto idrico. «Non sapevamo nulla delle reali condizioni delle tubazioni - precisa Venturin -. Ma la vicenda ha fatto emergere che, in pratica, stiamo bevendo acqua proveniente da un acquedotto che non solo ha delle evidenti problematiche, ma che ha cinquant’anni e, soprattutto, è costituito da tubi in eternit». Ecco, lo spettro. Un problema che potrebbe anche non avere alcuna conseguenza sulla salute dei cittadini, ma davanti al quale le preoccupazioni trovano una certa giustificazione. «Non sappiamo se ci siano rischi, ma come residenti abbiamo comunque sentito la necessità di riunirci, di parlarne e di far sentire la nostra voce».
Il risultato è l’esposto che gli abitanti di Canton Gallo hanno presentato nei giorni scorsi alla Procura, informando anche il sindaco Toni Filoni. «Non esistono in effetti normative che vietino l’uso dell’eternit nei tubi dell’acquedotto - afferma il primo cittadino -, tanto che la presenza di questa sostanza è piuttosto comune in numerosi impianti idrici. Ma le rotture, e gli interventi per la riparazione, con tanto di taglio e ripristino dei tubi, possono essere considerate sicure? Non lo sappiamo. Ecco dove si inserisce l’esposto dei miei concittadini: nel vuoto lasciato da questa domanda. E proprio per dare una risposta, sono fermamente intenzionato a organizzare nei prossimi giorni un incontro pubblico e aperto con Sii e gli abitanti del paese».
Gestore. Sii, d’altro canto, una prima risposta la offre già. In modo scritto e ufficiale. E con toni pienamente tranquillizzanti. «L’eternit diventa pericoloso solo nel momento in cui viene inalato - afferma il direttore generale Alessandro Iacopino -. Qui si tratterebbe, al più, di ingestione, cosa non considerata rischiosa per la salute umana. Ma anche su questo punto, comunque, è necessario tener presente quanto dicono i dati scientifici. L’Epa, l’agenzia americana per la protezione dell’ambiente, punto di riferimento dell’Istituto Superiore di Sanità, fissa il limite di pericolosità pari a 7 milioni fibre d’amianto per litro di acqua potabile. Noi di Sii, nel 2015, abbiamo effettuato una serie di controlli analitici su alcuni punti scelti a campione della rete acquedottistica, proprio allo scopo di rilevare l’eventuale presenza di amianto nelle acque potabili portato dalla presenza di tubazioni costituite da cemento-amianto. Uno di questi era proprio l’impianto che serve anche Canton Gallo a Mongrando». «Ebbene - puntualizza Iacopino -, sapete cosa è emerso? Ovunque, in tutti i punti analizzati, Mongrando compreso, i campioni hanno dato risultati inferiori al 1% del limite di pericolosità. In pratica, a fronte di un limite di tollerabilità di 7milioni di fibre d’amianto per litro d’acqua, a Mongrando ne sono state concretamente rilevate meno di 4mila. E’ evidente, dunque, che, secondo quanto riferito dal mondo scientifico, rischi per la salute non ve ne sono. Assolutamente». E se sarà necessario spiegarlo direttamente ai cittadini di Canton Gallo - conferma il direttore - «saremo certamente a disposisione». «Anche se - conclude - mi auguro che questi dati siano sufficienti a tranquillizzare gli animi di tutti».
Veronica Balocco