Abuso dei “mezzi di disciplina”, maestra condannata
BIELLA - Accusata del reato di abuso dei mezzi di correzione e disciplina, un’insegnante di Biella, Maria L., 49 anni, in servizio all’epoca dei fatti a Vigliano Biellese, è stata condannata dal giudice, Iolanda Villano, a quattro mesi di reclusione con la condizionale. Il giudice ha altresì condannato l’imputata - oltre al pagamento delle spese legali - anche al risarcimento dei danni in favore della madre di una bambina che si è costituita parte civile con l’avvocato Carlo Boggio Marzet e che è stato quantificato in ottomila euro. Con la lettura della motivazione della sentenza, la difesa (avvocato Andrea Delmastro) deciderà se proporre o meno appello.I fatti sono ormai datati nel tempo considerato che risalgono al periodo compreso tra il mese di ottobre e il mese di dicembre del 2012. Secondo l’accusa, l’insegnante, nell’esercizio della sua attività didattica e pedagogica, avrebbe abusato nell’asserito esercizio dello ius corrigendi (il diritto dei genitori esercenti la patria potestà di usare mezzi di correzione e di limitare in vario modo la libertà personale dei figli, nell’interesse della loro educazione), dei mezzi di disciplina, intervenendo in modo scorretto in almeno tre circostanze nei confronti di un bambino di 9 anni affetto da una dislessia.Tutto ciò senza prestare attenzione ai consigli dei colleghi e di una psicologa che avrebbero suggerito un approccio differente con i minori in genere e con quel minore in particolare. Secondo il capo d’accusa, la maestra avrebbe “pizzicato” il bambino sotto le ascelle, sul fianco destro e infine sul mento, lasciando degli evidenti segni rossi. Le circostanze non avrebbero non solo legittimato ma neppure avrebbero reso necessari quei gesti, con la conseguenza - secondo l’accusa - d’aver provocato nel bambino delle crisi di ansia e paura.Le stesse crisi erano state riscontrate anche a una bambina che sarebbe stata strapazzata senza motivo dall’imputata davanti alla madre e a un collega in quanto - a suo dire - la avrebbe raccontato delle bugie. Una situazione che era scaturita dalla mancata autorizzazione alla piccola da parte della stessa maestra a recarsi per la seconda volta in bagno.V.Ca.
BIELLA - Accusata del reato di abuso dei mezzi di correzione e disciplina, un’insegnante di Biella, Maria L., 49 anni, in servizio all’epoca dei fatti a Vigliano Biellese, è stata condannata dal giudice, Iolanda Villano, a quattro mesi di reclusione con la condizionale. Il giudice ha altresì condannato l’imputata - oltre al pagamento delle spese legali - anche al risarcimento dei danni in favore della madre di una bambina che si è costituita parte civile con l’avvocato Carlo Boggio Marzet e che è stato quantificato in ottomila euro. Con la lettura della motivazione della sentenza, la difesa (avvocato Andrea Delmastro) deciderà se proporre o meno appello.I fatti sono ormai datati nel tempo considerato che risalgono al periodo compreso tra il mese di ottobre e il mese di dicembre del 2012. Secondo l’accusa, l’insegnante, nell’esercizio della sua attività didattica e pedagogica, avrebbe abusato nell’asserito esercizio dello ius corrigendi (il diritto dei genitori esercenti la patria potestà di usare mezzi di correzione e di limitare in vario modo la libertà personale dei figli, nell’interesse della loro educazione), dei mezzi di disciplina, intervenendo in modo scorretto in almeno tre circostanze nei confronti di un bambino di 9 anni affetto da una dislessia.Tutto ciò senza prestare attenzione ai consigli dei colleghi e di una psicologa che avrebbero suggerito un approccio differente con i minori in genere e con quel minore in particolare. Secondo il capo d’accusa, la maestra avrebbe “pizzicato” il bambino sotto le ascelle, sul fianco destro e infine sul mento, lasciando degli evidenti segni rossi. Le circostanze non avrebbero non solo legittimato ma neppure avrebbero reso necessari quei gesti, con la conseguenza - secondo l’accusa - d’aver provocato nel bambino delle crisi di ansia e paura.Le stesse crisi erano state riscontrate anche a una bambina che sarebbe stata strapazzata senza motivo dall’imputata davanti alla madre e a un collega in quanto - a suo dire - la avrebbe raccontato delle bugie. Una situazione che era scaturita dalla mancata autorizzazione alla piccola da parte della stessa maestra a recarsi per la seconda volta in bagno.V.Ca.