Abusi sulla figlia della compagna, condanna a 4 anni e mezzo

Abusi sulla figlia della compagna, condanna a 4 anni e mezzo
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BIELLA - E’ stato condannato mercoledì mattina con rito abbreviato a quattro anni e mezzo di reclusione, l’operaio cossatese di 42 anni accusato d’aver abusato della figlia di sei anni della sua compagna in un periodo compreso tra il 2013 e il 2014. Il Pubblico ministero, Federico Carrai, ha chiesto una condanna esemplare a dieci anni di reclusione ricordando un caso analogo di cui l’imputato si sarebbe macchiato ormai quattordici anni fa. «Rispetto alla richiesta dell’accusa sono decisamente soddisfatto», si è limitato a commentare il difensore, avvocato Marco Romanello. Il giudice dell’udienza preliminare, Anna Ferretti, ha infatti riconosciuto all’imputato le attenuanti generiche e, alla fine, ha optato per una pena più mite.Il precedente. L’imputato era stato arrestato un anno fa per le accuse di atti sessuali nei confronti della figlia della sua compagna. Un caso identico, che si sarebbe ripetuto a distanza di quattordici anni. Sempre con le stesse modalità, sempre con gli stessi gesti, le stesse parole per riuscire a carpire la fiducia di una bimba troppo piccola per quei giochi sessuali. Al cossatese avevano messo le manette gli stessi carabinieri che già lo avevano arrestato nel 2003. Tre anni dopo, quell’uomo era stato condannato con rito abbreviato a tre anni e mezzo di reclusione. La notizia che lascia sconcertati, è che l’imputato non ha ancora potuto pagare per quelle che sinora sono solo presunte colpe in quanto la Corte d’Appello - nonostante sia passata un’eternità - non ha ancora fissato il processo di secondo grado: l’ennesimo esempio di una giustizia allo sbando. Valter Caneparo

BIELLA - E’ stato condannato mercoledì mattina con rito abbreviato a quattro anni e mezzo di reclusione, l’operaio cossatese di 42 anni accusato d’aver abusato della figlia di sei anni della sua compagna in un periodo compreso tra il 2013 e il 2014. Il Pubblico ministero, Federico Carrai, ha chiesto una condanna esemplare a dieci anni di reclusione ricordando un caso analogo di cui l’imputato si sarebbe macchiato ormai quattordici anni fa. «Rispetto alla richiesta dell’accusa sono decisamente soddisfatto», si è limitato a commentare il difensore, avvocato Marco Romanello. Il giudice dell’udienza preliminare, Anna Ferretti, ha infatti riconosciuto all’imputato le attenuanti generiche e, alla fine, ha optato per una pena più mite.Il precedente. L’imputato era stato arrestato un anno fa per le accuse di atti sessuali nei confronti della figlia della sua compagna. Un caso identico, che si sarebbe ripetuto a distanza di quattordici anni. Sempre con le stesse modalità, sempre con gli stessi gesti, le stesse parole per riuscire a carpire la fiducia di una bimba troppo piccola per quei giochi sessuali. Al cossatese avevano messo le manette gli stessi carabinieri che già lo avevano arrestato nel 2003. Tre anni dopo, quell’uomo era stato condannato con rito abbreviato a tre anni e mezzo di reclusione. La notizia che lascia sconcertati, è che l’imputato non ha ancora potuto pagare per quelle che sinora sono solo presunte colpe in quanto la Corte d’Appello - nonostante sia passata un’eternità - non ha ancora fissato il processo di secondo grado: l’ennesimo esempio di una giustizia allo sbando. Valter Caneparo

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