A Omegna per giocarsi la salvezza
BIELLA - L’ultima conferenza stampa prima di Natale può essere anche il momento giusto per mettere dei punti fermi. Forse anche perché dopo una vittoria si ragiona meglio, proviamo a dire una volta per tutte qual è l’identità di questa Angelico Biella prendendo in prestito alcune
frasi pronunciate da coach Michele Carrea ieri nell’incontro con i giornalisti.
1. Trarre energia dall’attacco. È vero, lo fanno tutti: «Negli ultimi anni, solo la Mens Sana dei tempi d’oro trovava energia in difesa», ha dichiarato Carrea. Però dirlo apertamente è un’indicazione importante. Questa Biella non sarà una squadra da 90 punti a partita ma qualunque cosa succeda non può nemmeno sperare di aggrapparsi alla sua difesa per restare a galla. Se non attacca bene entra in un circolo vizioso che la porta anche a difendere male (vedi secondo quarto con Tortona).
2. Via libera alle forzature: «Dobbiamo accettare di andare sei o sette volte di fila dallo stesso giocatore». E non è una novità. Quest’anno il principale indiziato non si chiama più Voskuil ma Ferguson. A chi storce il naso chiediamo: vogliamo farne una questione di anagrafe?
3. Jazzmarr Stachanov. Ricordate quando ad agosto Ferguson doppiava i compagni durante la preparazione? Bene, se hai un giocatore che regge 40’ perché dovresti toglierlo: «Domenica il suo miglior quarto difensivo è stato l’ultimo, quando ha tolto dalla partita Reati».
4. Non è una squadra per giovani. Lo abbiamo scritto più volte: Biella si salva se fa punti proprio quando (e grazie al fatto che) gli americani sono ben marcati. Ovvero quando gli italiani sono pronti a segnare sfruttando gli spazi sugli scarichi. E finora gli unici pronti sono stati Pierich e Venuto: «Sono quasi perfetti per quanto riguarda le spaziature». Quindi, a meno di esplosioni, la crescita di De Vico, La Torre e Grande sarà direttamente proporzionale alla loro capacità di migliorare in questo fondamentale.
5. La difesa base resta a uomo. La zona non è finita sul libro nero: «Quando il piano partita lo prevede, la faremo», ha detto ancora coach Carrea. Ma salvo casi eccezionali lo vedrete sempre mettere un indice vicino all’altro e chiamare gli accoppiamenti. E questa sarà la speranza di riscatto per i giovani di cui sopra: domenica La Torre è entrato in campo per limitare il post di Marks.
Messi questi paletti, l’Angelico è pronta ad affrontare il crocevia Omegna, sabato. Ora ai giocatori restano tre settimane per dimostrare di aver trovato la quadratura del cerchio e di non aver bisogno di un aiuto dal mercato.
Matteo Lusiani
BIELLA - L’ultima conferenza stampa prima di Natale può essere anche il momento giusto per mettere dei punti fermi. Forse anche perché dopo una vittoria si ragiona meglio, proviamo a dire una volta per tutte qual è l’identità di questa Angelico Biella prendendo in prestito alcune
frasi pronunciate da coach Michele Carrea ieri nell’incontro con i giornalisti.
1. Trarre energia dall’attacco. È vero, lo fanno tutti: «Negli ultimi anni, solo la Mens Sana dei tempi d’oro trovava energia in difesa», ha dichiarato Carrea. Però dirlo apertamente è un’indicazione importante. Questa Biella non sarà una squadra da 90 punti a partita ma qualunque cosa succeda non può nemmeno sperare di aggrapparsi alla sua difesa per restare a galla. Se non attacca bene entra in un circolo vizioso che la porta anche a difendere male (vedi secondo quarto con Tortona).
2. Via libera alle forzature: «Dobbiamo accettare di andare sei o sette volte di fila dallo stesso giocatore». E non è una novità. Quest’anno il principale indiziato non si chiama più Voskuil ma Ferguson. A chi storce il naso chiediamo: vogliamo farne una questione di anagrafe?
3. Jazzmarr Stachanov. Ricordate quando ad agosto Ferguson doppiava i compagni durante la preparazione? Bene, se hai un giocatore che regge 40’ perché dovresti toglierlo: «Domenica il suo miglior quarto difensivo è stato l’ultimo, quando ha tolto dalla partita Reati».
4. Non è una squadra per giovani. Lo abbiamo scritto più volte: Biella si salva se fa punti proprio quando (e grazie al fatto che) gli americani sono ben marcati. Ovvero quando gli italiani sono pronti a segnare sfruttando gli spazi sugli scarichi. E finora gli unici pronti sono stati Pierich e Venuto: «Sono quasi perfetti per quanto riguarda le spaziature». Quindi, a meno di esplosioni, la crescita di De Vico, La Torre e Grande sarà direttamente proporzionale alla loro capacità di migliorare in questo fondamentale.
5. La difesa base resta a uomo. La zona non è finita sul libro nero: «Quando il piano partita lo prevede, la faremo», ha detto ancora coach Carrea. Ma salvo casi eccezionali lo vedrete sempre mettere un indice vicino all’altro e chiamare gli accoppiamenti. E questa sarà la speranza di riscatto per i giovani di cui sopra: domenica La Torre è entrato in campo per limitare il post di Marks.
Messi questi paletti, l’Angelico è pronta ad affrontare il crocevia Omegna, sabato. Ora ai giocatori restano tre settimane per dimostrare di aver trovato la quadratura del cerchio e di non aver bisogno di un aiuto dal mercato.
Matteo Lusiani
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