PERSONAGGIO

Valdilana: il signore dei colombi viaggiatori

Maurizio Garbaccio è uno dei pochi allevatori di questi volatili rimasti nel Biellese: «Ho seguito le orme di mio padre, che ha iniziato nel 1948». 

Valdilana: il signore dei colombi viaggiatori
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Maurizio Garbaccio è uno dei pochi allevatori di questi volatili rimasti nel Biellese: «Ho seguito le orme di mio padre, che ha iniziato nel 1948».

La storia

Prima di Whatsapp, dei cellulari, delle linee telefoniche e telegrafiche, per comunicare da lunghe distanze si usavano niente meno che i colombi viaggiatori. Ormai, per il progresso tecnologico, è un mezzo di comunicazione superato da secoli, ma c’è ancora qualcuno che li alleva. Ad esempio Maurizio Garbaccio, di mestiere venditore ambulante, che a Valdilana, per la precisione in Borgata Alloro a Mosso Santa Maria, possiede sugli 80, 90 esemplari di colombo viaggiatore (si può anche dire piccione, ma si perde un po’ l’unicità di questa specie di volatile). Una passione che ha ereditato dal padre, che iniziò ad allevarli dal 1948, ma non per mandare messaggi chissà dove, bensì per fare della competizione.

Sono presenti sul territorio nazionale, infatti, diversi allevatori e appassionati che gareggiano con i colombi viaggiatori. «Siamo sempre stati federati - racconta Garbaccio, riferendosi alla Federazione Colombofila Italiana, che si occupa di regolare le competizioni -, anche se ora io non faccio più gare da un paio d’anni. Una volta per poter gareggiare bisognava fare domanda al Ministero della Difesa, in quanto poteva essere un potenziale problema in caso di guerra. Ora è cambiato e non più necessario». Ma in cosa consiste una competizione con i colombi viaggiatori? «I volatili vengono ingabbiati - spiega Garbaccio -, poi vengono messi su un camion che li porta alla destinazione. Il loro compito, una volta giunti lì (che può essere anche a 800, 900 km, ad esempio a Barletta dove Garbaccio ha svolto in passato alcune gare, ndr) è quello di tornare a casa. Chi ci arriva prima vince». Quindi non è vera la credenza comune che un colombo viaggiatore possa andare ovunque per qualche sorta di sesto senso. «Sentono il richiamo del partner e dei piccoli, e quindi riescono a trovare la strada di casa», afferma l’allevatore.

Una volta solo nel Biellese c’erano quasi 50 persone che praticavano questa attività, più di 25 solo nei territori della Valle di Mosso e Valdilana, ma ora ne sono rimaste poche. «È colpa dei falchi e dei rapaci - continua Garbaccio -, che uccidono i colombi mentre sono in volo. Anche io ho pensato di smettere di allevarli per questo. Per ora tengo duro, anche perché tutto è iniziato insieme a mio padre e a mio zio, poi loro sono diventati anziani e ho continuato io. Mi piace più che altro vederli volare alto, anche più in alto dei falchi per sfuggirgli. Però quello dei rapaci è un grosso problema. Poi è anche un impegno di tempo non indifferente riguardo al prendermene cura. Di solito lascio volare i giovani, che però appena escono dalla colombaia si vede che hanno paura».
Ma qual è la differenza tra un colombo viaggiatore e un piccione che si può trovare comunemente in tutte le città? «Si vede subito - conclude Garbaccio - che hanno un altro portamento, poi hanno alcune caratteristiche fisiche diverse, come ad esempio il becco più fine e le zampe più piccole».
Michele Canton

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