Scuole, interviene Azzolina: «Sento dire “va tutto bene”. Non è vero»
La deputata 5Stelle avverte: «Rischiamo di avere studenti parcheggiati in classe senza docenti»
Scuole aperte, sì. Ma con più di un “però”. L’ex Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, oggi deputata 5Stelle non risparmia le critiche all’operato del governo in carica. Qui spiega il perché.
L'intervista
Onorevole Azzolina, le scuole lunedì hanno riaperto in presenza. Lei le lezioni in presenza, da Ministra, le ha sempre volute, ma non ha risparmiato critiche a questo rientro. A pochi giorni dal suono della campanella, che quadro ha potuto rilevare?
«Io sono per la scuola in presenza perché le conseguenze per i nostri giovani continuano a essere sottovalutate. Ma non basta dire “apriamo” per far funzionare le cose. È stato fatto poco o nulla nell’ultimo anno per prevenire una nuova ondata di contagi. Eppure, sento dire che “va tutto bene”. Non è così, si è trattato di una falsa partenza. Le scuole sono in grande difficoltà: docenti assenti, supplenti introvabili e protocolli confusi. E mancano le Ffp2 che, invece, vanno distribuite a personale e studenti».
Lei ha parlato di una “preparazione” al rientro che è mancata. Che stato è quello in cui si trova il tracciamento?
«Il tracciamento è saltato già a inizio dicembre, quando i contagi erano un decimo rispetto ad adesso. Sul tracciamento siamo fermi al 2020, cosa è stato fatto per migliorare la capacità di test su studenti e personale? Dov’è finito il maxi piano di screening promesso dal commissario Figliuolo?
Mancano docenti e supplenti: la situazione è sanabile? E in che tempi? Anche nel Biellese sono diversi i docenti a casa e tante le ore buche delle classi…
«Siamo in ritardo. Da mesi dico che la prima cosa da fare era garantire personale a sufficienza per il distanziamento e per sdoppiare le classi, che continuano ad essere sovraffollate. Servono fondi subito per rinnovare fino a giugno i contratti del personale aggiuntivo».
A proposito di risorse economiche, Lei ha lamentato siano troppo poche...
«Sono numeri. L’anno scorso 3 miliardi per la ripartenza a settembre, quest’anno 800 milioni. Se vuoi dare alla scuola la centralità che merita devi metterci i soldi, altrimenti sono chiacchiere».
Il rinvio di un paio di settimane non pare possibile oramai. Lei sarebbe stata d’accordo con i presidi che pensavano al 31 per preparare meglio il ritorno in presenza? Una Sua previsione: cosa aspetta la scuola nelle prossime settimane?
«Il governo andrà avanti e speriamo che la situazione migliori, ma il rischio è che la scuola resti aperta solo per finta con migliaia e migliaia di classi in Dad o studenti in classe parcheggiati senza insegnanti. La Dad non è la soluzione, anche perché nell’ultimo anno nessuno ha pensato ad aggiornarla, a fare formazione dei docenti o a verificare la dotazione di computer e connessioni delle scuole».