“Little Bench”, mini panchine da “esportazione”
Ora nel borgo sono sette. Altre due sono in partenza per Toscana e Puglia. L’ideatore: «Riflettiamo sul senso del possibile»
In principio - l’anno scorso di questi tempi - era una soltanto. Fucsia. Con una frase della poetessa Alda Merini impressa sullo schienale: “Nessuno mi pettina bene come il vento”. Oggi le “Little Bench”, le mini-panchine, sono diventate sette e sono state collocate in vari punti di Vermogno, a Zubiena: tre nella cosiddetta piazzetta del borgo, una in via dei Monti, in prossimità di un pozzo, una in via Debernardi, davanti al forno comunitario, e una accanto alla prima “nata”, in un terreno poco lontano dalla vecchia strada comunale che porta alle frazioni di Zubiena. E non è finita qui: «Altre due sono quasi pronte... a partire: una andrà in Toscana e una in Puglia, una sorta di “Little Bench on tour”. Ma per ora non dico di più», anticipa l’ideatore, Emanuele Pivotto, tra i fondatori dell’associazione Vermogno Vive.
Con i bancali
Come la prima, anche le successive sono state realizzate utilizzando i bancali destinati allo smaltimento. Ciascuna mini-panchina ha una seduta di un metro per circa 60 centimetri di profondità e può accogliere fino a due persone.
Elementi d’arredo originali e colorati, facili da piazzare, ma anche da smontare, trasportare, riporre e ricollocare altrove, grazie ai manici di corda posizionati sotto la seduta, le “Little Bench” si differenziano inoltre l’una dall’altra per la frase apposta sullo schienale. Tra le più recenti: “Questo angolo di terra, più di ogni altro, mi sorride” (Orazio) e “Fare o non fare. Non c’è provare!”, quest’ultima - pronunciata dal maestro Yoda di “Guerre Stellari” - scelta durante una partita a Risiko tra amici.
Il “senso del possibile”
La loro realizzazione comporta circa 20 ore di lavoro. Tempo e impegno che Emanuele Pivotto mette a disposizione della collettività. «Vorrei far riflettere sul “senso del possibile” - dice -. Tutti possiamo far diventare possibile qualcosa di impossibile. Basta volerlo, e non aspettare che siano gli altri a farlo. Queste panchine, ad esempio, sono uno dei tanti modi per abbellire e colorare il nostro stupendo borgo. L’idea è stata mia, è vero, ma ora chiunque può aiutarmi a realizzarle e imparare a costruirle. Così, insieme, l’impossibile diventa possibile».
Qualche valido collaboratore, Pivotto, l’ha già trovato: Cinzia, Maryline (che fornisce i bancali), Alecs... «Se altri vorranno unirsi o cimentarsi in nuovi progetti - conclude -, sappiano che sono i benvenuti».
L.B.