La stangata sui conti delle banche
Banca di Asti (Biver) e Sella in buonissima salute. Ma arriva il governo con la tassa sugli extraprofitti.
Il dado è tratto e il Governo di destra-centro non torna indietro. La tassa sugli extraprofitti delle banche varata lunedì sera resta. L’unico dettaglio, non trascurabile, sarà la dimensione di questo prelievo forzoso. Che - dopo il crollo delle quotate in Borsa di martedì e il parziale recupero di ieri grazie alle rassicurazioni governative sulla modulazione - sarà meno impattante sui conti. Le ultime stime degli operatori più affidabili sulle entrate della tassa parlano di 3,3 miliardi sul 2023. Dopo il rialzo delle franchigie appunto annunciato dal Tesoro del ministro Giorgetti: dal 6 al 10% sugli extramargini 2023, dal 3 al 5% su quelli 2022. E il tetto allo 0,1% dell’attivo.
L’impatto sulle biellesi
E’ vero che le banche più radicate sul territorio - Sella e Biver del Gruppo Banca di Asti - non hanno patito lo scossone borsistico non essendo quotate, ma l’impatto sui loro conti sarà comunque importante. Il provvedimento di Meloni & Co. è vissuto con fastidio, anche se qualcosa si attendeva. Ma è soprattutto il “modo che offende”. «Fra l’altro - commentano ai piani alti di Piazza Libertà ad Asti, sede del gruppo che ha in pancia Biverbanca - con inusuale retroattività e senza un minimo di contraddittorio».
Le banche
Entrambe le banche (Asti e Sella) stanno per diffondere i dati delle semestrali 2023 che si annunciano particolarmente generosi in tema di margini e utili dopo le belle prove delle trimestrali che avevano indicato la rotta di una crescita senza fine, grazie soprattutto alla dinamica positiva del rialzo dei tassi Bce: un dato per tutti, la sola Banca Sella ha dichiarato nel primo trimestre 41,3 milioni di utile netto contro i 29,2 dell’analogo periodo 2022.
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