Report in "rosa"

La Regione presenta il primo Rapporto sullo sfruttamento delle donne: ecco tutti i dati

Il mercato del lavoro femminile è un bacino di "sfruttamento strutturale": la Regione Piemonte si schiera con le sue cittadine.

La Regione presenta il primo Rapporto sullo sfruttamento delle donne: ecco tutti i dati
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Un Roberto Cirio in videocollegamento da Bruxelles ha presentato questa mattina al Palazzo della Regione il primo Rapporto sullo sfruttamento delle donne relativo al 2o22 promosso dall'associazione Slaves No More e dalle ACLI. «La Regione Piemonte - ha poi ricordato il presidente - ha compiuto passi importanti: siamo consapevoli di trattare un tema sui cui occorre lavorare uniti per cambiare realmente le cose, partendo da studi come quello presentato oggi».

Cosa dice il rapporto?

In sintesi, il rapporto spiega come i lavori femminili, in particolare quelli delle donne migranti, siano caratterizzati da un alto tasso di precarietà, informalità ed irregolarità al punto da definire quello "rosa" come un bacino di enorme "sfruttamento strutturale". Il report, in particolare, si sofferta sulle forme di sfruttamento più pesanti e lesivi di diritti fondemantali delle donne sfruttate. Per quanto non esistano dati particolarmente precisi in Italia su questo tema, secondo le ipotesi più accreditate sarebbero più di 50 mila i gravi sfruttamenti ai danni di donne avvenuti nel solo settore dell'agricoltura.

Come avviene lo sfruttamento?

Quali sono gli elementi che caratterizzano lo sfruttamento lavorativo delle donne? La sottoposizione sistematica a molestie, ricatti e violenze sessuali e dipendenza dal datore di lavoro. Spesso, i "capi" conoscono bene le situazione delle proprie lavoratrici e fanno leva sul loro bisogno di accudire i figli per creare situazione di sempre maggior disagio.

Il grave sfruttamento femminile, infine, comporta talvolta il transito da una forma all’altra, tipicamente da quello sessuale a quello lavorativo e viceversa. Alcune donne sono costrette a svolgere entrambi per guadagnare di più. Lo sfruttamento sessuale ha dimensioni enormi: la ricerca ha riguardato 200 siti web attivi in tutta Italia. Il business che ne scaturisce, secondo stime ISTAT del 2021, è di 4,7 miliardi di euro, un volume di affari doppio rispetto all’intero settore alberghiero.

Parla il presidente di Slaves No More

«Nel ringraziare il Presidente della Regione Piemonte per l’attenzione dimostrata verso questa problematica e per aver concesso il patrocinio della Regione e l’utilizzo della Sala istituzionale per questa evento – ha dichiarato Pino Gulia, presidente di Slaves No More - l’associazione ha voluto confermare, con questa iniziativa promossa insieme alle ACLI di Torino, il metodo del dialogo aperto tra riferimenti ideologici differenti, per fare emergere la drammatica situazione di sfruttamento in cui vivono molte donne, di cui una gran parte di origine straniera. Il Rapporto dà conto di una carenza giuridica e di una disattenzione sociologica su un fenomeno che evidenzia da un lato un persistente maschilismo, e dall’altro un’elevata discriminazione di genere».

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