Intervista

Guido Tahra, designer e filosofo "viaggente"

Classe 1961, originario di Coggiola, Guido Tara attualmente è professore di moda a Dubai. Studioso di filosofia è anche scrittore e poeta con il nome d'arte Guido Tahra

Guido Tahra, designer e filosofo "viaggente"
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Non è un cervello in fuga, sempre che in una società liquido-moderna con pochi confini, se non quelli creati dalle guerre o dall’ottusità umana, abbia ancora un senso questa espressione ormai retrò. Guido Tahra, che aggiunge in mezzo al cognome biellese doc l’ottava lettera dell’alfabeto italiano rendendolo “d’arte”, è un creativo multitasking che ha deciso di immergersi nella vita, esplorando il mondo, soprattutto i suoi abitanti e le loro culture, alla ricerca e realizzazione di sé stesso.

Passaporto creativo

Classe 1961, Tahra è designer di successo nella moda internazionale, con imprescindibile formazione biellese e realizzazione professionale in Cina; è poeta dei sentimenti nei suoi “versi_tersi” filmati sul profilo pubblico Instagram (o su WhatsApp se siete tra i suoi contatti); è filosofo e scrittore: ha pubblicato di recente un saggio non convenzionale dal titolo “Speculazioni sull'esistenza - Filosofia della ragione ultima e dell'umana fragilità”, acquistabile online (vedi sopra, ndr), arrivato in finale al Concorso Filosofico Nazionale del 2023. È, infine, da due anni circa, professore di Fashion Business e Materials Technologies a Dubai, dove vive, nella sede distaccata dell’Istituto Marangoni Fashion School di Milano. Con lui facciamo il punto sul suo interessante percorso di vita.

L'intervista

Guido, dove eravamo rimasti? Nel febbraio del 2020, in piena pandemia, scrisse a Eco di Biella un’accorata difesa della cultura cinese e del suo metodo di affrontare l’emergenza, tanto vituperato in Occidente. Oggi la sua vita è cambiata, un’altra volta. Per cominciare, non vive più in Cina. Perché?

"Dopo dodici anni ho deciso di prendermi una pausa - racconta Tahra - e di tornare a casa in Italia. La pandemia mi ha costretto a restare tre anni consecutivi in Cina. Non perché io non potessi tornare in Italia, ma piuttosto perché in quel periodo avrei potuto avere grandi difficoltà a tornarvi. Con il mio ruolo di direttore creativo di un grande gruppo tessile non mi sembrava giusto tradire i miei amici cinesi. Mi hanno ospitato, allevato, coccolato e non ho voluto abbandonarli per un virus. Il mio contratto è poi arrivato a scadenza e la voglia di tornare in Italia, da mia moglie e mia figlia era forte, al pari di quella di volermi riposare un po’ dopo anni di lavoro davvero intensi. A Dubai, dove risiedo, ho pensato che la mia professionalità potesse interessare un’eccellenza come l’Istituto Marangoni di Milano che stava aprendo una sede, così è nata una collaborazione che negli ultimi due anni è andata sempre più rafforzandosi, nel mio ruolo di professore".

Intervista completa di Gabriele Pinna in edicola oggi, lunedì 29 aprile, su Eco di Biella.

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