L'INTERVISTA

Giuseppe Gibboni: "Ho vinto il Premio Paganini. E devo tanto al Perosi di Biella"

Il violinista racconta l'emozione della vittoria e ringrazia l'Accademia biellese, che è parte di questo successo. 

Giuseppe Gibboni: "Ho vinto il Premio Paganini. E devo tanto al Perosi di Biella"
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Il vincitore del Premio Paganini, il violinista Giuseppe Gibboni, racconta l'emozione della vittoria e ringrazia l'Accademia biellese, che è parte di questo successo.

L'intervista

«Sono ancora un po’ incredulo. Vede, quello che è successo è qualcosa di abbastanza storico, perché per noi violinisti il Premio Paganini è un premio immenso. E mi fa strano pensare che ho vinto».
Giuseppe Gibboni ha ragione: a soli vent’anni ha fatto la storia della musica classica del nostro Paese (e del mondo), riportando l’ambito riconoscimento in Italia ventiquattro anni dopo l’ultimo connazionale che ci riuscì, Giovanni Angeleri. Ed era il 1997. Oggi, anno 2021, Giuseppe Gibboni non ha solo vinto, ha stravinto al Premio Paganini, perché, con il premio assoluto della giuria, si è aggiudicato anche tre dei cinque premi speciali in palio: la migliore esecuzione del Concerto e la migliore interpretazione dei Capricci di Paganini e il maggior riconoscimento da parte del pubblico.
La vittoria, lui, l’ha dedicata alla sua famiglia, che vive a Salerno, e alla fidanzata, la chitarrista Carlotta Dalia. Ma questo pezzo di storia si deve anche al Biellese, o meglio all’Accademia “Lorenzo Perosi” di Biella Piazzo, alla quale Gibboni a sua volta deve tanto, come racconta a “Eco di Biella”.

Cinque anni al Perosi. Al “Perosi”, il talentuoso musicista è arrivato come borsista della Fondazione Crt. E proprio al Perosi, lo scorso giugno, Gibboni si è diplomato in Virtuosità (nella foto sotto), allievo del maestro Pavel Berman, con cui si è esibito al Teatro Sociale.
«Provengo da una famiglia di musicisti, mio padre è violinista, mia madre pianista e le mie due sorelle gemelle suonano il violino. Io ho iniziato all’età di tre anni con il violoncello, ma dissi ben presto a papà: ora suono il violoncello, ma voglio fare il violinista. Da lì è iniziato tutto, maggiormente per gioco, poi è diventata una cosa più seria. C’è anche un disegno, che feci in prima elementare, sul mestiere che avrei fatto da grande: chiaramente disegnai un violinista».

Costanza e sacrificio, i compiti di scuola fino a mezzanotte, il conciliare liceo e Conservatorio, questa è la storia di un ragazzo che il suo talento l’ha costruito: «Suonare uno strumento come il violino richiede dedizione assoluta, sin da piccolissimo ho studiato tutti i giorni con costanza». Con qualche “eccezione”: «Ho sempre adorato fare sport, andare in palestra, le escursioni in montagna e le arti marziali, ma queste le ho ridotte. Le mani, per un musicista, vanno tutelate».
L’Accademia “Perosi” di Biella è arrivata quando aveva quindici anni: «Ho trascorso anni meravigliosi al “Perosi”. Ci tengo a ringraziare Stefano Giacomelli e tutta l’Accademia, che hanno da subito capito quel che mi permetto di definire il mio talento. Quando in pochi credevano in me, l’Accademia “Perosi” c’è sempre stata. E lì ho studiato con Pavel Berman, un musicista immenso». Da un anno e mezzo, Gibboni studia anche all’estero, al Mozarteum di Salisburgo. Per il futuro dice: «Spero di poter lavorare e vivere di concerti, soprattutto in Italia. E mi auguro sempre più attenzione da parte dello Stato verso l’arte».

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