Giornata mondiale Alzheimer: scoperto un nuovo biomarcatore
Secondo uno studio del Fatebenefratelli di Brescia avrebbe un meccanismo comune ad altre due malattie neurodegenerative.
Oggi, martedì 21 settembre 2021, ricorre la Giornata mondiale dell’Alzheimer. La ricorrenza è stata istituita nel 1994 dall’Organizzazione mondiale della Sanità e dall’Alzheimer’s Disease International per diffondere in tutto il mondo iniziative dedicate alla conoscenza e alla diffusione delle informazioni sulla malattia. E proprio in questi giorni giungono positive novità nel campo della ricerca e della (possibile) diagnosi precoce.
Giornata mondiale Alzheimer: la situazione
Proprio oggi, in concomitanza con la giornata dedicata, Adi ha diffuso il suo rapporto mondiale Alzheimer 2021. Nel mondo sono 41 milioni le persone con demenza che non ricevono una diagnosi ufficiale.
Nel documento viene descritta soprattutto la difficoltà di accesso alla diagnosi per le persone con demenza: il 75% dei 55 milioni di casi nel mondo non ha infatti una diagnosi ufficiale, cifra che nei paesi a basso-medio reddito raggiunge anche il 90%.
Ma non è la sola situazione da tenere sott'occhio: secondo il report un medico su tre pensa che non si possa fare nulla per curare la demenza, il 47% delle persone affette non ha accesso a medici qualificati e il 46% ha paura della diagnosi.
Demenza e Alzheimer: le differenze
Ma qual è la differenza tra demenza e Alzheimer? Con demenza si indicano diverse malattie cerebrali che comportano l’alterazione progressiva di alcune funzioni (memoria, pensiero, ragionamento, linguaggio, orientamento, personalità e comportamento) di severità tale da interferire con gli atti quotidiani della vita. La malattia di Alzheimer è una di queste ed è la più comune causa di demenza (rappresenta il 50-60% di tutti i casi).
Secondo le stime dell'Oms, i 55 milioni di persone affette da demenza oggi sono destinati ad aumentare in modo esponenziale, raggiungendo quota 139 milioni entro il 2050. Un altro dato sconvolgente è che al mondo ogni 3 secondi una persona si ammala di demenza. La patologia in Italia colpisce 1.241.000.
Alzheimer, una diagnosi difficile
Quella dell'Alzheimer rimane però oggi una diagnosi difficile. Per comprenderne il perché Adi ha lanciato un questionario online che ha coinvolto 3.500 persone tra malati, caregiver e personale medico.
Al primo posto c’è la difficoltà di accesso a medici qualificati (47%), seguita dalla paura della diagnosi e delle sue conseguenze (46%) e dai costi (34%).
Per quanto riguarda il personale sanitario, l’ostacolo principale nell’effettuare una diagnosi corretta è la difficoltà di accesso a test diagnostici specializzati (38%) seguita dalla mancanza di formazione e conoscenze specifiche (37%).
Scoperto un nuovo biomarcatore
Intanto, qualcosa si muove nel campo della ricerca. E' stato infatti identificato un nuovo possibile biomarcatore per la malattia di Alzheimer, la demenza frontotemporale e la demenza a Corpi di Lewy, che avrebbero quindi un meccanismo molecolare comune. A rendere noto il risultato è l'Istituto Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia.
Il nuovo biomarcatore sarebbero gli esosomi o vescicole extracellulari. Già in passato era stato ipotizzato che potessero essere degli strumenti fondamentali per la trasmissione di biomolecole tra cellula e cellula durante l'invecchiamento, nel caso in cui si verifichi una progressiva perdita di neuroni. Inoltre, la presenza di alcuni marcatori di esosomi nelle placche di proteina amiloide nei cervelli di pazienti con Alzheimer supporta l'ipotesi che questi elementi possano contribuire all'insorgenza e progressione della malattia. Di conseguenza le vescicole extracellulari e il loro carico sarebbero dei potenziali biomarcatori per le demenze.
"Il livello delle vescicole extracellulari nel sangue è regolato da una serie di fattori che agiscono a livello intracellulare - ha spiegato all'Ansa Roberta Ghidoni, direttrice scientifica dell'istituto - Stiamo pertanto studiando quali fattori possano spiegare le alterazioni osservate, per identificare le vie comuni alterate nelle demenze, e più in generale nelle malattie caratterizzate da un accumulo di proteine a livello cerebrale. I risultati sono promettenti".
L'importanza della ricerca
Sempre da Brescia - ma dagli Spedali Civili - arriva un altro studio molto importante in materia.
Uno dei ricercatori Airalzh, il dottor Alberto Benussi – operativo presso la Clinica Neurologica degli Spedali Civili di Brescia - ha pubblicato su una rivista scientifica uno studio multicentrico che ha analizzato i risultati di un test non invasivo - la Stimolazione Magnetica Transcranica - su 160 soggetti con lieve deficit cognitivo. Lo studio ha dimostrato come sia possibile individuare e distinguere tra loro tre particolari gravi forme di demenza grazie a uno specifico algoritmo. Un risultato che ancora di più fa capire quanto sia importante la ricerca
“La Ricerca si sta spingendo in due grosse direzioni: la terapia, con l’individuazione di farmaci atti a contrastare la malattia, e l’importanza della diagnosi precoce – sintetizza il professor Alessandro Padovani, socio fondatore e membro del Consiglio Direttivo di Airalzh oltre che Direttore della Clinica di Neurologia presso ASST Spedali Civili di Brescia - Se, da un lato, la Food and Drug Administration (FDA) ha approvato Aducanumab, primo trattamento che non si limita soltanto ad ‘aggredire’ i sintomi della demenza, ma anche a rallentare il declino cognitivo, dall’altro c’è il ruolo della diagnosi precoce. Sotto questo punto di vista, Airalzh è da tempo impegnata nella ricerca, promuovendola allo scopo di trovare delle cure e investendo soprattutto nella diagnosi precoce in quanto, senza di essa, difficilmente si riuscirà a trovare una terapia. Siamo convinti che per trovare un trattamento per l’Alzheimer dobbiamo percorrere la strada della diagnosi precoce ed Airalzh investe in questa direzione”.