Cinque biellesi “Giusti tra le Nazioni” per aver salvato la famiglia Jona dai nazifascisti
Stamane la consegna delle medaglie al Piazzo dallo Stato di Israele ai famigliari di Delfina Levis, Lina Casagrande, Angelo Cova, Luigia Midolli Cova e Maria Mosca Cirvella, tutti nel frattempo deceduti
Cinque biellesi “Giusti tra le Nazioni”. “Le loro azioni ci danno speranza” ha detto Shapira Smadar direttrice per gli affari pubblici dell'Ambasciata israeliana oggi a Palazzo Gromo Losa per la cerimonia
Stamane la consegna delle medaglie al Piazzo dallo Stato di Israele
E’ stata Shapira Smadar, direttrice del Dipartimento per gli affari pubblici dell’Ambasciata di Israele a leggere il dispositivo con cui cinque biellesi sono stati insigniti del diploma e della medaglia di “Giusti tra le Nazioni”.
E’ stata lei, con la presidente della Comunità ebraica di Biella, Vercelli, Novara e Verbania Rossella Bottini Treves, presentati dall’ex preside e sindaco Dino Gentile, a consegnare stamane, martedì, poco dopo mezzogiorno, i riconoscimenti agli eredi per aver salvato la famiglia Jona da sicuro sterminio tra il 1943 e il 1945.
Nella foto Vittoria Cova e Giulio Jona con altri eredi insieme a Shapira Smadar e Rossella-Bottini-Treves
Nel mondo 28mila "Giusti tra le Nazioni"
I “Giusti tra le Nazioni” che vanno ad aggiungersi ai 28mila nel mondo e ai 700 italiani che a pieno diritto sono ricordati nel Giardino dei Giusti di Gerusalemme sono: Delfina Levis, Lina Casagrande, Angelo Cova, Luigia Midolli Cova e Maria Mosca Cirvella, tutti già deceduti. La motivazione con cui la prestigiosa fondazione Yad Vashem di Israele ha attribuito i riconoscimenti è: «per avere, con alto spirito umanitario e a sprezzo della loro vita, accudito, protetto e salvato l’intera famiglia Jona dai rischi mortali negli anni più feroci e dolorosi delle persecuzioni nazifasciste».
L'evento di questa mattina al Piazzo di Biella
L’evento si è tenuto stamane, martedì, a Palazzo Gromo Losa concesso dalla Fondazione Crb per la circostanza davanti alle autorità civili, religiose e militari, ad una folta delegazione di rappresentanti della comunità ebraica e di due classi di studenti del Liceo Avogadro - la 5B e la 4E - accompagnate dal professor Riccardo Quaglia. Ad una premessa sulla Shoah, sulle leggi razziali emanate dal fascismo del 1938, sul dovere morale che lo Stato di Israele si è imposto - come ha rammentato Shapira Smadar - di ricordare per sempre l’olocausto “tragedia dell’umanità”, ma anche quello di preservare la memoria di chi ha messo a rischio la propria vita per salvare ebrei in pericolo, sono seguite le testimonianze sul professor Angelo Cova e la moglie Luigia Midolli della anziana figlia Vittoria Cova, poi quelle di Giulio Jona, 92enne, fra i salvati, del nipote Luca, figlio di Silvia Jona, e ha chiuso con un video l’avvocato Emilio Jona, 96 anni, anche lui uno dei salvati, che non ha potuto essere presente per ragioni di salute. Jona ha ripercorso le tappe della storia famigliare dopo aver contestualizzato le persecuzioni e ricordando ognuno dei cinque “Giusti” nei loro tratti umani e nelle loro azioni, non senza riflettere sul valore di queste persone che danno senso alla speranza in un mondo che non pare possibile liberare dal male. Nella foto: Vittoria Cova e Giulio Jona con altri eredi, Rossella Bottini Treves e Shapira Smadar.
Roberto Azzoni