LA STORIA

Andrea Pollono, da Sordevolo alla battaglia delle arance di Ivrea: «Pur ammaccato, mi sento rigenerato»

Venerdì scorso la disavventura a Porta Susa: treno in ritardo di 245 minuti e carnevale saltato.

Andrea Pollono, da Sordevolo alla battaglia delle arance di Ivrea: «Pur ammaccato, mi sento rigenerato»
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Venerdì scorso la disavventura a Porta Susa: treno in ritardo di 245 minuti e carnevale saltato.

La storia

Ne è uscito un po’ ammaccato, con il naso e la fronte bollati (solo gli occhi si sono salvati), ma Andrea Pollono, 54 anni, residente a Sordevolo, è soddisfatto. La battaglia delle arance dello Storico Carnevale di Ivrea lo ha distrutto, ma è un uomo rigenerato e, per dirla con parole sue, «un uomo che oggi affronta la giornata con un altro spirito».
«Finalmente dopo due anni e mezzo di stop dovuti alla pandemia ci siamo potuti riappropriare di questa bella tradizione», dice con quel poco di voce che gli resta. E tanto meglio se è stata proprio la sua squadra - gli Aranceri della Morte - ad averla spuntata e ad aver vinto, perché il divertimento, in questo caso, è stato ancora maggiore.

Nato di Ivrea

«Sono nato a Ivrea, dove il mio papà lavorava per l’Olivetti, e ho abitato là fino a 11 anni», racconta.
Un legame, quello con la cittadina eporediese e con il suo carnevale, che non si è mai spezzato. «Partecipo a ogni evento, e ogni anno mi commuovo all’uscita della Mugnaia», dice. Costantemente in prima fila, dunque, e in prima linea anche quando impazza la battaglia. «Sono uno degli 8mila aranceri a terra. Io, di arance, ne prendo e ne do. Sempre con goliardia e senza lamentarmi. Vista dall’esterno può sembrare una tradizione brutale, ma - assicura - la battaglia tra gli aranceri a terra e quelli sul carro si svolge all’insegna di una profonda lealtà. I “colpi” che fanno male, semmai, sono quelli delle arance che non vanno subito a segno e che rimbalzano».

Assente giustificato

Solo la serata di venerdì ha visto la sua assenza “giustificata”: «Ero andato a Porta Susa con mia moglie ad aspettare il Freccia Rossa che avrebbe riportato a casa mia figlia Alice (arancera pure lei, ndr), di ritorno dalla Francia, dove studia Psicologia. Con noi c’era anche una sua amica di Candelo. Ma il treno era in grande ritardo: ben 245 minuti».
Un’attesa infinita, che Andrea Pollono ha comunque preso con filosofia. «Abbiamo fatto amicizia con una ragazza - racconta - e abbiamo aspettato il treno in sua compagnia, finendo a parlare fino all’una di notte nel camper di mia moglie. Una serata insolita, ma molto bella ugualmente, anche se lontano da Ivrea. Per una volta».
Lara Bertolazzi

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