“Vola” via... con le api biellesi doc
TRIVERO - E’ un epilogo che non ci si attendeva quello che, in questi giorni, sta caratterizzando uno dei progetti più innovativi e importanti che l’Associazione biellese apicoltori, con il supporto della ex comunità montana “Tre valli”, ha avuto modo di mettere in campo negli ultimi tempi. L’idea di produrre api regine autoctone, perfettamente adattate al territorio biellese e quindi in grado di affrontarne le criticità e le peculiarità della zona, con effetti positivi sulla successiva produzione di miele, ha infatti trovato una battuta d’arresto per scelta di quello che doveva esserne l’artefice principale: Gianfranco Reolon, l’apicoltore triverese che aveva vinto il bando indetto proprio dall’associazione e dalla comunità montana al fine di finanziare la produzione delle “regine”, se n’è andato. Dopo due fortunati anni di effettiva attività, nelle quali ha non solo ha prodotto le api autoctone ma le ha anche distribuite ai colleghi sul territorio, qualificando notevolmente la produzione locale di miele, l’apicoltore ha infatti deciso di spostare la sua azienda agricola in Toscana. Scelta legittima, non fosse che si è portato dietro le arnie che aveva avuto in comodato d’uso proprio in virtù della vittoria del bando. E che, a rigor di logica, ora dovrebbe restituire per consentire la prosecuzione del progetto in terra biellese.
Il problema sta creando non pochi grattacapi all’associazione presieduta da Paolo Detoma, che su tutto il territorio riunisce e rappresenta qualcosa come quasi 200 apicoltori. Se, infatti, da un lato il sodalizio pretende che la questione venga appianata attraverso un accordo, Reolon pare difendere a spada tratta la sua scelta. L’apicoltore avrebbe infatti una giustificazione: il fatto di possedere ancora alcune arnie in terra biellese e di avere intenzione di produrre api regine, sì in Toscana, ma estrapolando il materiale genetico prodotto proprio nel Triverese. Una linea che tuttavia non convince il consiglio direttivo dell’Associazione apicoltori, il quale nei giorni scorsi si è espresso in merito alla vicenda. «Da un punto di vista produttivo Reolon non ha fatto una scelta sbagliata - afferma Paolo Detoma -: in Toscana la stagione è in effetti più lunga rispetto a quella biellese, e il clima più favorevole. La quantità è quindi premiata, in quelle terre. Ma la produzione di api regine autoctone biellesi non può comunque avvenire laggiù: questo non si concilia con quello che è lo spirito del progetto, che è invece finalizzato a produrre api perfettamente adattate al nostro territorio. Paradossalmente, se si volesse spostare la produzione bisognerebbe infatti andare in una zona dalle condizioni più proibitive della nostra, per realizzare api più forti e resistenti: non certo la Toscana».
La questione, quindi, a questo punto passa sui tavoli istituzionali. Di mezzo ci sono infatti le arnie e il materiale acquistato dall’Associazione biellese con il contributo (di 6.300 euro) della comunità montana, e affidato a Reolon in comodato d’uso. Per Detoma, una questione di non poco conto: «La nostra associazione - spiega - è garante nei confronti della ex comunità di utilizzo per i fini indicati nel bando di attribuzione. Oltretutto, trattandosi di un finanziamento con denaro pubblico, per noi è fondamentale che la vicenda si risolva nella piena trasparenza». Segnalata quindi, su mandato del direttivo del sodalizio, tutta la questione alla ex comunità montana, questa nei giorni scorsi ha preso ufficialmente posizione, chiedendo all’Associazione biellese apicoltori di attivarsi per risolvere il caso: o con la restituzione del materiale fornito in comodato d’uso, o in alternativa con il versamento del corrispettivo speso per l’acquisto (6.300 oltre al 10%) entro il prossimo 15 gennaio. Reolon, ora in Toscana, ha già ricevuto comunicazione dell’aut aut dall’associazione tramite raccomandata. Ora si attende la sua risposta.
Veronica Balocco
TRIVERO - E’ un epilogo che non ci si attendeva quello che, in questi giorni, sta caratterizzando uno dei progetti più innovativi e importanti che l’Associazione biellese apicoltori, con il supporto della ex comunità montana “Tre valli”, ha avuto modo di mettere in campo negli ultimi tempi. L’idea di produrre api regine autoctone, perfettamente adattate al territorio biellese e quindi in grado di affrontarne le criticità e le peculiarità della zona, con effetti positivi sulla successiva produzione di miele, ha infatti trovato una battuta d’arresto per scelta di quello che doveva esserne l’artefice principale: Gianfranco Reolon, l’apicoltore triverese che aveva vinto il bando indetto proprio dall’associazione e dalla comunità montana al fine di finanziare la produzione delle “regine”, se n’è andato. Dopo due fortunati anni di effettiva attività, nelle quali ha non solo ha prodotto le api autoctone ma le ha anche distribuite ai colleghi sul territorio, qualificando notevolmente la produzione locale di miele, l’apicoltore ha infatti deciso di spostare la sua azienda agricola in Toscana. Scelta legittima, non fosse che si è portato dietro le arnie che aveva avuto in comodato d’uso proprio in virtù della vittoria del bando. E che, a rigor di logica, ora dovrebbe restituire per consentire la prosecuzione del progetto in terra biellese.
Il problema sta creando non pochi grattacapi all’associazione presieduta da Paolo Detoma, che su tutto il territorio riunisce e rappresenta qualcosa come quasi 200 apicoltori. Se, infatti, da un lato il sodalizio pretende che la questione venga appianata attraverso un accordo, Reolon pare difendere a spada tratta la sua scelta. L’apicoltore avrebbe infatti una giustificazione: il fatto di possedere ancora alcune arnie in terra biellese e di avere intenzione di produrre api regine, sì in Toscana, ma estrapolando il materiale genetico prodotto proprio nel Triverese. Una linea che tuttavia non convince il consiglio direttivo dell’Associazione apicoltori, il quale nei giorni scorsi si è espresso in merito alla vicenda. «Da un punto di vista produttivo Reolon non ha fatto una scelta sbagliata - afferma Paolo Detoma -: in Toscana la stagione è in effetti più lunga rispetto a quella biellese, e il clima più favorevole. La quantità è quindi premiata, in quelle terre. Ma la produzione di api regine autoctone biellesi non può comunque avvenire laggiù: questo non si concilia con quello che è lo spirito del progetto, che è invece finalizzato a produrre api perfettamente adattate al nostro territorio. Paradossalmente, se si volesse spostare la produzione bisognerebbe infatti andare in una zona dalle condizioni più proibitive della nostra, per realizzare api più forti e resistenti: non certo la Toscana».
La questione, quindi, a questo punto passa sui tavoli istituzionali. Di mezzo ci sono infatti le arnie e il materiale acquistato dall’Associazione biellese con il contributo (di 6.300 euro) della comunità montana, e affidato a Reolon in comodato d’uso. Per Detoma, una questione di non poco conto: «La nostra associazione - spiega - è garante nei confronti della ex comunità di utilizzo per i fini indicati nel bando di attribuzione. Oltretutto, trattandosi di un finanziamento con denaro pubblico, per noi è fondamentale che la vicenda si risolva nella piena trasparenza». Segnalata quindi, su mandato del direttivo del sodalizio, tutta la questione alla ex comunità montana, questa nei giorni scorsi ha preso ufficialmente posizione, chiedendo all’Associazione biellese apicoltori di attivarsi per risolvere il caso: o con la restituzione del materiale fornito in comodato d’uso, o in alternativa con il versamento del corrispettivo speso per l’acquisto (6.300 oltre al 10%) entro il prossimo 15 gennaio. Reolon, ora in Toscana, ha già ricevuto comunicazione dell’aut aut dall’associazione tramite raccomandata. Ora si attende la sua risposta.
Veronica Balocco
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