Viverone, tra reti radiocomandate e turisti in fuga

Impossibile non parlare prima o poi del Lago di Viverone in una rubrica di pesca. Il rischio di attirare gli strali dei potentelli di turno che vedono e utilizzano il lago come risorsa propria e non della comunità, è molto alto, ma ce ne faremo una ragione. Di puntate potrebbero essercene altre. Non parlerò (per ora) di chi continua a pescare con tecniche non consentite (come ad esempio la traina, vietata in tutti i laghi a meno che non si tratti dell’antica pratica della tirlindana nella quale non si utilizzano però rotanti o minnow - per i profani, si tratta di pesciolini finti d’ogni fatta e colore - bensì degli ondulanti). Non parlerò dei controlli che si vedono purtroppo solo raramente. E neppure dell’aumento delle tariffe per la pesca (esempio: 15 euro al giorno dalla barca, 5 euro dalla riva) che fanno passare la voglia di pescare in quel lago unitamente ad altri motivi qui di seguito elencati. Non parlerò dell’uso smodato delle pasture da parte dei carpisti: ne potrebbero utilizzare massimo due chili al giorno, ma lo fanno realmente? Ed esiste qualcuno che ogni tanto li controlla? Il “carp fishing” è una tecnica costosa e nobile, che fa del rispetto e del rilascio del pesce il suo dogma. Ma non tutti i praticanti meritano d’essere descritti con aggettivi positivi. Non parlerò - per ora - dei professionisti della pesca, addetti ai prelievi delle “famigerate” e “infestanti” scardole (note da queste parti anche come scavarde, cibo peraltro preferito dei rinomati e ricercati lucci), che pare siano in possesso di reti... radiocomandate, in grado di catturare solo quella specie di pesce. O, quantomeno, è quanto tendono a credere i tanti “boccaloni” di terra (termine utilizzato anche per descrivere un altro abitante del lago, il persico trota o black bass o, appunto, boccalone, in quanto ha la bocca molto ampia e aggredisce anche esche di gomma di forma e colori impensabili. In pratica, se l’esca è ben presentata, questo splendido e aggressivo predatore ci casca sempre!). A chi scrive, che boccalone non è, piacerebbe sapere quanti lucci o persici (reali, trota o sole) sono finiti in quelle reti in mezzo ai quintali e quintali di scardole che, ufficialmente, si dice siano stati prelevati dal lago nel corso degli ultimi anni.
Non parlerò di tutto questo. Parlerò invece di barche a motore, di sci nautico e del poco rispetto che, per accontentare pochi, si riserva ai tanti che vorrebbero pescare in quel lago e versano ogni volta fior di quattrini per farlo, col rischio, molto reale, di non acchiappare nulla, spesso per colpa di una gestione a mio modo di vedere molto approssimativa del settore pesca. Nei giorni scorsi ho ad esempio scoperto perché i tantissimi amanti del kayak fishing (pesca con l’utilizzo di attrezzatissimi kayak. I due siti “italiakayakfishing” e “pescainkayak”, raggruppano da soli più di mille iscritti) preferiscono evitare il Lago di Viverone. Proprio per colpa delle onde formate da chi pratica sci nautico o da chi, in un lago così piccolo, circola avanti e indietro a velocità impensabili, senza rispetto per le zone riservate, con natanti di dimensioni notevoli, dotati di propulsori potenti e inquinanti. Chi li controlla? Si parla di turismo e poi, per proteggere l’orticello di pochi, si sbattono le porte in faccia a migliaia di potenziali turisti quali pescatori in kayak o anche solo amanti della vela, della canoa, del kayak, del canottaggio. A Mergozzo (lago poco più piccolo di Viverone, che si trova tra il Maggiore e il Lago d’Orta), si allenava il campione mondiale di sci nautico e l’acqua era inquinata. Un’amministrazione comunale ha avuto il coraggio di dire basta ai motori a scoppio. Il turismo è aumentato in modo esponenziale. Oggi si parla di 70-80 mila turisti all’anno, tra i quali migliaia di pescatori. A Mergozzo si possono utilizzare come propulsori solo i motori elettrici, i remi o le pagaie. Ed è diventato uno dei laghi più puliti d’Europa.
Valter Caneparo
Nella foto il campione di kayak fishing, Gianluca Aramini, con due splendidi persici reali pescati a dropshot nel Lago di Viverone
Impossibile non parlare prima o poi del Lago di Viverone in una rubrica di pesca. Il rischio di attirare gli strali dei potentelli di turno che vedono e utilizzano il lago come risorsa propria e non della comunità, è molto alto, ma ce ne faremo una ragione. Di puntate potrebbero essercene altre. Non parlerò (per ora) di chi continua a pescare con tecniche non consentite (come ad esempio la traina, vietata in tutti i laghi a meno che non si tratti dell’antica pratica della tirlindana nella quale non si utilizzano però rotanti o minnow - per i profani, si tratta di pesciolini finti d’ogni fatta e colore - bensì degli ondulanti). Non parlerò dei controlli che si vedono purtroppo solo raramente. E neppure dell’aumento delle tariffe per la pesca (esempio: 15 euro al giorno dalla barca, 5 euro dalla riva) che fanno passare la voglia di pescare in quel lago unitamente ad altri motivi qui di seguito elencati. Non parlerò dell’uso smodato delle pasture da parte dei carpisti: ne potrebbero utilizzare massimo due chili al giorno, ma lo fanno realmente? Ed esiste qualcuno che ogni tanto li controlla? Il “carp fishing” è una tecnica costosa e nobile, che fa del rispetto e del rilascio del pesce il suo dogma. Ma non tutti i praticanti meritano d’essere descritti con aggettivi positivi. Non parlerò - per ora - dei professionisti della pesca, addetti ai prelievi delle “famigerate” e “infestanti” scardole (note da queste parti anche come scavarde, cibo peraltro preferito dei rinomati e ricercati lucci), che pare siano in possesso di reti... radiocomandate, in grado di catturare solo quella specie di pesce. O, quantomeno, è quanto tendono a credere i tanti “boccaloni” di terra (termine utilizzato anche per descrivere un altro abitante del lago, il persico trota o black bass o, appunto, boccalone, in quanto ha la bocca molto ampia e aggredisce anche esche di gomma di forma e colori impensabili. In pratica, se l’esca è ben presentata, questo splendido e aggressivo predatore ci casca sempre!). A chi scrive, che boccalone non è, piacerebbe sapere quanti lucci o persici (reali, trota o sole) sono finiti in quelle reti in mezzo ai quintali e quintali di scardole che, ufficialmente, si dice siano stati prelevati dal lago nel corso degli ultimi anni.
Non parlerò di tutto questo. Parlerò invece di barche a motore, di sci nautico e del poco rispetto che, per accontentare pochi, si riserva ai tanti che vorrebbero pescare in quel lago e versano ogni volta fior di quattrini per farlo, col rischio, molto reale, di non acchiappare nulla, spesso per colpa di una gestione a mio modo di vedere molto approssimativa del settore pesca. Nei giorni scorsi ho ad esempio scoperto perché i tantissimi amanti del kayak fishing (pesca con l’utilizzo di attrezzatissimi kayak. I due siti “italiakayakfishing” e “pescainkayak”, raggruppano da soli più di mille iscritti) preferiscono evitare il Lago di Viverone. Proprio per colpa delle onde formate da chi pratica sci nautico o da chi, in un lago così piccolo, circola avanti e indietro a velocità impensabili, senza rispetto per le zone riservate, con natanti di dimensioni notevoli, dotati di propulsori potenti e inquinanti. Chi li controlla? Si parla di turismo e poi, per proteggere l’orticello di pochi, si sbattono le porte in faccia a migliaia di potenziali turisti quali pescatori in kayak o anche solo amanti della vela, della canoa, del kayak, del canottaggio. A Mergozzo (lago poco più piccolo di Viverone, che si trova tra il Maggiore e il Lago d’Orta), si allenava il campione mondiale di sci nautico e l’acqua era inquinata. Un’amministrazione comunale ha avuto il coraggio di dire basta ai motori a scoppio. Il turismo è aumentato in modo esponenziale. Oggi si parla di 70-80 mila turisti all’anno, tra i quali migliaia di pescatori. A Mergozzo si possono utilizzare come propulsori solo i motori elettrici, i remi o le pagaie. Ed è diventato uno dei laghi più puliti d’Europa.
Valter Caneparo
Nella foto il campione di kayak fishing, Gianluca Aramini, con due splendidi persici reali pescati a dropshot nel Lago di Viverone