Verso un vino sempre più sostenibile
LESSONA - E’ stato dedicato alla viticoltura sostenibile l’incontro che, come ogni anno, ha inaugurato la rassegna lessonese “I colori del vino”, mettendo a confronto esperti e produttori su temi di attualità. E dell’impatto ambientale della viticoltura si è parlato molto, negli ultimi tempi: dall’elevato impiego di fitofarmaci e diserbanti, fino allo sconvolgimento paesaggistico dei vigneti “intensivi”, soprattutto in alcune zone del Nord Est.Ma la piccola realtà vitivinicola biellese sembra, per il momento, avere imboccato una direzione opposta, e l’incontro di venerdì scorso ha offerto una stimolante panoramica di esperienze in questo senso.Andrea Manfrinati - giovane enologo che si occupa delle cantine dell’azienda Maria Chiara Reda - da tempo sperimenta, in una sua piccola tenuta, la possibilità di una viticoltura libera dalla chimica: il risultato è Primo Miglio, il primo Erbaluce privo di solfiti aggiunti, che sta ottenendo un buon riscontro sul mercato. E non è che il primo passo perché - ha annunciato venerdì scorso – presto tutti i vini di Montecavallo diventeranno biologici: «Un grosso passo – dice con soddisfazione Manfrinati – verso il mio sogno: quello di arrivare ad un vino senza alcun additivo chimico».Un altro sogno che si realizza ogni giorno è quello del Vino del Sorriso, che punta con successo ad integrare le persone con disabilità: «Il nostro è un vino che unisce – dice Gianni Moggio, esperto di viticoltura, che ha recuperato e gestisce il vigneto dell’Associazione Ti Aiuto Io – e per questo, per festeggiare il decennale della nostra associazione, vorremmo presentarlo al Vinincontro di Candelo, con l’auspicio di vedere finalmente unito il mondo della viticoltura biellese». E poi, le esperienze dell’Istituto Agrario Vaglio Rubens, che coltiva, oltre alle viti della ex Cascina Vigna di Città Studi, il vigneto didattico di Candelo, dove si salvaguardano vitigni antichi e vecchie tecniche di coltivazione. E che qui sperimenta tecniche innovative, per ridurre l’utilizzo di prodotti chimici.E infine la proposta dell’azienda Green Biochar di Torino: recuperare la biomassa, producendo carbone vegetale da utilizzare come ammendante in agricoltura, riportando il carbonio nel terreno e contribuendo così alla riduzione di CO2 nell’atmosfera. Tra i tanti viticoltori presenti, interesse, curiosità e qualche normale perplessità, tradotta in molte domande, momenti di confronto, scambio di esperienze. Perché in fondo tutti sappiamo che – come ha affermato uno degli oratori – «se l’agricoltura non è sostenibile, non muore l’agricoltura, muore il pianeta».Simona Perolo
LESSONA - E’ stato dedicato alla viticoltura sostenibile l’incontro che, come ogni anno, ha inaugurato la rassegna lessonese “I colori del vino”, mettendo a confronto esperti e produttori su temi di attualità. E dell’impatto ambientale della viticoltura si è parlato molto, negli ultimi tempi: dall’elevato impiego di fitofarmaci e diserbanti, fino allo sconvolgimento paesaggistico dei vigneti “intensivi”, soprattutto in alcune zone del Nord Est.Ma la piccola realtà vitivinicola biellese sembra, per il momento, avere imboccato una direzione opposta, e l’incontro di venerdì scorso ha offerto una stimolante panoramica di esperienze in questo senso.Andrea Manfrinati - giovane enologo che si occupa delle cantine dell’azienda Maria Chiara Reda - da tempo sperimenta, in una sua piccola tenuta, la possibilità di una viticoltura libera dalla chimica: il risultato è Primo Miglio, il primo Erbaluce privo di solfiti aggiunti, che sta ottenendo un buon riscontro sul mercato. E non è che il primo passo perché - ha annunciato venerdì scorso – presto tutti i vini di Montecavallo diventeranno biologici: «Un grosso passo – dice con soddisfazione Manfrinati – verso il mio sogno: quello di arrivare ad un vino senza alcun additivo chimico».Un altro sogno che si realizza ogni giorno è quello del Vino del Sorriso, che punta con successo ad integrare le persone con disabilità: «Il nostro è un vino che unisce – dice Gianni Moggio, esperto di viticoltura, che ha recuperato e gestisce il vigneto dell’Associazione Ti Aiuto Io – e per questo, per festeggiare il decennale della nostra associazione, vorremmo presentarlo al Vinincontro di Candelo, con l’auspicio di vedere finalmente unito il mondo della viticoltura biellese». E poi, le esperienze dell’Istituto Agrario Vaglio Rubens, che coltiva, oltre alle viti della ex Cascina Vigna di Città Studi, il vigneto didattico di Candelo, dove si salvaguardano vitigni antichi e vecchie tecniche di coltivazione. E che qui sperimenta tecniche innovative, per ridurre l’utilizzo di prodotti chimici.E infine la proposta dell’azienda Green Biochar di Torino: recuperare la biomassa, producendo carbone vegetale da utilizzare come ammendante in agricoltura, riportando il carbonio nel terreno e contribuendo così alla riduzione di CO2 nell’atmosfera. Tra i tanti viticoltori presenti, interesse, curiosità e qualche normale perplessità, tradotta in molte domande, momenti di confronto, scambio di esperienze. Perché in fondo tutti sappiamo che – come ha affermato uno degli oratori – «se l’agricoltura non è sostenibile, non muore l’agricoltura, muore il pianeta».
Simona Perolo