Ventenni? «Il 90% vive con i genitori»

Ventenni? «Il 90% vive con i genitori»
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Due giorni di confronto con i giovani di tutte le province piemontesi. E? quanto la Regione ha avviato di recente, con la rete Rete Europa Piemonte, per il rilancio delle politiche giovanili dellente e nellottica della stesura della nuova legge regionale.

Questa loccasione durante la quale e? stato presentato il percorso costruito su 25 laboratori territoriali, svolti in diverse citta? del Piemonte, e lungo il quale sono emerse proposte su giovani e ambiente, cittadinanza, cohousing, cultura, economia sociale, integrazione, lavoro e start up. Ma e? stata anche presentata ufficialmente lanalisi I piemontesi tra scuola e lavoro, svolta dal Sisform, lOsservatorio sul sistema formativo piemontese. «Ce? meno rassegnazione di quanto venga raccontato. Ce? voglia di innovazione», ha dichiarato, a margine dellevento, Monica Cerutti, assessora regionale alle Politiche giovanili. 

Ma, fatta salva la determinazione dei giovani, qual e? il contesto entro cui devono muoversi? A raccontarlo, tra luci e ombre, proprio lindagine condotta, per Sisform, da Carla Nanni e Luisa Donato di Ires Piemonte. Secondo il loro lavoro, nel 2015, i giovani piemontesi tra i 15 e i 29 anni sono risultati 597mila, e rappresentano il 13,6 per cento della popolazione piemontese. Di questi, ogni 100 giovani residenti in Piemonte, 15 sono stranieri. E, dato significativo, molti vivono ancora in famiglia: nella fascia 15-19 anni, sono il 99,6 per cento; in quella 20-24 anni, sono ben il 90,3 per cento; in quella 25-29, il 56,4 per cento. Positiva la situazione che riguarda la formazione, praticamente vicina alla piena scolarizzazione per i percorsi di scuola superiore. Da rilevare però che le differenze per la cittadinanza risultano marcate: gli allievi stranieri seguono prevalentemente percorsi tecnico-professionali, mentre solo uno straniero su quattro è iscritto a un percorso liceale; mentre, tra gli italiani, il rapporto e? quasi uno su due.

Cosi?, se labbandono scolastico e? in diminuzione passando dal 23 al 14,7 per cento, va detto che la quota dei laureati piemontesi nella fascia 30-34enni e? del 24 per cento, un poal di sotto della media nazionale ma non lontano dallobiettivo per il 2020 per lItalia del 26 per cento. Quanto all’occupazione giovanile, dal 2004 al 2015 e? calata drasticamente sia per i maschi (dal 60 al 40 per cento) che per le femmine (dal 46 al 30 per cento). Da segnalare che, per chi ha tra i 55 e i 64 anni, l’occupazione e? salita al 50 per cento; mentre, per chihatrai15ei29anni,risulta scesa al 35 per cento e oggi sta lievemente recuperando. Non ultimo, resta preoccupante il fenomeno “Neet”, giovani che non studiano ne? lavorano: dopo il picco del 2013 (23 per cento), in Piemonte si e? per fortuna scesi al 20 per cento del 2015. 

Giovanna Boglietti 

Due giorni di confronto con i giovani di tutte le province piemontesi. E? quanto la Regione ha avviato di recente, con la rete Rete Europa Piemonte, per il rilancio delle politiche giovanili dell’ente e nell’ottica della stesura della nuova legge regionale.

Questa l’occasione durante la quale e? stato presentato il percorso costruito su 25 laboratori territoriali, svolti in diverse citta? del Piemonte, e lungo il quale sono emerse proposte su giovani e ambiente, cittadinanza, cohousing, cultura, economia sociale, integrazione, lavoro e start up. Ma e? stata anche presentata ufficialmente l’analisi “I piemontesi tra scuola e lavoro”, svolta dal Sisform, l’Osservatorio sul sistema formativo piemontese. «C’e? meno rassegnazione di quanto venga raccontato. C’e? voglia di innovazione», ha dichiarato, a margine dell’evento, Monica Cerutti, assessora regionale alle Politiche giovanili. 

Ma, fatta salva la determinazione dei giovani, qual e? il contesto entro cui devono muoversi? A raccontarlo, tra luci e ombre, proprio l’indagine condotta, per Sisform, da Carla Nanni e Luisa Donato di Ires Piemonte. Secondo il loro lavoro, nel 2015, i giovani piemontesi tra i 15 e i 29 anni sono risultati 597mila, e rappresentano il 13,6 per cento della popolazione piemontese. Di questi, ogni 100 giovani residenti in Piemonte, 15 sono stranieri. E, dato significativo, molti vivono ancora in famiglia: nella fascia 15-19 anni, sono il 99,6 per cento; in quella 20-24 anni, sono ben il 90,3 per cento; in quella 25-29, il 56,4 per cento. Positiva la situazione che riguarda la formazione, praticamente vicina alla piena scolarizzazione per i percorsi di scuola superiore. Da rilevare però che le differenze per la cittadinanza risultano marcate: gli allievi stranieri seguono prevalentemente percorsi tecnico-professionali, mentre solo uno straniero su quattro è iscritto a un percorso liceale; mentre, tra gli italiani, il rapporto e? quasi uno su due.

Cosi?, se l’abbandono scolastico e? in diminuzione passando dal 23 al 14,7 per cento, va detto che la quota dei laureati piemontesi nella fascia 30-34enni e? del 24 per cento, un po’ al di sotto della media nazionale ma non lontano dall’obiettivo per il 2020 per l’Italia del 26 per cento. Quanto all’occupazione giovanile, dal 2004 al 2015 e? calata drasticamente sia per i maschi (dal 60 al 40 per cento) che per le femmine (dal 46 al 30 per cento). Da segnalare che, per chi ha tra i 55 e i 64 anni, l’occupazione e? salita al 50 per cento; mentre, per chihatrai15ei29anni,risulta scesa al 35 per cento e oggi sta lievemente recuperando. Non ultimo, resta preoccupante il fenomeno “Neet”, giovani che non studiano ne? lavorano: dopo il picco del 2013 (23 per cento), in Piemonte si e? per fortuna scesi al 20 per cento del 2015. 

Giovanna Boglietti 

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