«Veneto Banca sanguisuga»

Era tranquillo, come sempre ascoltava Radio Rai 1, il programma Zapping del lunedì sera. Tema del giorno, il salvataggio di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, la prima presente anche su piazza a Biella dopo aver rilevato le filiali di Intra, la seconda nota e chiacchierata dopo il tentativo fallito di acquisire a suo tempo le quote di maggioranza di Biverbanca. Quando ha sentito i dettagli dell’operazione, mentre un ex magistrato diceva la sua, ha inviato un Sms, chiedendo di poter raccontare la sua vicenda personale. Ed è stato chiamato in diretta. Poi si è dichiarato. Era Tony Filoni (nella foto), sindaco di Mongrando: alla radio si è qualificato come cliente di Veneto Banca in qualità di commerciante con la sua attività viaggiante, nota come “Tony panini buoni”. E il sindaco-ambulante ha detto la sua esperienza, usando anche un linguaggio colorito, per dire di essere un cliente che sta «pagando rate di due finanziamenti con interessi al limite dell’usura». Ed ha manifestato la sua rabbia per «questo provvedimento che salva due banche così, quando invece si lasciano cadere fabbriche con centinaia di operai».
«Ero veramente infuriato», racconta Filoni. «Trovo azioni come questa una vera ingiustizia sociale». In radio ha testimoniato del suo. «Non ho nulla da nascondere», aggiunge. E così gli ascoltatori hanno saputo che «da un bel po’ di anni mi tocca di ripagare finanziamenti ottenuti da Veneto Banca a Biella ad un interesse al limite dell’usura, il 10%».
Cos’è accaduto a Filoni? «Credo quello che può capitare a chiunque ha un’attività altalenante come la mia, che si svolge prevalentemente di sera, soggetta alle condizioni meteo, alla buona riuscita delle manifestazioni dove mi colloco e via discorrendo». Nel 2007 Filoni va da Veneto Banca, che aveva aperto da poco in via Torino, e riceve un fido di 25mila euro «che utilizzo fino al limite consentito». Poi, nel 2013, torna in banca: «Mi serviva un altro finanziamento, di 20mila euro, per sostenere l’attività che stava attraversando un momento particolare; porto i bilanci, tutte le carte che mi chiedono». La risposta? «Mi propongono di diventare azionista. Gli rispondo, con una lungimiranza che solo oggi mi riconosco, che le uniche azioni che pratico sono quelle sui campi di calcio, che mi serve il finanziamento e stop. Me lo concedono. Pago sempre tutte le rate, qualche volta con un po’ di ritardo, ma le pago. Un anno e mezzo dopo, per ragioni a me ignote, mi chiedono improvvisamente il rientro dei fidi. Ed io mi scopro in difficoltà. Tratto un piano di rientro in 5 anni e mi praticano il 10% di interessi. Scopro, strada facendo, che quel tasso, che ho accettato nel momento del bisogno, è veramente fuori mercato soprattutto oggi quando il denaro costa un paio di punti percentuali. Tant’è, sono obbligato a pagare e pian piano sto uscendo da quel tunnel molto simile a quelli di chi è in mano agli strozzini. E allora mi chiedo: ma perché lo Stato, cioè noi, dobbiamo salvare banche come questa?».
Se lo stanno chiedendo in molti.
Roberto Azzoni
Era tranquillo, come sempre ascoltava Radio Rai 1, il programma Zapping del lunedì sera. Tema del giorno, il salvataggio di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, la prima presente anche su piazza a Biella dopo aver rilevato le filiali di Intra, la seconda nota e chiacchierata dopo il tentativo fallito di acquisire a suo tempo le quote di maggioranza di Biverbanca. Quando ha sentito i dettagli dell’operazione, mentre un ex magistrato diceva la sua, ha inviato un Sms, chiedendo di poter raccontare la sua vicenda personale. Ed è stato chiamato in diretta. Poi si è dichiarato. Era Tony Filoni (nella foto), sindaco di Mongrando: alla radio si è qualificato come cliente di Veneto Banca in qualità di commerciante con la sua attività viaggiante, nota come “Tony panini buoni”. E il sindaco-ambulante ha detto la sua esperienza, usando anche un linguaggio colorito, per dire di essere un cliente che sta «pagando rate di due finanziamenti con interessi al limite dell’usura». Ed ha manifestato la sua rabbia per «questo provvedimento che salva due banche così, quando invece si lasciano cadere fabbriche con centinaia di operai».
«Ero veramente infuriato», racconta Filoni. «Trovo azioni come questa una vera ingiustizia sociale». In radio ha testimoniato del suo. «Non ho nulla da nascondere», aggiunge. E così gli ascoltatori hanno saputo che «da un bel po’ di anni mi tocca di ripagare finanziamenti ottenuti da Veneto Banca a Biella ad un interesse al limite dell’usura, il 10%».
Cos’è accaduto a Filoni? «Credo quello che può capitare a chiunque ha un’attività altalenante come la mia, che si svolge prevalentemente di sera, soggetta alle condizioni meteo, alla buona riuscita delle manifestazioni dove mi colloco e via discorrendo». Nel 2007 Filoni va da Veneto Banca, che aveva aperto da poco in via Torino, e riceve un fido di 25mila euro «che utilizzo fino al limite consentito». Poi, nel 2013, torna in banca: «Mi serviva un altro finanziamento, di 20mila euro, per sostenere l’attività che stava attraversando un momento particolare; porto i bilanci, tutte le carte che mi chiedono». La risposta? «Mi propongono di diventare azionista. Gli rispondo, con una lungimiranza che solo oggi mi riconosco, che le uniche azioni che pratico sono quelle sui campi di calcio, che mi serve il finanziamento e stop. Me lo concedono. Pago sempre tutte le rate, qualche volta con un po’ di ritardo, ma le pago. Un anno e mezzo dopo, per ragioni a me ignote, mi chiedono improvvisamente il rientro dei fidi. Ed io mi scopro in difficoltà. Tratto un piano di rientro in 5 anni e mi praticano il 10% di interessi. Scopro, strada facendo, che quel tasso, che ho accettato nel momento del bisogno, è veramente fuori mercato soprattutto oggi quando il denaro costa un paio di punti percentuali. Tant’è, sono obbligato a pagare e pian piano sto uscendo da quel tunnel molto simile a quelli di chi è in mano agli strozzini. E allora mi chiedo: ma perché lo Stato, cioè noi, dobbiamo salvare banche come questa?».
Se lo stanno chiedendo in molti.
Roberto Azzoni