Valle Cervo, sindaci per la fusione
Ogni lunga marcia comincia con un primo passo. E giovedì sera, nel salone polivalente, i sindaci della valle ne hanno compiuto uno importante. Si sono infatti ritrovati, guardati in faccia e hanno convenuto che “piccolo è bello” non è più un dogma. E che in tempi di crisi strutturali, per il Paese e per il Biellese, come quelli che stiamo vivendo, l’unica soluzione sta nel vecchio detto: l’unione fa la forza. Almeno quella necessaria per sopravvivere. Non ha dubbi su quale sia la strada da percorre, il sindaco di San Paolo e presidente della Comunità Montana, Maurizio Piatti. «I Comuni nei prossimi mesi, per legge, dovranno svolgere le nove principali funzioni attraverso forme associate - spiega Piatti -. Aggiungendo che le piccole realtà sono senza soldi e senza margini di manovra, s’è deciso di provare a fare un passo in più e quindi di mettere in campo l’ipotesi di una fusione di Comuni. L’incontro dell’altra sera, in questo senso, è stato importante. Perché tutti gli amministratori si sono detti convinti della bontà dell’idea. Ci sarà da lavorare e da superare ostacoli di vario tipo, ma già la comune visione dei problemi e l’individuazione di una soluzione condivisa mi pare un fatto molto positivo».
Tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare... Il processo di fusione appare articolato e, comunque, affidato a una legge regionale. E sempre da Torino ci dovrà essere una copertura tecnico-amministrativa al percorso, che dovrà anche prevedere votazioni di consigli e, successivamente, scioglimenti di Comuni. Sul clima ottimista che si respirava nella riunione dell’altra sera, durata oltre due ore, pesa il tentativo fallito di unione tra Miagliano e Andorno Micca all’inizio del secolo. «Vero. Però sono passati diversi anni e il quadro complessivo è molto diverso - sostiene Stefano Aldrisi, “primo cittadino” di Andorno -. Ovviamente, in peggio. Così, nessun Comune può garantire i servizi essenziali ai residenti: né il piccolo Comune con cento abitanti né il Comune che di residenti ne conta tre o quattro mila. Quindi o ci si mette insieme, oppure nessuno potrà lavorare per i propri residenti. E’ un’amara ed evidente realtà. I problemi tecnici e culturali ci saranno, ma il fatto che l’altra sera tutti gli amministratori fossero d’accordo nel mettersi insieme, mi pare un fatto epocale. Un ottimo punto di partenza». Sulle possibili resistenze dei residenti, storicamente orgogliosi (e molto) delle proprie appartenenze a questo o quel Comune della valle, quando non addirittura ad una frazione o borgata, Aldrisi non si nasconde dietro un dito: «Spetterà a noi essere convincenti e coraggiosi».
Obiettivo 2014. «Tempo fa alcuni sindaci hanno incontrato una funzionaria regionale, per capire il meccanismo per arrivare ad un Comune unico - spiega Pier Giuseppe Acquadro, sindaco di Tollegno -. E soprattutto per ipotizzare i tempi. L’obiettivo che ci si è prefissati è il 2014, quando si rinnoveranno i consigli comunali. Una data lontana, ma viste le cose da fare, in realtà, dietro l’angolo. Si tratta di un grande traguardo, che possiamo raggiungere. Certo, solo a patto che nessuno metta i bastoni tra le ruote di un progetto che, a nostro avviso, rappresenta l’unica salvezza per i nostri territori».
Nome? A conferma della lungimiranza degli amministratori e della loro buona fede nell’operazione, la risposta di tutti e tre alla domanda su quale nome avrebbe il nuovo Comune: «Non avrà alcuna importanza. Sarebbe bello lo scegliessero i residenti, dopo delle proposte. A contare, però, sanno i servizi forniti ai cittadini». Chi ben comincia, è a metà dell’opera.