Una biellese tra i critici di Alfieri

"Ho l’anima morta e il cuore sepolto” vale una, anzi due eccezioni. Non perché, e già questo sarebbe motivo sufficiente per considerarla rarità, sia l’espressione di un sentire sgocciolato dalla penna del grande poeta, scrittore e drammaturgo Vittorio Alfieri; ma perché “Ho l’anima morta e il cuore sepolto” è il titolo di una tesi di laurea, firmata da una promettente studentessa biellese, che ha già conquistato diversi esperti del mondo accademico e letterario piemontese.
A provarlo proprio quelle due eccezioni, che fanno quasi da biglietto da visita al lavoro svolto, per il titolo della triennale, da Federica Giallombardo, 23 anni di Tavigliano. La prima eccezione: una seduta di laurea in occasione della quale è stata riunita, per la seconda volta nella storia del dipartimento di Filologia all’Università degli Studi di Torino, una “commissione straordinaria” , allargata e con un contro-relatore in più. L’altra eccezione: l’ammissione, mai avvenuta prima, di una tesi triennale alla Scuola di alta formazione “Cattedra Vittorio Alfieri”, corso che si sta tenendo da lunedì scorso, 29 agosto, fino a oggi, venerdì 2 settembre, nella sede del Polo Universitario di Asti Studi Superiori.
Federica Giallombardo li considera entrambi due grandi onori. Il suo, è un lavoro che merita non soltanto il massimo dei voti e il plauso degli esperti, ma anche un ulteriore riconoscimento. Ovvero quello di aver fatto da tramite per la riscoperta di un documento sul quale più nessuno, dagli anni Cinquanta in poi, si è soffermato e che nessuno ha mai approfondito. Si tratta della prima bozza della lettera di Tommaso Valperga di Caluso sulla morte di Alfieri. Epistola scritta dall’abate e amico del poeta nei primi dell’Ottocento e indirizzata alla donna che Alfieri amava, la contessa d’Albany, e che, con quelle parole, intendeva concludere la famosa “Vita”, autobiografia di Alfieri.
La minuta della lettera, riscoperta da Federica Giallombardo, è il manoscritto conservato all’Archivio del Centro Nazionale Studi Alfieriani di Asti. La seconda lettera, considerata “definitiva” dunque in bella copia, viene invece custodita nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze.
Il manoscritto astigiano, incompleto, è composto da sette pagine. «Come minuta, è stato difficilissimo decifrarla - racconta Federica - Mi è stata di grande aiuto la trascrizione svolta negli anni Cinquanta. Ci sono elisioni, graffe, ripensamenti, cancellature. In alcuni punti è evanito, come si dice in gergo, l’inchiostro. Devo ringraziare Carla Forno, direttrice dell’Archivio, per avermi ispirata e aiutata nell’accedere a un documento che non si concede facilmente. È una lettera struggente, racconta gli ultimi istanti di vita del poeta: devo confessare che ho pianto ogni volta che la leggevo».
Complice la passione che la studentessa biellese nutre da sempre per il grande autore, come racconta lei stessa: «Vittorio Alfieri è stato il modello silenzioso di molti scrittori e artisti. Penso sia un peccato che venga sottovalutato. Dovrebbe essere il nostro orgoglio di piemontesi. Nella mia tesi, ho voluto inserire perciò riferimenti e collegamenti inter-testuali, ampliando la trattazione all’arte, da Schiele a Van Gogh, e alla musica, a Gluck per esempio».
Federica Giallombardo esporrà la sua “fatica” oggi: la decima edizione della Scuola di alta formazione “Cattedra Vittorio Alfieri”, sarà, infatti, incentrata su lettere ed epistolari in Alfieri. «Sono onoratissima - confessa la ragazza, pronta a proseguire con la laurea magistrale in Filologia - So che non è un’occasione per tutti, spero lo sia per me». Si sa, però: sono le occasioni che danno respiro a un grande amore.
Giovanna Boglietti
"Ho l’anima morta e il cuore sepolto” vale una, anzi due eccezioni. Non perché, e già questo sarebbe motivo sufficiente per considerarla rarità, sia l’espressione di un sentire sgocciolato dalla penna del grande poeta, scrittore e drammaturgo Vittorio Alfieri; ma perché “Ho l’anima morta e il cuore sepolto” è il titolo di una tesi di laurea, firmata da una promettente studentessa biellese, che ha già conquistato diversi esperti del mondo accademico e letterario piemontese.
A provarlo proprio quelle due eccezioni, che fanno quasi da biglietto da visita al lavoro svolto, per il titolo della triennale, da Federica Giallombardo, 23 anni di Tavigliano. La prima eccezione: una seduta di laurea in occasione della quale è stata riunita, per la seconda volta nella storia del dipartimento di Filologia all’Università degli Studi di Torino, una “commissione straordinaria” , allargata e con un contro-relatore in più. L’altra eccezione: l’ammissione, mai avvenuta prima, di una tesi triennale alla Scuola di alta formazione “Cattedra Vittorio Alfieri”, corso che si sta tenendo da lunedì scorso, 29 agosto, fino a oggi, venerdì 2 settembre, nella sede del Polo Universitario di Asti Studi Superiori.
Federica Giallombardo li considera entrambi due grandi onori. Il suo, è un lavoro che merita non soltanto il massimo dei voti e il plauso degli esperti, ma anche un ulteriore riconoscimento. Ovvero quello di aver fatto da tramite per la riscoperta di un documento sul quale più nessuno, dagli anni Cinquanta in poi, si è soffermato e che nessuno ha mai approfondito. Si tratta della prima bozza della lettera di Tommaso Valperga di Caluso sulla morte di Alfieri. Epistola scritta dall’abate e amico del poeta nei primi dell’Ottocento e indirizzata alla donna che Alfieri amava, la contessa d’Albany, e che, con quelle parole, intendeva concludere la famosa “Vita”, autobiografia di Alfieri.
La minuta della lettera, riscoperta da Federica Giallombardo, è il manoscritto conservato all’Archivio del Centro Nazionale Studi Alfieriani di Asti. La seconda lettera, considerata “definitiva” dunque in bella copia, viene invece custodita nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze.
Il manoscritto astigiano, incompleto, è composto da sette pagine. «Come minuta, è stato difficilissimo decifrarla - racconta Federica - Mi è stata di grande aiuto la trascrizione svolta negli anni Cinquanta. Ci sono elisioni, graffe, ripensamenti, cancellature. In alcuni punti è evanito, come si dice in gergo, l’inchiostro. Devo ringraziare Carla Forno, direttrice dell’Archivio, per avermi ispirata e aiutata nell’accedere a un documento che non si concede facilmente. È una lettera struggente, racconta gli ultimi istanti di vita del poeta: devo confessare che ho pianto ogni volta che la leggevo».
Complice la passione che la studentessa biellese nutre da sempre per il grande autore, come racconta lei stessa: «Vittorio Alfieri è stato il modello silenzioso di molti scrittori e artisti. Penso sia un peccato che venga sottovalutato. Dovrebbe essere il nostro orgoglio di piemontesi. Nella mia tesi, ho voluto inserire perciò riferimenti e collegamenti inter-testuali, ampliando la trattazione all’arte, da Schiele a Van Gogh, e alla musica, a Gluck per esempio».
Federica Giallombardo esporrà la sua “fatica” oggi: la decima edizione della Scuola di alta formazione “Cattedra Vittorio Alfieri”, sarà, infatti, incentrata su lettere ed epistolari in Alfieri. «Sono onoratissima - confessa la ragazza, pronta a proseguire con la laurea magistrale in Filologia - So che non è un’occasione per tutti, spero lo sia per me». Si sa, però: sono le occasioni che danno respiro a un grande amore.
Giovanna Boglietti