Uib: nell’agenda d’autunno, accento sul cuneo fiscale

Uib: nell’agenda d’autunno, accento sul cuneo fiscale
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Dopo la pausa estiva, torna nel vivo, anche nel Biellese, il confronto tra le parti sociali circa le priorità necessarie per tornare a crescere. Il Governo sta lavorando alla legge di Bilancio, esplorando l’ipotesi di un taglio del cuneo fiscale, di un rafforzamento dei premi di risultato legati alla contrattazione di II livello, di una proroga della decontribuzione per i nuovi contratti a tempo indeterminato. Sul tappeto, anche le misure del programma Industria 4.0. Tutto dipenderà dalle risorse che saranno disponibili se Bruxelles darà disco verde alla flessibilità. Da un lato, l’Uib che mette al centro della propria road map un maggior collegamento tra salari e produttività, spingendo l’acceleratore sulla contrattazione di secondo livello (quella aziendale), la richiesta di un intervento che riduca il costo del lavoro nonché meccanismi premiali e di stimolo per gli investimenti in innovazione. Dall’altro lato, il sindacato che, unitariamente, teme l’eventualità di consistenti disparità salariali a seguito di un eccessivo potenziamento della contrattazione di secondo livello e che attira l’attenzione sulla necessità di elevare i salari per poter rilanciare i consumi interni. Quello che uscirà dal cilindro di Palazzo Chigi è, per ora, difficile da prevedere. «Constatiamo che sui temi messi in agenda da Confindustria vi è comunque un atteggiamento positivo da parte del Governo - commenta Nicolò Zumaglini, vicepresidente Uib per il Lavoro e le Relazioni industriali -. Chiaramente, i risultati pratici dipenderanno dalle risorse realisticamente disponibili, ma l’azione del ministro Calenda si distingue per grande sensibilità e per chiarezza di visione. Detto questo, va anche subito precisato, a scanso di facili illusioni, come tutte le misure allo studio e auspicabilmente attuabili, rappresentino sicuramente un elemento necessario e urgente, ma non sufficiente: esse devono accompagnarsi ad un ravvio oggettivo della domanda interna che spinga la crescita, considerato che c’è una parte importante del manifatturiero che non è export oriented. Proprio un accordo sulla contrattazione di secondo livello, a parer mio, costituirebbe una leva importante. C’è chi teme che, da questo spostamento del baricentro contrattuale sul livello aziendale, possa derivare una perdita di salario o, addirittura, di diritti. Non lo credo. Anzi, io credo invece che, ferma restando la cornice essenziale di un contratto nazionale, sia semmai sempre interesse degli imprenditori (e in primis proprio di quelli le cui produzioni si rivolgono al mercato interno) il creare le opportune condizioni sociali, anche nel parametrare il salario e la produttività, capaci di facilitare l’aumento del reddito e del benessere stimolando così la domanda di beni e servizi. Però, per poter distribuire e moltiplicare la ricchezza, bisogna prima essere messi in condizione di poterla facilmente e velocemente creare. Contrariamente a quanto si creda, oggi imprenditore e lavoratore non stanno su fronti opposti: se la produttività cresce, e con essa il salario, l’interesse è veramente reciproco». Da parte sindacale, segnatamente da Cisl Biella, giunge però l’auspicio di politiche governative che mettano urgentemente al centro anche il tema delle pensioni e degli ammortizzatori. «Politiche urgenti soprattutto su un territorio come il Biellese, caratterizzato da un elevato numero di persone cui stanno scadendo gli ammortizzatori e da un alto tasso di anzianità - dice Roberto Bompan, segretario di Cisl Biella -. Peraltro, io sono convinto che gli obiettivi in campo non siano antitetici: semmai, credo vi sia un diverso ordine di priorità con cui essi vengono perseguiti. Noi, per esempio, riteniamo che prima di mettere mano al taglio del costo del lavoro, come chiede Confindustria, occorra invece attuare politiche di rilancio della domanda interna. Come? Rinnovando in primis celermente i contratti in scadenza o già scaduti, come quello dei tessili: su questo capitolo, invece, constatiamo ancora, tra sindacato e associazioni industriali, distanze che auspichiamo possano essere colmate. Contemporaneamente, occorre agire aumentando le pensioni e valutando, nei casi opportuni, la proroga dell’ammortizzatore sociale in scadenza. Ridare potere d’acquisto ai lavoratori è interesse di tutti, anche delle stesse imprese».

Giovanni Orso

Dopo la pausa estiva, torna nel vivo, anche nel Biellese, il confronto tra le parti sociali circa le priorità necessarie per tornare a crescere. Il Governo sta lavorando alla legge di Bilancio, esplorando l’ipotesi di un taglio del cuneo fiscale, di un rafforzamento dei premi di risultato legati alla contrattazione di II livello, di una proroga della decontribuzione per i nuovi contratti a tempo indeterminato. Sul tappeto, anche le misure del programma Industria 4.0. Tutto dipenderà dalle risorse che saranno disponibili se Bruxelles darà disco verde alla flessibilità. Da un lato, l’Uib che mette al centro della propria road map un maggior collegamento tra salari e produttività, spingendo l’acceleratore sulla contrattazione di secondo livello (quella aziendale), la richiesta di un intervento che riduca il costo del lavoro nonché meccanismi premiali e di stimolo per gli investimenti in innovazione. Dall’altro lato, il sindacato che, unitariamente, teme l’eventualità di consistenti disparità salariali a seguito di un eccessivo potenziamento della contrattazione di secondo livello e che attira l’attenzione sulla necessità di elevare i salari per poter rilanciare i consumi interni. Quello che uscirà dal cilindro di Palazzo Chigi è, per ora, difficile da prevedere. «Constatiamo che sui temi messi in agenda da Confindustria vi è comunque un atteggiamento positivo da parte del Governo - commenta Nicolò Zumaglini, vicepresidente Uib per il Lavoro e le Relazioni industriali -. Chiaramente, i risultati pratici dipenderanno dalle risorse realisticamente disponibili, ma l’azione del ministro Calenda si distingue per grande sensibilità e per chiarezza di visione. Detto questo, va anche subito precisato, a scanso di facili illusioni, come tutte le misure allo studio e auspicabilmente attuabili, rappresentino sicuramente un elemento necessario e urgente, ma non sufficiente: esse devono accompagnarsi ad un ravvio oggettivo della domanda interna che spinga la crescita, considerato che c’è una parte importante del manifatturiero che non è export oriented. Proprio un accordo sulla contrattazione di secondo livello, a parer mio, costituirebbe una leva importante. C’è chi teme che, da questo spostamento del baricentro contrattuale sul livello aziendale, possa derivare una perdita di salario o, addirittura, di diritti. Non lo credo. Anzi, io credo invece che, ferma restando la cornice essenziale di un contratto nazionale, sia semmai sempre interesse degli imprenditori (e in primis proprio di quelli le cui produzioni si rivolgono al mercato interno) il creare le opportune condizioni sociali, anche nel parametrare il salario e la produttività, capaci di facilitare l’aumento del reddito e del benessere stimolando così la domanda di beni e servizi. Però, per poter distribuire e moltiplicare la ricchezza, bisogna prima essere messi in condizione di poterla facilmente e velocemente creare. Contrariamente a quanto si creda, oggi imprenditore e lavoratore non stanno su fronti opposti: se la produttività cresce, e con essa il salario, l’interesse è veramente reciproco». Da parte sindacale, segnatamente da Cisl Biella, giunge però l’auspicio di politiche governative che mettano urgentemente al centro anche il tema delle pensioni e degli ammortizzatori. «Politiche urgenti soprattutto su un territorio come il Biellese, caratterizzato da un elevato numero di persone cui stanno scadendo gli ammortizzatori e da un alto tasso di anzianità - dice Roberto Bompan, segretario di Cisl Biella -. Peraltro, io sono convinto che gli obiettivi in campo non siano antitetici: semmai, credo vi sia un diverso ordine di priorità con cui essi vengono perseguiti. Noi, per esempio, riteniamo che prima di mettere mano al taglio del costo del lavoro, come chiede Confindustria, occorra invece attuare politiche di rilancio della domanda interna. Come? Rinnovando in primis celermente i contratti in scadenza o già scaduti, come quello dei tessili: su questo capitolo, invece, constatiamo ancora, tra sindacato e associazioni industriali, distanze che auspichiamo possano essere colmate. Contemporaneamente, occorre agire aumentando le pensioni e valutando, nei casi opportuni, la proroga dell’ammortizzatore sociale in scadenza. Ridare potere d’acquisto ai lavoratori è interesse di tutti, anche delle stesse imprese».

Giovanni Orso

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