«Torniamo a far vivere i vecchi muri»

«Torniamo a far vivere i vecchi muri»
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BIELLA - Si intitola “Strategie di rigenerazione del patrimonio industriale” e ha come obiettivo, come ha sottolineato la presidente dell’ordine degli architetti di Biella, Gelsomina Passadore, «di far rivivere i muri che hanno ospitato la nostra storia, quella del Biellese industriale». Mossi da questi intenti gli organizzatori del convegno che il 30 e il 31 marzo porterà in città esperti del settore e personaggi di alto livello a livello nazionale. «L’evento - ha sottolineato ancora ieri Passadore - fa seguito al convegno “Patrimonio e paesaggio industriale dalla tutela allo sviluppo” che era stato ospitato nel 2014 alla Fabbrica della Ruota di Pray. Il Biellese ha uno straordinario patrimonio industriale e il convegno ha la volontà di offrire spunti importanti al territorio e alle amministrazioni per la sua valorizzazione. L’accordo con l’Università di Torino, il Politecnico di Torino e l’Università di Padova danno ancora maggior prestigio a questa due giorni che andrà a toccare quattro aspetti fondamentali legati all’archeologia indutriale». 
E a spiegare i quattro filoni su cui punterà il convegno è stato Manuel Ramello, vicepresidente dell’Aipai, Associazione nazionale per il patrimonio archeologico industriale. «Abbiamo puntato sull’“heritage telling”, ossia il legame tra la storia dell’impresa e il territorio, che è molto stretto sia dal punto di vista sociale, urbanistico e formativo, basti pensare come le università italiane spesso siano state un bacino di reclutamento per le aziende. C’è poi il “creative factory”, con la città che muta dal punto di vista fisico, economico e sociale. Le grandi fabbriche vengono dismesse e quei vuoti diventano progressivamente luoghi per la produzione di conoscenza, servizi, tempo libero e residenza. Passiamo poi al “temporary use”, ovvero l’uso temporaneo degli spazi inutilizzati delle città come concreta opportunità di gestione in riferimento non solo alla scala architettonica, bensì economica e legislativa. Infine il “business model”, la sfida per l’economia del territorio legata alla capacità di integrare la tradizione con l’innovazione». Insomma, temi che il Biellese è pronto a mettere sul piatto grazie al suo grande patrimonio industriale. Grazie ai contributi di importanti esponenti universitari e non solo, si andranno a sviscerare i quattro argomenti per tentare, ribadendo il concetto della presidente dell’ordine degli architetti di Biella, «di far tornare a vivere i muri». 

«Il Biellese - ha poi aggiunto Giovanni Vachino, presidente del Docbi - ha una grande potenzialità in questo ambito, anche se non se ne ha la piena consapevolezza. Eppure se si puntasse su questo settore per il rilancio e per far conoscere il territorio sarebbe un modo sicuramente efficace. Ce ne accorgiamo quando ospitiamo delegazioni dall’esterno che non sono a conoscenza di quanto noi abbiamo». Insomma, una due giorni di convegni che servirà anche a far uscire il Biellese dall’isolamento. In questo caso non infrastrutturale ma turistico-culturale. 

Enzo Panelli

BIELLA - Si intitola “Strategie di rigenerazione del patrimonio industriale” e ha come obiettivo, come ha sottolineato la presidente dell’ordine degli architetti di Biella, Gelsomina Passadore, «di far rivivere i muri che hanno ospitato la nostra storia, quella del Biellese industriale». Mossi da questi intenti gli organizzatori del convegno che il 30 e il 31 marzo porterà in città esperti del settore e personaggi di alto livello a livello nazionale. «L’evento - ha sottolineato ancora ieri Passadore - fa seguito al convegno “Patrimonio e paesaggio industriale dalla tutela allo sviluppo” che era stato ospitato nel 2014 alla Fabbrica della Ruota di Pray. Il Biellese ha uno straordinario patrimonio industriale e il convegno ha la volontà di offrire spunti importanti al territorio e alle amministrazioni per la sua valorizzazione. L’accordo con l’Università di Torino, il Politecnico di Torino e l’Università di Padova danno ancora maggior prestigio a questa due giorni che andrà a toccare quattro aspetti fondamentali legati all’archeologia indutriale». 
E a spiegare i quattro filoni su cui punterà il convegno è stato Manuel Ramello, vicepresidente dell’Aipai, Associazione nazionale per il patrimonio archeologico industriale. «Abbiamo puntato sull’“heritage telling”, ossia il legame tra la storia dell’impresa e il territorio, che è molto stretto sia dal punto di vista sociale, urbanistico e formativo, basti pensare come le università italiane spesso siano state un bacino di reclutamento per le aziende. C’è poi il “creative factory”, con la città che muta dal punto di vista fisico, economico e sociale. Le grandi fabbriche vengono dismesse e quei vuoti diventano progressivamente luoghi per la produzione di conoscenza, servizi, tempo libero e residenza. Passiamo poi al “temporary use”, ovvero l’uso temporaneo degli spazi inutilizzati delle città come concreta opportunità di gestione in riferimento non solo alla scala architettonica, bensì economica e legislativa. Infine il “business model”, la sfida per l’economia del territorio legata alla capacità di integrare la tradizione con l’innovazione». Insomma, temi che il Biellese è pronto a mettere sul piatto grazie al suo grande patrimonio industriale. Grazie ai contributi di importanti esponenti universitari e non solo, si andranno a sviscerare i quattro argomenti per tentare, ribadendo il concetto della presidente dell’ordine degli architetti di Biella, «di far tornare a vivere i muri». 

«Il Biellese - ha poi aggiunto Giovanni Vachino, presidente del Docbi - ha una grande potenzialità in questo ambito, anche se non se ne ha la piena consapevolezza. Eppure se si puntasse su questo settore per il rilancio e per far conoscere il territorio sarebbe un modo sicuramente efficace. Ce ne accorgiamo quando ospitiamo delegazioni dall’esterno che non sono a conoscenza di quanto noi abbiamo». Insomma, una due giorni di convegni che servirà anche a far uscire il Biellese dall’isolamento. In questo caso non infrastrutturale ma turistico-culturale. 

Enzo Panelli

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