Spararono per uccidere, in 2 anni la sentenza definitiva

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(3 dic) Mentre a livello nazionale si sta discutendo di giustizia più rapida, fissando peraltro il paletto dei sei anni come tempo massimo dal primo all’ultimo grado, per giungere alla sentenza definitiva di un caso di tentato omicidio e porto abusivo di arma clandestina, trattato dal Tribunale di Vercelli, di anni ce ne sono voluti appena due. Mentre a livello nazionale si sta discutendo di giustizia più rapida, fissando peraltro il paletto dei sei anni come tempo massimo dal primo all’ultimo grado, per giungere alla sentenza definitiva di un caso di tentato omicidio e porto abusivo di arma clandestina, trattato dal Tribunale di Vercelli, di anni ce ne sono voluti appena due. Nell’arco di pochi giorni, sono stati arrestati dai carabinieri i due giovani finiti nei guai due anni fa per aver cercato di uccidere, nel parcheggio di un ristorante di Crevacuore, un trentenne residente a Borgosesia per motivi peraltro futili. I fatti risalgono al 27 novembre 2007. In questo lasso di tempo si sono chiuse le indagini dei carabinieri, si è pronunciato con una sentenza il Tribunale di Vercelli (competente per parte della Valsessera), si è giunti alla sentenza della Corte d’appello di Torino e a quella della Cassazione. La sentenza è quindi diventata definitiva. In carcere, su ordine della procura generale di Torino, sono finiti Giuseppe Grassi, 21 anni, salernitano trapiantato in Valsessera, e il suo complice di quella folle serata, Carmelo Pomillo, 29 anni, originario di Siracusa. Entrambi erano in libertà. Il primo deve scontare una condanna a sei anni e quattro mesi di reclusione. Il secondo, di carcere, deve invece scontare cinque anni e sei mesi. Mentre Grassi è stato arrestato dai carabinieri di Crevacuore e da quelli di Cossato, Pomillo, che nel frattempo si è trasferito a Serravalle Sesia, si è visto bussare alla porta dai carabinieri di Vercelli. In tutto, quella sera intorno alle 21 e 30, erano stati sparati sei colpi. L’agguato era stato preparato in via Circonvallazione. Era stato ferito Paolo Scaduto, palermitano, che per l’anagrafe risiedeva a Borgosesia ma, di fatto, abitava a Crevacuore. L’arma utilizzata dai due giovani era un revolver Astra-Unceta di fabbricazione spagnola, calibro 7 e 65, che era poi stata trovata a casa dei genitori di uno dei due indagati. Aveva appena sparato. I sei bossoli erano stati trovati nel tamburo.

3 dicembre 2009

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