Sono arrivati a Biella i beagle di Green Hill
Quando martedì pomeriggio il portellone del furgone nero si è aperto lasciando intravvedere i trasportini o le gabbiette contenenti le bestiole di Green Hill, col pelo raso sporco di escrementi e la bava alla bocca per la sete, la prima impressione è stata di tristezza. Quante ne avranno passate q uei cuccioli o quelle fattrici quasi tutte gravide in quello che in tanti hanno definito allevamento lager? Ma non appena i volontari, stanchi per non aver dormito manco un minuto, ma felici come non mai per aver portato a termine la loro incredibile missione, hanno posato le gabbie sul prato e le hanno aperte, a tutti sono scese lacrime di felicità.
Arrivati. Anche a Biella sono arrivati i primi venti beagle di Montichiari, quelli che venivano usati per la vivisezione e la sperimentazione farmaceutica. Quelli per i quali alcuni animalisti sono persino finiti in carcere, ad aprile, per ottenere la loro liberazione. E ce l’hanno fatta. Quei venti splendidi esemplari fanno parte dei 2500 beagle dati in affidamento temporaneo alle associazioni animaliste dalla Procura di Brescia che pochi giorni fa ne ha ordinato il sequestro giudiziario. Ieri c’è stato il riesame, ma il giudice si è riservato. Liberi. Quei cani non avevano mai visto l’erba. E neppure il cielo. I più sono rimasti sulla soglia delle gabbiette con la tremarella, spaesati dal mondo che li circondava, così diverso dalle gabbie, dal continuo abbaiare, dall’acqua distribuita a goccia, dagli uomini in tuta o camici bianchi e da quei duri pavimenti. Tutti hanno ritratto per un istante la zampa dopo averla posata sull’erba soffice. Poi qualcuno - i più giovani e più scapestrati - ha preso coraggio ed è uscito, quasi tutti sono stati presi in braccio e aiutati. C’è voluto un pò, ma alla fine, dopo le carezze, la doccia con lo shampo e le bevute d’acqua fresca, quasi tutti si sono messi a correre, rotolare e saltare in mezzo a quel prato, al nuovo mondo tanto più bello rispetto a quello di prima, nella casa di una delle volontarie che li ospiterà per qualche giorno in attesa dei moduli e delle pratiche per le adozioni temporanee. Sono venti, ma presto, dalle femmine tutte gravide, ne nasceranno altri. Che avranno bisogno di tante famiglie - per ora - “a tempo determinato”. La missione. Massimiliano Di Domenico, fisico da buttafuori, col cuore gonfio di felicità per la missione appena portata a termine, è uno dei dodici biellesi della nascente sezione della Leidaa (Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente) che hanno creduto di poter portare a Biella degli esemplari dell’allevamento lager di Montichiari. Scrive in un comunicato la Lav: «I beagle di Green Hill sono nati e cresciuti in gabbia, non sanno cosa vuol dire una vita “normale”. Hanno conosciuto solo la luce artificiale, l’abbaiare dei propri simili, i rumori meccanici dell’allevamento. Sono cani docili ma dal passato e presente determinanti sul loro carattere e sul loro comportamento...». I dodici volontari biellesi vogliono ora dare una vita felice a quei venti beagle e a tutti quelli che a breve nasceranno. La storia. La spedizione a Montichiari l’hanno compiuta in tre, tra i quali lo stesso Massimiliano: «Purtroppo - ricorda - abbiamo visto le cose peggiori. Chi cercava il cucciolo con la macchia nera o chi senza macchia, chi quello di pochi mesi o più vispo degli altri. Cose senza senso. Noi siamo animalisti, sapevamo di non essere a un mercato. I venti cani che ci hanno affidato li abbiamo caricati sul furgone con l’aria condizionata e ce li siamo portati a casa. Senza badare alle macchie o all’età. Ci siamo presi anche lei...». E indica una fattrice di 4 o 5 anni, che ancora non vuole uscire dalla gabbia. E’ una delle femmine sottoposte a gravidanze intensive, che hanno vissuto sempre e solo in gabbia. Ha partorito un numero incredibile di cuccioli. E chissà quanti sono stati utilizzati per la vivisezione o la sperimentazione. I suoi occhi trasmettono tristezza. Trema ancora quando una volontaria la prende in braccio e la deposita un metro più in là, sul prato tagliato a raso, soffice. E’ libera e non le pare vero. Ci vorrà un’altra mezz’ora, tante carezze e il bagnetto più gentile che un animale abbia mai fatto, prima che quella cagnetta dagli occhioni dolci e tristi decida, dopo anni, di muovere i primi passi in quel nuovo mondo che non conosceva, con l’erba, un cielo, delle persone che le vogliono bene, tanti cuccioli che le saltellano intorno felici. Finalmente. «Chissà quante ne ha passate...», prosegue Max. Mentre i suoi occhi si velano di lacrime. Il blitz a vuoto. Il primo tentativo, sabato scorso, era andato male. Era scattato il blocco degli affidi. Gli avvocati di Green Hill ci avevano messo lo zampino. Ma Max e gli altri volontari non hanno rinunciato alla spedizione. «Ci siamo riorganizzati - spiega - dopo aver sentito l’onorevole Brambilla al telefono (la fondatrice della Leidaa e la prima ad aver presentato un esposto contro il lager di Montichiari, ndr). Ci ha spiegato che da lunedì avrebbero tolto il blocco degli affidi. Alla sera siamo allora partiti, stavolta solo in tre. Era nostra intenzione aspettare il mattino e l’inizio delle operazioni nel parcheggio attrezzato per la consegna dei cani. Volevano dormire in tenda. Ma non abbiamo chiuso occhio, siamo andati a spasso per Montichiari con l’adrenalina in corpo e gli occhi spalancati grazie alle Red Bull e all’euforia. Vittoria. Con loro avevano trasportiti di ogni taglia e misura forniti dai volontari dell’associazione o grazie al tam tam su Facebook. Al mattino la Forestale e i veterinari della Lav hanno lavorato alla grande, hanno continuato a fare la spola con l’allevamento di Green Hill e a portare i cani nel piazzale scelto per le consegne dove in 500 stavano aspettando il loro turno. Con polizia, carabinieri e Corpo Forestale a fare in modo che le operazioni potessero svolgersi senza intoppi o incidenti. «Abbiamo aiutato i nostri colleghi di Asti, Ivrea e Torino a caricare una settantina di cani. Poi è toccato a noi. Abbiamo scelto venti esemplari, una decina di cuccioli, un adulto e il resto femmine gravide, qualcuna in stato già avanzato. Poi siamo partiti verso casa col la gioia nel cuore. Per noi della nascente Leidaa provinciale è un motivo di vanto incredibile aver portato questi venti beagle a Biella». Conclude così, commosso, mentre due cuccioli, che paiono aver inteso le sue parole d’amore nei loro confronti, gli fanno le feste cercando di arrampicarsi sulle sue gambe a caccia di carezze e di coccole. Che non hanno mai avuto.