"Sollevate Iacopino dall'incarico"
«Il presidente del Consorzio di Bonifica della Baraggia, Giovanni Cesare Gariazzo, provveda all’immediata sospensione e all’allontanamento del consulente dal ruolo ricoperto in attesa che sia fatta piena luce sui fatti contestati». Con queste parole il comitato “Custodiamo la Valsessera” chiede che il Baraggia - ente pubblico economico - sollevi dal suo incarico lo storico e potentissimo direttore generale Carmelo Iacopino, 73 anni, originario di Condofuri (Reggio Calabria) e residente a Vercelli. Risulta infatti ormai senza ombra di dubbio - a differenza di quanto l’interessato ha spiegato pochi giorni fa al nostro giornale - che lo stesso Iacopino sia indagato nel contesto dell’inchiesta che ha decimato i vertici del Ministero delle Politiche agricole con undici funzionari e imprenditori arrestati, tutti accusati di far parte di un diffuso sistema di corruzione e tangenti, nell’ambito dell’operazione denominata “Centurione”.
Fare chiarezza. Per Custodiamo la Valsessera, «se anche il Consorzio vuole fare chiarezza, dovrà adottare iniziative adeguate per verificare, senza condizionamenti e con la massima trasparenza, avvalendosi anche di soggetti terzi, quanto è successo. Non adottare provvedimenti, fare come gli struzzi e dire che non si sa nulla, probabilmente non porterà lontano...».
L’inchiesta. Gli arresti sono stati eseguiti dai militari del comando provinciale di Roma della Guardia di finanza sulla base di accuse di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, di turbata libertà degli incanti e di turbata libertà nella scelta del contraente. Per le stesse ipotesi di reato sono indagate in tutto 37 persone, di cui 13 sono dirigenti e funzionari pubblici. Contestualmente è stato eseguito nei confronti degli indagati il sequestro preventivo di denaro e beni per un valore di oltre 22 milioni. Ammontano invece a 32 milioni di euro i contributi statali illecitamente percepiti da alcuni imprenditori grazie alla corruzione dei funzionari del ministero.Le accuse. La parte del lunghissimo capo d’accusa che riguarda il Direttore generale del Consorzio di Bonifica della Baraggia - lo stesso ente che gestisce tra l’altro la diga di Mongrando e la diga delle Mischie, sul Sessera, opera che vorrebbe raddoppiare come dimensioni e come portata d’acqua - vede Iacopino indagato per concorso in corruzione con Giuseppe Serino, capo dipartimento dell’ispettorato repressioni frodi, e Giuseppe Ambrosio, attualmente direttore generale del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, capo della segreteria del sottosegretario Franco Braga ed ex capo di gabinetto dei ministri Zaia e Galan.Ambrosio, soprannominato “il centurione” (da cui il nome dell’operazione), è stato arrestato assieme alla moglie e a una persona “di fiducia”, entrambi dipendenti del ministero. Secondo la Procura, Ambrosio avrebbe concesso con decreto del 29 marzo 2007 un primo finanziamento dell’importo di 21,2 milioni di euro in favore del Consorzio di bonifica della Baraggia Biellese e Vercellese per la realizzazione del completamento dell’impianto di irrigazione a pioggia a valle della diga lungo il torrente Ingagna. Il Serino, con decreto del 9 maggio 2007, avrebbe concesso la somma di cinque milioni e mezzo per la realizzazione di un altro lotto degli stessi lavori.
Le consulenze. Secondo la Procura, Carmelo Iacopino, in qualità di corruttore, come contropartita per la concessione dei finanziamenti, il 28 maggio del 2008 avrebbe conferito incarico di collaudare entrambe le opere realizzate, a commissioni composte da tre membri tra cui lo stesso Ambrosio e il Serino (che avrebbe ricevuto anche l’incarico per un altro lotto).Il Consorzio, prima di affidare le consulenze, aveva richiesto due pareri a due avvocati, Cesare Mirabelli (presidente emerito della Corte costituzionale) e Vittorio Barosio, i quali avevano rassicurato l’ente sulla correttezza dell’iniziativa di affidare a Serino e ad Ambrosio l’incarico di collaudare le opere. Ma il pubblico ministero ha bacchettato i giuristi ritenendo l’affidamento illegittimo in quanto, stando al Codice dei contratti pubblici, «il collaudatore o i componenti della commissione di collaudo non devono aver svolto alcuna funzione nelle attività autorizzative, di controllo, di progettazione, di direzione, di vigilanza e di esecuzione dei lavori sottoposti al collaudo».Sarà un Tribunale a stabilire chi ha ragione. Intanto - per quei collaudi - i due funzionari del Ministero avevano ricevuto rispettivamente 40.337 euro l’Ambrosio e 57 mila euro e spiccioli il Serino.
Il giudice. Nella sua ordinanza, il gip, Flavia Costantini, conferma che il procedimento ha preso origine da dieci esposti anonimi con documentazione allegata che sono approdati in Procura e nell’ufficio della Polizia giudiziaria. Gli esposti segnalavano presunte condotte illecite da parte del Capo di gabinetto del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e illegalità commesse da dipendenti dello stesso ministero anche nella concessione di finanziamenti pubblici.
Valter Caneparo