Slot, Biella si gioca 500 euro all'anno

Slot, Biella si gioca 500 euro all'anno
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 I cittadini della Provincia di Biella buttano nelle macchinette qualcosa come 515 euro ciascuno. Un dato spaventoso che fa comprendere l’urgenza di una legge che regolamenti il gioco d’azzardo.

 E il Piemonte ci sta pensando, dopo il convegno di giovedì scorso in consiglio regionale in cui sono stati snocciolati dati alquanto allarmanti. Biella resta la provincia dove si spende meno per le new slot o per le videolottery, nonostante la cifra, 515 euro, sia elevatissima. A Torino, ad esempio, si sale a 776 euro pro capite l’anno. Ancora peggio Verbania con 831 euro. Seguono poi Vercelli con 747 euro, Asti con 746, Novara con 739, Cuneo con 606 e, come detto, in coda, Biella con 515.

Questi sono i numeri che sono stati, come detto, snocciolati giovedì durante il convegno dedicato all’argomento. E proprio in quella sede l’assessore alla sanità regionale, Antonio Saitta e quello all’istruzione Gianna Pentenero, sono intervenuti per spiegare i criteri della nuova legge che verrà portata all’attenzione della giunta regionale questa settimana.

Un disegno di legge per il contrasto al gioco d’azzardo patologico. In Italia il fenomeno del gioco d’azzardo è in continua crescita, come si desume dalle statistiche dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli  relative alla quantità di denaro giocato. Il fatturato del gioco in Italia nell’anno 2011 è stato di 79,9 miliardi e di 86 miliardi nel 2012. La spesa degli italiani negli ultimi anni si attesta a poco meno di 90 miliardi: in pratica è come se ogni italiano spendesse 1400 euro all’anno per tentare la fortuna.

«In Piemonte - sottolinea Saitta - la spesa per il gioco d’azzardo è stimata in circa 5 miliardi di euro. A questi costi vanno  associati i costi sociali legati all’impatto sulle famiglie, gli interessi economici da parte delle criminalità (usura, riciclaggio di denaro, irretimento dei giocatori, gestione del gioco illegale); i costi derivanti dall’impatto negativo sull’economia e sul mondo del lavoro, ma anche i costi sanitari della presa in carico per la cura dei giocatori: un paziente preso in carico dai Sert costa mediamente 2000 euro l’anno. L’azzardo costa: costa a chi gioca perché spende, costa alle famiglie che si rovinano, costa alla sanità pubblica che deve seguire chi è malato».

Il fenomeno del gioco d’azzardo interessa il mondo giovanile, nonostante sia espressamente vietato ai minori di anni 18: la prevalenza del gioco d’azzardo patologico è stata stimata in circa l’8% nella popolazione  tra i 15 e i 19 anni. Se in Italia la stima dei giocatori  d’azzardo patologici varia dallo 0,5% al 2,2% (dati Ministero della Salute), in Piemonte  nel 2013 sono stati trattati, nei Servizi per la cura delle Dipendenze (Sert), 1256 soggetti per gioco d’azzardo, 10 per gambling problematico e 1246 per gambling patologico. Le donne sono 268, i maschi 988, 3,7 volte più numerosi delle donne. I nuovi utenti sono stati 578, gli utenti rientrati o già in carico 655. L’età media è di 47,9 anni: 51,9 nelle donne e 46,7 negli uomini, 46,8 nei nuovi utenti 48,8 tra gli utenti rientrati o già in carico.

L’assessore all’Istruzione Pentenero ha ricordato «l’importanza del coinvolgimento delle scuole per sensibilizzare i ragazzi e le ragazze piemontesi sull’esigenza di contrastare un fenomeno purtroppo assai diffuso. È importante creare una rete sul territorio che possa sia diffondere la conoscenza del problema che prevenirlo e per far questo bisogna iniziare dai ragazzi, fornire loro strumenti, competenze e conoscenze per aiutarli a comprendere che il gioco d’azzardo può diventare patologico e quindi un vortice incontenibile».
Enzo Panelli

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