Simonetti ai vertici della Lega

Simonetti ai vertici della Lega
Pubblicato:
Aggiornato:

Quello stupore misto alla rabbia e allo sconcerto.
Le dimissioni di Umberto Bossi hanno aperto un ampio confronto tra i militanti. Il Movimento che ha sempre puntato sullo slogan “Roma Ladrona” si trova ora nell’occhio del ciclone della magistratura per l’inchiesta sulla sottrazione di fondi dalle casse del Carroccio da parte di Francesco Belsito. Fondi pubblici derivanti dai rimborsi elettorali ai partiti.
 L’inchiesta ha coinvolto anche la famiglia Bossi e ha portato alle dimissioni del Senatur dalla carica di segretario federale del Carroccio. Aprendo un interrogativo. La Lega sopravviverà? Secondo Roberto Simonetti, deputato biellese e presidente della Provincia la risposta è una sola: «Sì».

Il giorno del compleanno.  Giovedì Simonetti compiva 39 anni. Era a Torino per lavoro quando a Milano succedeva il putiferio. «Seguivo le notizie dal telefonino - racconta ora con un filo di nostalgia per l’addio di Bossi alla carica di segretario federale - fino all’epilogo. Quando rientravo ho poi ricevuto una telefonata dal direttivo che mi chiedeva di recarmi a Milano martedì prossimo. Avevano scelto me per far parte della squadra di Stefano Stefani, nuovo tesoriere della Lega».
In pratica Simonetti, insieme alla collega Silvana Comaroli entra a far parte del Comitato amministrativo federale. Una sorta di vice tesoriere di Lega Nord. «Non nascondo che mi ha fatto piacere la nomina - spiega ora - anche se quanto accaduto non mi ha fatto gioire più di tanto». Poi ricorda gli inizi nel Movimento. «Quando nel 1992 entrai in Lega mi dissero che  qui chi lavora fa strada e viene premiato. Questa nomina mi autorizza a credere che è vero. Io non sono un tipo da giochi di potere o altro, evidentemente mi è stato riconosciuto l’impegno che ci ho messo in questi tre-quattro anni a Roma».

La Lega e il futuro. Il deputato-presidente non ha dubbi. «Credo che alle prossime amministrative, dove correremo da soli - spiega - risentiremo di tutto questo clamore mediatico che ci ha investiti. Ma il Movimento è vivo e ha saputo rinnovarsi immediatamente. La voce del Nord continuerà a farsi sentire, d’altronde l’Italia unita è una chimera. Siamo differenti a livello culturale, economico e politico. La gente è stufa di pagare i conti di Roma. Quello di Bossi è stato un gesto di grande umanità e rilevanza politica. Anche in questo c’è la differenza tra la Lega e gli altri soggetti politici presenti nel Paese».

La base che contesta Maroni.  Simonetti non crede alle urla di contestazione contro Maroni fuori dalla sede della Lega, in via Bellerio a Milano. «La base - sostiene - quella vera, si è stretta nel silenzio intorno a Umberto Bossi. Quelle contestazioni, secondo me, erano pilotate...».

Il ricordo.  Dal 1992 a oggi ne sono passati di anni. Simonetti ricorda ancora un comizio del Senatur a Biella, in piazza Curiel, nel 1999. «Eravamo in pochi - racconta - erano anni bui per la Lega biellese e io ero candidato alla Provincia. Alla fine del comizio andammo a mangiare da Viggiano. Bossi rimase con noi fino alle 4 del mattino seduto sui gradini della pizzeria a parlare del Movimento. Ha sempre interposto la Lega a tutto il resto e le sue dimissioni dimostrano quanto ci tenga. Bossi rimarrà sempre il nostro faro...».
Enzo Panelli

Seguici sui nostri canali