Siccità: agricoltura in ginocchio

Siccità: agricoltura in ginocchio
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La situazione, a questo punto, è letteralmente drammatica. Si pensava che le zone irrigue fossero praticamente salve, seppur provate, e invece ieri l’annuncio diffuso dal Consorzio di bonifica della Baraggia ha smorzato qualunque illusione potesse edulcorare la durezza dell’emergenza siccità: «La riduzione delle fonti di approvvigionamento ha raggiunto il 62,46% - scrive il direttore Giovanni Cesare Gariazzo nella lettera inviata al Ministero dell’Agricoltura, a Regione, Provincia, associazioni di categoria e a tutti i sindaci della zona interessata -. A inizio settimana, stante l’assenza di precipitazioni, si è deciso di interrompere l’irrigazione delle zone coltivate a mais e altre colture “in asciutta” per cercare di salvare almeno i risi». Un palliativo, secondo il Consorzio: «Purtroppo - prosegue il direttore -, nonostante la collaborazione temporanea degli altri Consorzi irrigui, anch’essi in seria difficoltà, la situazione sta peggiorando in modo sensibile e, per le zone più svantaggiate, non recuperabile». 

Si fa dunque sempre più complessa la situazione dell’agricoltura biellese. La carenza di piogge ha ormai definitivamente compromesso una parte di raccolti, quelli non raggiunti dalla rete irrigua, mentre la fascia “bagnata” dalle acque provenienti dalle dighe e dai canali sta iniziando a soffrire pesantemente. Per Paolo Seitone, responsabile interprovinciale per Coldiretti Vc-Bi dell’Ambiente e territorio, in un quadro sostanzialmente nero si ragione comunque a due velocità: «Da una parte le zone irrigue - spiega - nelle quali, comunque, si avranno un mais, una soia e un riso di buona qualità, peraltro in anticipo sui tempi, e le zone non irrigue che invece, essendo più penalizzate, sono praticamente morte dal punto di vista delle coltivazioni». Insomma, il concetto è chiaro:  dove non si  bagna, mais e soia sono praticamente compromessi, «e poco cambierà, se anche dovesse iniziare a piovere ora», puntualizza Seitone. 

Veronica Balocco

Leggi di più sull’Eco di Biella di giovedì 30 luglio 2015

La situazione, a questo punto, è letteralmente drammatica. Si pensava che le zone irrigue fossero praticamente salve, seppur provate, e invece ieri l’annuncio diffuso dal Consorzio di bonifica della Baraggia ha smorzato qualunque illusione potesse edulcorare la durezza dell’emergenza siccità: «La riduzione delle fonti di approvvigionamento ha raggiunto il 62,46% - scrive il direttore Giovanni Cesare Gariazzo nella lettera inviata al Ministero dell’Agricoltura, a Regione, Provincia, associazioni di categoria e a tutti i sindaci della zona interessata -. A inizio settimana, stante l’assenza di precipitazioni, si è deciso di interrompere l’irrigazione delle zone coltivate a mais e altre colture “in asciutta” per cercare di salvare almeno i risi». Un palliativo, secondo il Consorzio: «Purtroppo - prosegue il direttore -, nonostante la collaborazione temporanea degli altri Consorzi irrigui, anch’essi in seria difficoltà, la situazione sta peggiorando in modo sensibile e, per le zone più svantaggiate, non recuperabile». 

Si fa dunque sempre più complessa la situazione dell’agricoltura biellese. La carenza di piogge ha ormai definitivamente compromesso una parte di raccolti, quelli non raggiunti dalla rete irrigua, mentre la fascia “bagnata” dalle acque provenienti dalle dighe e dai canali sta iniziando a soffrire pesantemente. Per Paolo Seitone, responsabile interprovinciale per Coldiretti Vc-Bi dell’Ambiente e territorio, in un quadro sostanzialmente nero si ragione comunque a due velocità: «Da una parte le zone irrigue - spiega - nelle quali, comunque, si avranno un mais, una soia e un riso di buona qualità, peraltro in anticipo sui tempi, e le zone non irrigue che invece, essendo più penalizzate, sono praticamente morte dal punto di vista delle coltivazioni». Insomma, il concetto è chiaro:  dove non si  bagna, mais e soia sono praticamente compromessi, «e poco cambierà, se anche dovesse iniziare a piovere ora», puntualizza Seitone. 

Veronica Balocco

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