«Senza il Quadrante non c’è futuro»

«Senza il Quadrante non c’è futuro»
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BIELLA - Qualcuno ha parlato di “gioco di squadra”. Altri di un sapiente alternarsi delle parti tra chi avanzerà in attacco e chi, da punta, passerà in difesa. Qualcun altro ancora di un vero e proprio “patto d’area”. Fatto sta che opinione comune resta: il Quadrante, che comprende Biellese, Novarese, Vercellese e Verbano Cusio Ossola, altrimenti ribattezzato “Piemonte Orientale”, sarà l’unica soluzione possibile, per garantire futuro e sviluppo a queste quattro province e ai suoi abitanti.Ma chi ne può essere fautore? E in che modo? Da dove cominciare, insomma? Un primo passo è stato fatto durante l’incontro organizzato da Cisl Piemonte Orientale, giovedì scorso a Biella, e al quale hanno partecipato, per un primo confronto, i rappresentanti delle istituzioni interessate: in primis, i sindaci dei Comuni capoluogo, che come evidenziato dalla segretaria confederale Cisl Giovanna Ventura, saranno i soli veri protagonisti della costruzione del “patto d’area” del Piemonte Orientale, e con loro la Regione, per la quale ha fatto da portavoce al confronto il vicepresidente Aldo Reschigna. C’è il “sì al Quadrante” dei primi cittadini Marco Cavicchioli (Biella) e dell’assessore Giorgio Gaido; di Silvia Marchionini (Verbania), di Maura Forte (Vercelli), anche di Alessandro Canelli (Novara) che ha voluto sottolineare la necessità di rendere fatto il progetto e di non fermarsi al semplice “tavolo” di confronto, come  il bisogno di una “guida” da parte «di chi ha il potere per farlo». Allusione alla Regione Piemonte, che Reschigna ha però voluto contenere, nell’ottica di un protagonismo dei Comuni: «Il Quadrante è quel luogo nel quale gli amministratori locali devono individuare loro quali questioni andranno affrontate».    Tra “vocazioni”, priorità e debolezze. Questioni che Luca Caretti, segretario Cisl Piemonte Orientale, riassume come “efficientamento” del sistema dei servizi e “progettualità” su trasporti, energia, rifiuti e acqua per cominciare. Caretti: «Individuati i settori strategici del Quadrante, ora si deve passare al modello per realizzarli, e il contenitore, per noi, è il Piemonte Orientale». Riorganizzazione comune ed estesa, in altre parole, che dovrà rispondere a un’entità che non è realtà, nella pratica, ma che può dare risposte sperate per i cittadini. Come riportato dall’indagine-supporto di Ires, le province del Quadrante hanno vocazioni, punti forti e debolezze diverse. Ma tutte convivono con il segno meno nella variazione percentuale del proprio Pil per abitante (si veda il grafico). Il Quadrante come soluzione ha unito Reschigna e Ventura nella considerazione finale: «Il Piemonte Orientale può contare, comprende un quinto della popolazione del Piemonte ed è sull’asse logistico Torino-Milano. Non possiamo rassegnarci a un territorio senza futuro».Giovanna Boglietti    

BIELLA - Qualcuno ha parlato di “gioco di squadra”. Altri di un sapiente alternarsi delle parti tra chi avanzerà in attacco e chi, da punta, passerà in difesa. Qualcun altro ancora di un vero e proprio “patto d’area”. Fatto sta che opinione comune resta: il Quadrante, che comprende Biellese, Novarese, Vercellese e Verbano Cusio Ossola, altrimenti ribattezzato “Piemonte Orientale”, sarà l’unica soluzione possibile, per garantire futuro e sviluppo a queste quattro province e ai suoi abitanti.Ma chi ne può essere fautore? E in che modo? Da dove cominciare, insomma? Un primo passo è stato fatto durante l’incontro organizzato da Cisl Piemonte Orientale, giovedì scorso a Biella, e al quale hanno partecipato, per un primo confronto, i rappresentanti delle istituzioni interessate: in primis, i sindaci dei Comuni capoluogo, che come evidenziato dalla segretaria confederale Cisl Giovanna Ventura, saranno i soli veri protagonisti della costruzione del “patto d’area” del Piemonte Orientale, e con loro la Regione, per la quale ha fatto da portavoce al confronto il vicepresidente Aldo Reschigna. C’è il “sì al Quadrante” dei primi cittadini Marco Cavicchioli (Biella) e dell’assessore Giorgio Gaido; di Silvia Marchionini (Verbania), di Maura Forte (Vercelli), anche di Alessandro Canelli (Novara) che ha voluto sottolineare la necessità di rendere fatto il progetto e di non fermarsi al semplice “tavolo” di confronto, come  il bisogno di una “guida” da parte «di chi ha il potere per farlo». Allusione alla Regione Piemonte, che Reschigna ha però voluto contenere, nell’ottica di un protagonismo dei Comuni: «Il Quadrante è quel luogo nel quale gli amministratori locali devono individuare loro quali questioni andranno affrontate».    Tra “vocazioni”, priorità e debolezze. Questioni che Luca Caretti, segretario Cisl Piemonte Orientale, riassume come “efficientamento” del sistema dei servizi e “progettualità” su trasporti, energia, rifiuti e acqua per cominciare. Caretti: «Individuati i settori strategici del Quadrante, ora si deve passare al modello per realizzarli, e il contenitore, per noi, è il Piemonte Orientale». Riorganizzazione comune ed estesa, in altre parole, che dovrà rispondere a un’entità che non è realtà, nella pratica, ma che può dare risposte sperate per i cittadini. Come riportato dall’indagine-supporto di Ires, le province del Quadrante hanno vocazioni, punti forti e debolezze diverse. Ma tutte convivono con il segno meno nella variazione percentuale del proprio Pil per abitante (si veda il grafico). Il Quadrante come soluzione ha unito Reschigna e Ventura nella considerazione finale: «Il Piemonte Orientale può contare, comprende un quinto della popolazione del Piemonte ed è sull’asse logistico Torino-Milano. Non possiamo rassegnarci a un territorio senza futuro».Giovanna Boglietti    

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