Senza Cigs, tessile in pericolo

Senza Cigs, tessile in pericolo
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E’ forte anche nel Biellese l’attesa per  la formalizzazione  della proposta di riforma degli ammortizzatori sociali da parte del ministro del Welfare, Elsa Fornero. Il tavolo tra Governo e parti sociali è stato convocato per il prossimo giovedì, ma le intenzioni del ministro, espresse nei precedenti incontri, hanno già scaldato la platea. L’idea centrale del nuovo sistema (il cui avvio sarebbe comunque graduale nel prossimo quinquennio) resta quella di superare le forme di cassa straordinaria ed in deroga per concentrarsi invece sia sulla sola casa ordinaria (pare però di capire erogabile solo  in caso di impegno a mantenere i livelli occupazionali) sia su una indennità unica di disoccupazione nei casi di perdita di posto di lavoro. Entrambi gli strumenti sarebbero garantibili su base assicurativa: secondo il Governo, con questo sistema, la platea dei lavoratori protetti si allargherebbe a 12 milioni (gli 8 milioni di lavoratori in più sarebbero i dipendenti a tempo indeterminato o determinato che potrebbero già aver usufruito, negli ultimi anni, della cassa in deroga).

Risorse. Sul nuovo modello incombe, naturalmente, il nodo delle risorse finanziarie necessarie. Il ministro ha escluso il ricorso alla fiscalità generale. Di qui, la reale preoccupazione sia dei sindacati (che temono buste paga più leggere per i dipendenti) sia degli imprenditori (che temono un inasprimento dei contributi da versare all’Inps).

Manifattura. Per il manifatturiero tessile, poi, il venir meno della cassa straordinaria e della possibilità di ricorrere a forme di contrattazione solidale, si porterebbe dietro anche conseguenze più gravi in termini di sopravvivenza della filiera.
«Pensare, da un lato, di concedere l’ammortizzatore ordinario solo nei casi in cui  gli imprenditori si impegnino al mantenimento dei livelli occupazionali e, dall’altro, di togliere alle imprese in crisi la possibilità di ricorso alle casse straordinarie, significa distruggere l’eccellenza tessile biellese - dice Gialuca Belli di Filctem Cgil - . Il sistema attuale degli ammortizzatori sociali è, invece, quello che ha permesso di tenere in piedi la filiera tessile, mantenendo le professionalità all’interno dell’azienda, e ha garantito la tenuta, nonostante tutto, del tessuto sociale biellese. A dirla tutta, per difendere il tessile biellese ha fatto di più proprio questo sistema di quanto non abbiano fatto invece gli istituti di credito cari al Governo. Con un sistema come quello ipotizzato dal ministro Fornero, il rischio, invece, è quello che un imprenditore oggi, in un contesto di cambiamenti accelerati, non potendo ovviamente sapere quello che accadrà nel breve-medio periodo, finirà per essere costretto a tagliare sin da subito, privandosi di professionalità preziose in caso di ripresa del mercato».
Parole condivise dal vicepresidente Uib (Area Relazioni Industriali), Alberto Platini.  «La pur necessaria riforma degli ammortizzatori sociali - precisa Platini -, per essere davvero efficace, andrebbe preceduta o almeno accompagnata da un rilancio effettivo dell’economia reale. Altrimenti, si rischia di distruggere un meccanismo che, al di là dei casi di abuso che vanno razionalizzati, ha comunque dimostrato di funzionare. E’, infatti, appena il caso di ricordare come il manifatturiero tessile abbia bisogno di professionalità specializzate che, una volta uscite dal sistema, rischiano di perdersi per sempre, danneggiando la filiera. Non solo: una riforma veramente credibile deve diminuire il costo del lavoro per le imprese e agire sul cuneo fiscale, garantendo retribuzioni più pesanti ai lavoratori. Vedremo giovedì, ma la ricetta Fornero, se sarà quella anticipata, rischia di produrre invece l’effetto opposto: un aggravio per imprese e lavoratori che aggiunge recessione a recessione».

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