Scuola, troppi tre mesi di vacanze?
Galeotte sono state le cassette della frutta. Ma quella che, in seguito, è scoccata non è stata una scintilla d’amore, casomai la miccia per una discussione. Tra studenti e docenti, in tutta Italia, continua il dibattito sui tre mesi di vacanza della scuola italiana che, secondo il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, sarebbero «troppi, senza far nulla». Quali considerazioni, allora, dal Biellese?
La dichiarazione. Occorre, prima, fare un passo indietro. Queste le dichiarazioni di Poletti, sulle quali si discute: «Un mese di vacanza va bene. Ma non c'è un obbligo di farne tre. Magari uno potrebbe essere passato a fare formazione. Una discussione che va affrontata». E, ancora, ecco il passaggio sulle cassette della frutta: «I miei figli d’estate sono sempre andati al magazzino della frutta a spostare le casse», ha raccontato, convinto che non si distrugge un ragazzino se invece di «stare a spasso per le strade della città va a fare quattro ore di lavoro».
Alle dichiarazioni di Poletti si sono aggiunte quelle del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini: «I temi toccati sono stati oggetto di analisi anche nel lavoro sul ddl Scuola. Prevediamo che l’alternanza possa essere svolta durante la sospensione delle attività didattiche». E: «Investiamo 100 milioni all’anno per portare le ore di alternanza, negli ultimi 3 anni, a 400 nei tecnici e professionali e 200 nei licei».
Il punto sui 3 mesi. Attenzione che, anche tra le scuole, trova plauso. Ciò che invece dalle aule si recrimina, di fondo, è il fatto di non aver chiaro che ciò che si intende proporre esiste già. E che c’è differenza tra gli stage estivi, dei quali parla Poletti e l’integrazione scuola-lavoro, alla quale invece accenna Giannini.
I primi, come si può facilmente dedurre, vanno da fine giugno ai primi di settembre. Nel secondo caso, si tratta di esperienze da ritagliare ad anno scolastico in corso.
«La scuola italiana non è più vacanziera delle altre. Semplicemente, le pause sono scansionate in modo differente», premette Danielle Versace, docente e referente della sigla sindacale Gilda nel Biellese. Vale a dire, per capirci: in Italia si fanno meno pause o più brevi che oltreconfine, e le si concentra tra giugno e agosto.
Centinaia gli studenti biellesi in stage. Spiazzato dalle considerazioni sul già esistente, il preside di Ipssar “Zegna” e “Vaglio Rubens”, Cesare Molinari, che spiega: «Da anni gli istituti tecnici e professionali prevedono stage estivi. Tra fine giugno e fine luglio, le seconde, terze e quarte dell’Alberghiero possono andare in stage: si parla di 500 ragazzi. E 300 quelli del “Vaglio Rubens”». Sugli stage estivi esiste un vero e proprio protocollo: «In un incontro tra i presidi degli istituti alberghieri del Piemonte sono stati sottoscritti patti, per i quali non vengono accettati stage in agosto, in quanto il periodo di alta stagione in strutture ricettive non garantisce un percorso formativo con i giusti requisiti. Per il comparto meccanico e Ipsia, agosto è escluso per la chiusura delle aziende».
Anche sul fronte dei Licei, la tradizione dello stage estivo è radicata. «Non è attività obbligatoria, ma negli anni è andata consolidandosi, in quanto dà crediti agli studenti», dice Giuseppe Trimboli, vicepreside del Liceo Scientifico “Avogadro” di Biella. «Nel nostro caso, si sono stabilite non meno di 100 ore di stage distribuite in un mese, tra metà giugno e la fine di agosto. Stipuliamo convenzioni con banche, aziende o enti locali. Gli studenti coinvolti delle terze e quarte sono stati un centinaio, l’anno scorso. Esistono anche gli “stage post-diploma” per i neo diplomati, che la scuola si prende in carico per tutto l’anno scolastico successivo alla maturità. Inoltre, durante l’estate, fino a metà luglio, a scuola continuano attività di recupero per gli studenti».
Quanto all’integrazione scuola-lavoro, già si sperimenta. “Bona”, “Vaglio Rubens” e Alberghiero, ad esempio, hanno presentato candidatura tramite l’Usr Piemonte, per l’anno scolastico in corso, al progetto di finanziamento in carico del Ministero. Si tratta, però, di una possibilità, stando così le cose, poco estendibile. Cesare Molinari: «All’Ipssar qualcosa è stato fatto con le classi seconde e terze, a febbraio. Ma va limitata, non fa per interi blocchi di classi. Altrimenti, occorrerebbe una riforma del sistema scolastico». Che è chiaramente legato a lezioni frontali, prove e programmi da sviluppare entro certi termini.
Postilla sulle cassette di frutta, tirate in ballo dal ministro Poletti, da parte degli studenti, ai quali preme la qualità del lavoro svolto. Che sia, come sottolinea Giuseppe Trimboli, «attinente al percorso di studi e con valenza orientativa».