Scuola, «I precari non assunti vanno risarciti»

Scuola, «I precari non assunti vanno risarciti»
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BIELLA - Non è il tanto agognato passaggio in ruolo. Ma si tratta di un passo importante, per i docenti precari non assunti che hanno maturato 36 mesi di servizio. Un provvedimento storico, che potrebbe addolcire la pillola a chi come loro, il tempo indeterminato - così ha tuonato la Corte Europea,  condannando l’Italia, eppure restando inascoltata - spetta di diritto.

Si tratta della sentenza della Cassazione datata “15 marzo 2016”, la numero 5072, con la quale la Corte suprema ha di recente stabilito l'indennizzo massimo che spetta ai precari della pubblica amministrazione che lavorino con contratti a tempo determinato. Il ricorso è stato presentato da dipendenti assunti con contratti a termine nell'ambito sanitario, ma la sentenza costituisce un precedente applicabile anche agli altri comparti della pubblica amministrazione e, dunque, anche ai docenti precari che abbiano prestato servizio di supplenza per oltre 36 mesi.

Condizione più volte denunciata, a colpi di ricorsi e sentenze, all’interno del mondo della scuola, come testimonia l’incessante attività della sigla sindacale Anief e del suo rappresentante legale  biellese, lanciato nella mission a livello nazionale, l’avvocato Giovanni Rinaldi: «Dopo cinque anni di lavoro e il pronunciamento della Corte di Giustizia, questa sentenza va a confermare quanto dicevamo noi - commenta Rinaldi - La giurisprudenza, in questo caso, ha affermato purtroppo che i precari non posso essere trasformati a tempo indeterminato, ma getta una vera e propria “mina” nel sistema: un risarcimento dovuto».

Il risarcimento a Biella vale almeno 1 milione di euro. Dovuto in cambio di un diritto riconosciuto, ma sinora non applicato: il risarcimento massimo rientra, così, “tra un minimo di due volte e mezzo e un massimo di dodici mensilità, calcolate sull'ultima retribuzione percepita”. «Fermo restando quanto affermato anche dalla Corte di Giustizia, cioè che i contratti della scuola sono illegittimi, è stata data risposta a un quesito centrale: quale sanzione ne deriva?».

L’indennizzo, introdotto dalla Cassazione, dovrebbe rispecchiarsi in un duro colpo finanziario per lo Stato. Di cui il Ministero è consapevole, essendosi anche già dotato di un fondo pari a 10 milioni di euro per gli anni 2015 e 2016, volta proprio ai “pagamenti in esecuzione di provvedimenti  giurisdizionali, aventi  a oggetto il risarcimento dei danni conseguenti  alla  reiterazione  di contratti a termine per una durata complessiva superiore a  trentasei mesi, anche non continuativi, su posti vacanti e disponibili”. Calcola Giovanni Rinaldi: «Solo in Piemonte contiamo si possa quantificare tra i 4 e i 5 milioni di euro. A Biella, in particolare, ci sono 110 ricorsi pendenti: questo significa, mediamente, 15mila euro a ricorso, per un totale di 1 milione e 500mila euro».

Per i precari, dunque, si apre una nuova fase di rivalsa, almeno sotto il profilo economico. Ma non saranno solo i precari con 36 mesi di servizio a poter prendere in mano la sentenza della Cassazione: «Il risarcimento dovuto prescinde dal fatto che un docente sia già passato in ruolo, con le ultime assunzioni», fa notare Rinaldi. In altre parole, vale anche per chi, ora in ruolo, possa vantare il requisito: aver prestato servizio di supplenza per 36 mesi, e non essere passato automaticamente di ruolo.

Giovanna Boglietti

BIELLA - Non è il tanto agognato passaggio in ruolo. Ma si tratta di un passo importante, per i docenti precari non assunti che hanno maturato 36 mesi di servizio. Un provvedimento storico, che potrebbe addolcire la pillola a chi come loro, il tempo indeterminato - così ha tuonato la Corte Europea,  condannando l’Italia, eppure restando inascoltata - spetta di diritto.

Si tratta della sentenza della Cassazione datata “15 marzo 2016”, la numero 5072, con la quale la Corte suprema ha di recente stabilito l'indennizzo massimo che spetta ai precari della pubblica amministrazione che lavorino con contratti a tempo determinato. Il ricorso è stato presentato da dipendenti assunti con contratti a termine nell'ambito sanitario, ma la sentenza costituisce un precedente applicabile anche agli altri comparti della pubblica amministrazione e, dunque, anche ai docenti precari che abbiano prestato servizio di supplenza per oltre 36 mesi.

Condizione più volte denunciata, a colpi di ricorsi e sentenze, all’interno del mondo della scuola, come testimonia l’incessante attività della sigla sindacale Anief e del suo rappresentante legale  biellese, lanciato nella mission a livello nazionale, l’avvocato Giovanni Rinaldi: «Dopo cinque anni di lavoro e il pronunciamento della Corte di Giustizia, questa sentenza va a confermare quanto dicevamo noi - commenta Rinaldi - La giurisprudenza, in questo caso, ha affermato purtroppo che i precari non posso essere trasformati a tempo indeterminato, ma getta una vera e propria “mina” nel sistema: un risarcimento dovuto».

Il risarcimento a Biella vale almeno 1 milione di euro. Dovuto in cambio di un diritto riconosciuto, ma sinora non applicato: il risarcimento massimo rientra, così, “tra un minimo di due volte e mezzo e un massimo di dodici mensilità, calcolate sull'ultima retribuzione percepita”. «Fermo restando quanto affermato anche dalla Corte di Giustizia, cioè che i contratti della scuola sono illegittimi, è stata data risposta a un quesito centrale: quale sanzione ne deriva?».

L’indennizzo, introdotto dalla Cassazione, dovrebbe rispecchiarsi in un duro colpo finanziario per lo Stato. Di cui il Ministero è consapevole, essendosi anche già dotato di un fondo pari a 10 milioni di euro per gli anni 2015 e 2016, volta proprio ai “pagamenti in esecuzione di provvedimenti  giurisdizionali, aventi  a oggetto il risarcimento dei danni conseguenti  alla  reiterazione  di contratti a termine per una durata complessiva superiore a  trentasei mesi, anche non continuativi, su posti vacanti e disponibili”. Calcola Giovanni Rinaldi: «Solo in Piemonte contiamo si possa quantificare tra i 4 e i 5 milioni di euro. A Biella, in particolare, ci sono 110 ricorsi pendenti: questo significa, mediamente, 15mila euro a ricorso, per un totale di 1 milione e 500mila euro».

Per i precari, dunque, si apre una nuova fase di rivalsa, almeno sotto il profilo economico. Ma non saranno solo i precari con 36 mesi di servizio a poter prendere in mano la sentenza della Cassazione: «Il risarcimento dovuto prescinde dal fatto che un docente sia già passato in ruolo, con le ultime assunzioni», fa notare Rinaldi. In altre parole, vale anche per chi, ora in ruolo, possa vantare il requisito: aver prestato servizio di supplenza per 36 mesi, e non essere passato automaticamente di ruolo.

Giovanna Boglietti

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